Hamburger coltivati in laboratorio, etici e indistinguibili da quelli tradizionali? Lo studio del Politecnico di Zurigo

  • Postato il 7 agosto 2025
  • Scienza
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La coltivazione di fibre muscolari spesse a partire da cellule bovine rappresentava da tempo un ostacolo per la scienza. Ora, un team di ricercatori del Politecnico federale di Zurigo (ETH Zurigo) è riuscito a superare questa sfida, aprendo nuove prospettive nel campo della carne coltivata in laboratorio. Gli scienziati sono infatti riusciti a riprodurre in vitro tessuti con un consistenza sorprendentemente simile a quella dei tessuti della carne tradizionale.

I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Advanced Science. Gli autori guidati dal professor Ori Bar-Nur dell’ETH, esperto in biologia rigenerativa e muscolare, hanno compiuto un importante balzo in avanti nella produzione di carne coltivata, riuscendo a creare in laboratorio tessuti muscolari bovini tridimensionali composti da fibre spesse e funzionali. Fino ad oggi, gli scienziati erano riusciti a generare fibre muscolari da mioblasti bovini, ma queste erano sottili e non del tutto comparabili alla carne vera.

La novità? Le fibre sviluppate dal gruppo svizzero non solo sono più spesse, ma anche più simili al muscolo naturale a livello molecolare e funzionale: presentano infatti gli stessi geni e proteine e mostrano capacità contrattile paragonabile a quella del tessuto muscolare bovino originale. Un risultato che segna una differenza sostanziale rispetto ai metodi precedenti, in cui mancavano alcune proteine cruciali.

La chiave del successo è un “cocktail” di tre molecole aggiunto al mezzo di coltura, una soluzione nutritiva utilizzata per far crescere le cellule nei laboratori. Il composto, fondamentale per stimolare la differenziazione cellulare, era stato sviluppato sette anni fa da Ori Bar-Nur durante la sua attività post-dottorato ad Harvard. Inizialmente utilizzato su cellule muscolari di topo per la ricerca su malattie genetiche degenerative come la distrofia muscolare, oggi si dimostra efficace anche con le cellule bovine. Le tre molecole sono necessarie solo nelle fasi iniziali della formazione delle fibre muscolari. Successivamente, vengono rimosse per garantire la sicurezza del prodotto finale, un passaggio indispensabile per qualsiasi futuro uso alimentare. Ma prima di arrivare al mercato, restano ancora ostacoli tecnici e normativi da superare.

“Il mezzo di coltura va ottimizzato per renderlo economicamente sostenibile e sicuro per il consumo umano. Inoltre, dobbiamo trovare modi per aumentare la produzione,” spiega Christine Trautmann, dottoranda nel gruppo di Bar-Nur e una delle due autrici principali dello studio. Finora, il team ha prodotto solo pochi grammi di tessuto muscolare, ma l’obiettivo è estendere la produzione su scala industriale. Secondo Adhideb Ghosh, anche lui autore principale della ricerca, il percorso per arrivare sulle tavole dei consumatori sarà lungo: “Questi nuovi prodotti alimentari dovranno affrontare un complesso e prolungato iter autorizzativo prima di essere messi in commercio”. Nel frattempo, il professor Bar-Nur sta valutando la creazione di una start-up per trasformare la tecnologia sviluppata in un prodotto accessibile, sicuro e sostenibile. Il sogno? Hamburger coltivati in laboratorio, etici e indistinguibili da quelli tradizionali.

Lo studio

Gianmarco Pondrano Altavilla

Foto: World Economic Forum CC BY 3.0

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Il Fatto Quotidiano

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