Guerra in Ucraina, nuovo impegno e armi dall’UE per Kiev

  • Postato il 15 aprile 2025
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Guerra in Ucraina, nuovo impegno e armi dall’UE per Kiev

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Ucraina, la svolta tedesca sulla guerra: verso i missili Taurus per l’esercito ucraino, ecco il nuovo impegno in armi dell’Ue per Kiev


Sono giorni tesi in Europa. Dopo l’offensiva trumpiana sui dazi, domenica l’attenzione delle cancellerie europee è tornata in Ucraina, dove un attacco missilistico sulla città di Sumy ha causato la morte di decine di persone (34 secondo le autorità di Kiev, fra cui 2 bambini) e centinaia di feriti.
Dure le condanne, fra cui spicca quella del Cancelliere in pectore Friedrich Merz, che durante un’intervista andata in onda domenica sera ha confermato la sua volontà di inviare i missili Taurus a Kiev. «Lo confermo oggi. Non si tratta di un nostro coinvolgimento diretto nella guerra, ma di equipaggiare l’esercito ucraino con questo tipo di armi».

Il Cancelliere in pectore ha inoltre sottolineato come l’esercito ucraino debba «uscire dalla difensiva. È sempre costretto a reagire. Deve poter influenzare l’andamento degli eventi. Ad esempio, distruggere la connessione terrestre più importante tra la Russia e la Crimea». Proprio quest’ultima dichiarazione a fatto infuriare il Vicepresidente del Consiglio di sicurezza nonché ex Presidente Dmitri Medvedev: «Il candidato cancelliere Fritz Merz è perseguitato dai ricordi del padre che ha servito nella Wehrmacht di Hitler. Ora Merz propone un attacco al ponte di Crimea. Pensaci due volte, nazista!», ha scritto su X.

Ieri si è anche svolto in Lussemburgo l’incontro dei ministri degli Affari Esteri dell’Unione Europea. Presieduto dall’Alta Rappresentante dell’Ue, l’estone Kaja Kallas, il vertice ha affrontato temi strategici come l’assistenza militare ed economica a Kiev. Prima del vertice, rispondendo alle domande dei giornalisti, il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot si è subito scagliato contro Mosca, affermando: «L’Ucraina è chiaramente pronta a un cessate il fuoco da oltre un mese, mentre Vladimir Putin non mostra alcuna intenzione di muoversi in questa direzione. Pertanto, deve essere costretto a farlo. Per questo chiedo all’Unione Europea di adottare le sanzioni più dure possibili contro la Russia, per prosciugare la sua economia e tagliare i finanziamenti alla sua macchina da guerra».

Per l’occasione ha partecipato in video conferenza anche il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, che ha sottolineato l’importanza della coesione europea: «Solo un’azione condivisa potrà garantire la stabilità della regione e il rispetto della sovranità ucraina», ha dichiarato Sybiha, ribadendo l’inscindibilità tra la sicurezza dell’Ucraina e quella dell’Europa.
Durante l’incontro dei Ministri si è parlato anche del 17esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Kallas ha fatto sapere che l’Ue ci sta lavorando e conta di presentarlo nella prossima riunione di maggio. È probabile che le nuove sanzioni si concentreranno sul settore energetico, andando a colpire (almeno nelle intenzioni) la “flotta ombra” con cui Mosca vende i suoi idrocarburi.

Non esclusa nemmeno una stretta sul gas liquefatto, con le importazioni dei Paesi europei dalla Russia che sono cresciute del 20% dal 2023 al 2024.
Si è anche discusso della proposta dell’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri, Kaja Kallas, che ha perorato la sua proposta di riformulare il meccanismo di distribuzione degli aiuti all’Ucraina sulla base del Prodotto Interno Lordo (PIL) di ciascun Paese membro.
Secondo la Kallas, questa formula garantirebbe una maggiore equità nel contributo finanziario, tenendo conto delle capacità economiche di ogni Stato. La proposta, tuttavia, non gode al momento del necessario supporto.

Nonostante le difficoltà, Kallas continua sulla sua strada. Anche ieri l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri ha sottolineato come sia «fondamentale esercitare la massima pressione sulla Russia affinché ponga fine a questa guerra: per fare la pace servono due volontà, per scatenare un conflitto ne basta una», ha dichiarato l’Alto Rappresentante.

Nelle ultime settimane, la diplomatica estone ha intensificato gli appelli agli Stati membri affinché rafforzino il loro sostegno militare all’Ucraina, proponendo un piano che prevede uno stanziamento ideale di 40 miliardi di euro per il 2025. Il piano, che si basa sul reddito nazionale lordo (Rnl) per garantire una distribuzione equa dei contributi, ha ricevuto l’approvazione dei Paesi più piccoli, mentre ha incontrato la resistenza delle nazioni più grandi, come Francia e Italia, critiche nei confronti del metodo di calcolo proposto. Di fronte alle difficoltà politiche, Kallas ha deciso di modificare la strategia, puntando ora a raccogliere rapidamente 5 miliardi di euro per inviare 2 milioni di proiettili all’Ucraina. Secondo quanto riferito, due terzi della somma sono già stati assicurati.

Come in ogni consesso in cui si discuta del dossier ucraino, si dovrà tenere conto della opposizione dell’Ungheria di Viktor Orban, che non ha mai fatto mistero della sua contrarietà ad ogni tipo di aiuto militare a Kiev. Recentemente il Primo ministro ungherese ha anche asserito che il futuro ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea sarà sottoposto a referendum di approvazione nel suo Paese (per entrare nell’Ue la candidatura deve essere approvata all’unanimità).
Ieri, intanto, il Presidente americano Donald Trump ha parlato ancora una volta del conflitto, sostenendo che «[Zelensky] cerca sempre di acquistare missili… quando inizi un conflitto devi essere sicuro di poterlo vincere, non combatti con qualcuno che è 20 volte più grande di te sperando che altri ti diano i missili [per combatterla]». Visioni non esattamente convergenti sulle due sponde dell’Atlantico.

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