Hammershøi finalmente in Italia, il capostipite della pittura scandinava apre le sue stanze dell’inconscio
- Postato il 17 gennaio 2025
- Cultura
- Di Il Fatto Quotidiano
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Nel cuore della Copenaghen di fine Ottocento visse un pittore introverso e taciturno: Vilhelm Hammershøi [Copenaghen, 1864-1916] abitò al numero 30 di Strandgade nel sommesso quartiere di Christianshaven, mentre fuori il progresso travolgeva la città. Se la pittura nordica dell’epoca era devota alle marine d’argento del norvegese Krøyer, lo sguardo di Hammershøi si restrinse sempre più fino a chiudersi la porta di casa alle spalle. Dopo anni di lunghi viaggi nell’Europa delle Avanguardie, le mura domestiche diventarono tutto il suo mondo: entro quelle pareti esplorò lo spettro delle emozioni umane che colse nei minimi cambiamenti della luce filtrata dalle finestre e nell’immutabilità apparente di pochissimi arredi. Hammershøi trafisse la felice intimità domestica di Vermeer con l’inquietudine della drammaturgia di Strindberg e di Ibsen; la sua arte arrivò dritta al cuore di Hopper e ispirò il cinema di Dreyer.
Curata da Paolo Bolpagni, dal 22 febbraio al 29 giugno 2025 a Palazzo Roverella di Rovigo aprirà al pubblico Hammershøi e i pittori del silenzio tra il nord Europa e l’Italia, la prima mostra italiana dedicata al capostipite della pittura scandinava moderna, la cui riscoperta negli ultimi decenni ne ha portato le quotazioni alle stelle. Dotato di una sensibilità introspettiva unica nel suo genere, il talento di Hammershøi fu premiato in area scandinava quando era ancora in vita ma rimase sconosciuto all’Europa fino al secondo Novecento (quando divenne protagonista della grande retrospettiva del 1997 al Musée d’Orsay).
Apriamo la porta, infrangiamo la soglia e rimaniamo a osservare: le stanze sull’inconscio sono sobrie ma raffinate, spoglie di suppellettili al limite del disabitato; s’insinua il dubbio metafisico di un presagio mentre apparizioni indifferenti al nostro sguardo spostano il silenzio al loro passaggio. I mobili mormorano, sembrano prendere vita appena si distoglie lo sguardo; se le grandi finestre sono chiuse e non lasciano vedere l’esterno, le porte dell’anima sono invece aperte e lasciano fluire un labirinto di stanze che si perdono l’una nell’altra.
Hammershøi potrebbe ritrarne il desiderio di evasione e invece le sue donne possiedono un’aura di sensuale compiutezza che le conduce ben oltre la mera allegoria della solitudine, della tragicità umana o dell’austerità puritana. Ida è una Penelope contemporanea, non attende il ritorno del marito ma semplicemente che la vita accada nei gesti ordinari e senza tempo: ritratta spesso di spalle, i capelli raccolti e gli abiti austeri, svolge le sue minute operazioni quotidiane, sistema i fiori, cuce, suona il pianoforte, è assorta con un vassoio in mano. Se la moglie del pittore romantico Friedrich alla finestra diventava il tramite con l’infinito, Ida è lei stessa un universo altro, un lontanissimo, intricato enigma di pensieri e desideri. Sulla sua nuca inondata di luce Hammershøi indaga il mistero della donna che gli vive accanto e la complessità del suo mondo interiore, scrigno inaccessibile al suo stesso marito.
Una mostra da attendere, come insegna la pittura di Hammershøi, arte dell’attesa e del silenzio, arte di indugiare sui frammenti dell’ordinario in cui si nasconde una bellezza imprevista che incanta l’anima.
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Info
Vilhelm Hammershøi | HAMMERSHØI e i pittori del silenzio tra il nord Europa e l’Italia
Dove | Rovigo, Palazzo Roverella
Quando | 22.2.25-29.6.25
Contatti | Tel. 0425460093 – info@palazzoroverella.com
Web | palazzoroverella.com
Social | Ig @palazzoroverellarovigo – Fb @PalazzoRoverella
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