I cani d’assalto olandesi spediti a Israele per torturare i palestinesi: i racconti degli attacchi in un report

  • Postato il 21 aprile 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Sentivo mio figlio urlare, le mie figlie piangevano per il terrore. Quando me l’hanno restituito era incosciente, avvolto in una coperta insanguinata”. A parlare è Amna, una madre palestinese di Nablus, in Cisgiordania. Suo figlio Ahmad ha tre anni e stava dormendo tra le sue braccia quando i soldati israeliani hanno fatto irruzione in casa con un cane d’assalto. “Il cane ha attaccato me e mio figlio – racconta Amna – Ha stretto la mascella intorno alle natiche di Ahmad per diversi minuti. Sentivo mio figlio urlare, le mie figlie piangevano per il terrore”. I soldati portano via Ahmad e il cane giù per le scale, colpendo Amna per bloccarla. Quando le restituiscono il bambino, è “incosciente, avvolto in una coperta insanguinata”. Ahmad viene ricoverato per otto giorni e ha bisogno di 42 punti. I suoi fratelli restano segnati dal trauma.

È solo una delle tante testimonianze contenute in un nuovo report del centro di ricerca SOMO, che accende i riflettori su un’industria silenziosa: quello dei cani da attacco addestrati nei Paesi Bassi e usati sistematicamente dall’unità cinofila Oketz dell’esercito israeliano contro civili palestinesi.

L’impiego dei cani da parte dell’esercito israeliano, denuncia SOMO, è sistematico. I cani vengono usati per brutalizzare civili, inclusi bambini, anziani e persone con disabilità, con conseguenze spesso permanenti e talvolta fatali. Non si tratta di episodi isolati, ma di un vero e proprio modello: “L’esercito, la polizia e i servizi carcerari israeliani usano cani da anni per attaccare e torturare palestinesi, compreso, secondo i media, lo stupro”, si legge nel report.

Ma il nodo è anche europeo. I Paesi Bassi continuano a essere uno dei principali esportatori di cani per scopi militari verso Israele. La riservatezza aziendale impedisce di sapere con esattezza quanti animali siano coinvolti o quali siano le società fornitrici. Tuttavia, grazie ai certificati veterinari obbligatori per le esportazioni, SOMO ha scoperto che tra l’ottobre 2023 e il febbraio 2025 almeno 110 cani sono stati esportati in Israele da aziende olandesi. Di questi, ben 100 provengono da Four Winds K9, un centro di addestramento per cani poliziotto con sede a Geffen, nel sud del Paese. La stessa Four Winds K9 era finita al centro di una causa nel 2017, proprio per la vendita di cani all’esercito israeliano. Da allora, però, le esportazioni non sono diminuite, anzi. I rapporti delle Nazioni Unite, ong e media confermano che i casi di attacchi brutali non sono anomalie, ma parte di una strategia militare che usa i cani come strumenti di forza contro i palestinesi.

Le testimonianze raccolte da SOMO nel 2024 mostrano con chiarezza le conseguenze di questa strategia. Un uomo di 77 anni, detenuto per un mese a Gaza, racconta che “i giorni peggiori erano le notti in cui, alle 23 in punto, ci ordinavano di sdraiarci a faccia in giù e liberavano i cani. Uno mi ha morso alla mano e mi ha trascinato fuori dalla stanza. Poi mi hanno colpito con i manganelli e preso a pugni. Era terrificante”. Un autista di ambulanze, arrestato durante un raid in un ospedale, ha riferito che i soldati “ci ordinavano di stenderci a terra e liberavano i cani, che ci mordevano sulle cosce, sulle spalle. Per la nostra fede, essere toccati da un cane è impuro e i soldati lo sapevano. Uno di loro ha dato da mangiare al suo cane davanti a me durante un interrogatorio, minacciando di sguinzagliarlo se non avessi confessato. Se ci muovevamo, ci prendevano a calci in faccia con gli stivali”. Un altro uomo, sempre di Gaza, ha raccontato l’incursione nella sua abitazione nel dicembre 2023: “Circa sei soldati mi stavano torturando. Mi insultavano, mi chiamavano bastardo. Ho dormito su vetri rotti, il mio sangue era ovunque. Sentivo che stavo perdendo la memoria ogni ora di più. Quando ho chiesto dell’acqua, me l’hanno versata in testa. Hanno scatenato tre cani, che hanno leccato il sangue dal mio corpo, e mi hanno spento le sigarette sulla schiena”.

L’Olanda, nonostante le polemiche e le proteste sollevate da parte della società civile e di diversi parlamentari, continua a rifornire Israele di cani d’assalto. Nel gennaio 2024, il Ministero della Difesa israeliano ha annunciato una nuova operazione di approvvigionamento con fornitori “di fiducia” basati nei Paesi Bassi e in Germania. Le esportazioni di questi animali, sottolinea SOMO, restano in gran parte non regolamentate: seguono le stesse procedure amministrative previste per il trasferimento all’estero di animali domestici, senza alcuna valutazione d’impatto sui diritti umani e in totale assenza di trasparenza. “I Paesi Bassi stanno facendo troppo poco per impedire l’esportazione di armi e cani in Israele. I cani sono usati per minacciare e mordere i palestinesi. Questo deve finire”, denuncia Christiaan Alberdingk Thijm, avvocato delle organizzazioni che hanno presentato un ricorso legale contro lo Stato olandese. Insieme a SOMO, altre nove ong della società civile palestinese e olandese accusano il governo dei Paesi Bassi di facilitare le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, inclusa l’occupazione illegale dei territori palestinesi e il plausibile genocidio in corso a Gaza. Tra le richieste al centro del procedimento — attualmente in fase di appello — c’è l’interruzione immediata delle esportazioni di cani militari verso Israele o, in alternativa, l’imposizione di un regime di licenze di esportazione a duplice uso che ne limiti e controlli l’impiego.

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