“I commenti sulla mia voce ? La verità è che ci ho sofferto tantissimo. I miei figli sono un po’ spaventati per il numero di minacce che riceviamo”: parla Mario Giordano

  • Postato il 7 marzo 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“La mia voce gracchiante? Mi dicevano che somigliava a quella di Rosa Russo Iervolino. La verità è che ci ho sofferto tanto, tantissimo”. Mario Giordano non ha timore di dire ciò che pensa – in tv lo fa tutte le settimane a Fuori dal coro, su Rete4 – e non si sottrae nemmeno quando racconta ironie e difficoltà innescate dal suo tono di voce (così acuta a causa di una condizione genetica, la sindrome di Klinefelter, ndr). Lo fa anche nella lunga intervista al Corriere della Sera, concessa alla vigilia dell’uscita del suo ultimo libro, Dynasty – Dagli Agnelli ai Del Vecchio, dai Benetton ai De Benedetti, il crollo delle dinastie dei potenti, in cui fotografa lo stato di un pezzo del capitalismo italiano.

MARIO GIORDANO E QUEL DIFETTO CHE DIVENTA VALORE AGGIUNTO
Quello che poteva essere un difetto, alla lunga è diventato un punto di forza per Mario Giordano. Ma il giornalista confessa che la sua voce acuta è stata un problema sin da ragazzo: “Dicevano che somigliava a quella di Rosa Russo Iervolino. La verità è che ci ho sofferto tanto, tantissimo. La mia voce gracchiante, con annesse difficoltà a pronunciare certe consonanti, mi faceva stare male anche da ragazzo”, confessa. Poi, quando ha iniziato a fare il giornalista, è stato anche peggio: “Nelle conferenze stampa mi mettevo sempre in ultima fila, cercando di stare il più possibile defilato. In quelle condizioni, tutto avevo messo in conto meno una cosa: fare la tv”. Nel 1996, la svolta: Giordano lavorava con Gad Lerner nella redazione del programma di Rai3 Pinocchio, quando Roberto Fontolan, il vice di Lerner, gli propose di andare in video a leggere le schede che preparava per il programma: “Ho capito solo dopo che per la tv valgono certe regole opposte rispetto alla carta stampata”, ammette.

LE CRITICHE DI SILVIO BERLUSCONI PER LA GIACCA
A fare il giornalista comincia da ragazzo in un settimanale diocesano, poi, un passo alla volta e dopo decine di lettere mandare a Vittorio Feltri, quest’ultimo gli assegna un pezzo per Il Giornale sullo scontro per la presidenza di Confindustria tra Gianmarco Moratti e Giorgio Fossa, e due giorni lo assume. In pochi anni fa carriera e viene scelto come direttore di Studio Aperto “senza aver mai conosciuto Silvio Berlusconi”. Il primo incontro avvenne a una cena di Natale ad Arcore, quella con tutti i direttori: “Dalla prima all’ultima volta che l’ho incontrato ha sempre criticato il fatto che stessi in tv con la giacca sbottonata”, rivela Giordano, che però non ha mai accontentato i desiderata di stile di Berlusconi. “Non riesco a stare con la giacca abbottonata né con la cravatta in ordine. Però Studio Aperto funzionava alla grande”.

LE MINACCE PER FUORI DAL CORO, IL DISSENSO, TRUMP
Poi il giornalista e conduttore parla di Fuori dal coro, il talk che conduce su Rete4 il mercoledì sera e ammette che i suoi figli “sono un po’ spaventati, a volte, per il numero di minacce che riceviamo”. Ma chi sono i suoi “nemici”? “Quelli che vorrebbero silenziare le voci fuori dal coro”. Infine, conferma che se fosse stato cittadino americano avrebbe votato per Trump: “Non mi piace la cultura di quella sinistra che non tollera il dissenso”. E quando gli fanno notare che Trump in queste prime settimane di mandato “non ha fatto la figura dell’olimpionico di tolleranza del dissenso altrui”, Giordano tira dritto: “Forse. Ma, a oggi, potendo, lo voterei ancora”.

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Il Fatto Quotidiano

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