“Ho scoperto quasi per caso che sto sulle pa**e a tutti i miei amici. Sono un cog**one, non capisco il perché”: lo sfogo di un uomo al New York Post
- Postato il 15 settembre 2025
- Storie Dal Mondo
- Di Il Fatto Quotidiano
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Le amicizie, quelle che durano a lungo sin dai tempi della scuola, sono le più belle, vere e sincere. O almeno era quello che pensava il protagonista di questa storia, raccolta nella rubrica Chiedi al terapista del New York Times. Un lettore disperato ha scritto una mail per interrogarsi su un dilemma che lo attanaglia: “Ho scoperto quasi per caso che sto sulle pa**e a tutti i miei amici, ma onestamente non capisco il perché”.
Poi il racconto entra nel dettaglio: “Ho la mia cerchia di amici da più di 30 anni. Festeggiamo insieme compleanni, Capodanno e Gay Pride. La maggior parte di noi si incontra una volta a settimana per cena. Nell’inverno del 2023, sono andato in vacanza con uno dei miei amici, J. Lui correva la mattina e io dormivo fino a tardi. Lui tornava e mi chiamava e scendevamo giù per colazione. Non si è mai lamentato. Non avevo nulla di cui lamentarmi”.
Poi il colpo di scena: “A due mesi dal nostro ritorno, è uscito dalla nostra chat di gruppo, ha smesso di venire alle nostre cene settimanali e ha smesso di rispondere ai miei messaggi. Mi sono preoccupato e ho chiesto alla mia compagnia se lo avevano visto o sentito. Nessuno sembrava preoccupato per la sua assenza, anzi qualcuno ha anche detto che probabilmente stava seguendo un corso serale. Qualche settimana dopo, uno dei miei amici ha dato una festa di compleanno. Mi aspettavo un suo invito, ma il suo compagno mi ha detto che non ero stato invitato perché J. non mi voleva alla festa”.
Passano due anni e il nodo sembra sciogliersi: “J. si presenta per cena. È evidente da alcuni atteggiamenti che ho notato di confidenza, che è rimasto in contatto con tutti gli altri per tutto questo tempo. Alla fine ci siamo dati tutti il solito abbraccio forte Ma J. appena mi vede si gira e va via. Dico a tutti che questo è inaccettabile. Mi consigliano di dargli tempo. Due mesi dopo J. ritorna sui suoi passi e finalmente mi dice: ‘Dobbiamo parlare’. Ci incontriamo e lui mi dice che sono stato pessimo, durante il viaggio che abbiamo fatto assieme e che è stato teso per tutto il tempo. Ha detto che non sono una brava persona e, a quanto pare, non è l’unico a pensarlo,. Sono un coglione. Come ho potuto essere così stupido? Cosa si fa quando ci si ritrova ad essere l’amico che tutti sopportano a malapena?”.
Una domanda che, per ora, non ha avuto alcuna risposta dagli amici “incriminati”.
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