Grandi applausi al Rendano di Cosenza per “Forza venite gente”

  • Postato il 2 marzo 2025
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Grandi applausi al Rendano di Cosenza per “Forza venite gente”

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Dopo il successo al Teatro Politeama di Catanzaro, grandi applausi anche a Cosenza per la due giorni di “Forza venite gente” al Teatro Rendano. Si replica al Cilea di Reggio Calabria


È UNA di quelle storie che tutti conoscono quella di San Francesco, tanto che se a un ateo o a un anticlericale si domandasse quale figura di santo prenderebbe come esempio sarebbe senza esitazione quella del poverello di Assisi. Proprio per questo carattere universale la sua è una storia potente da raccontare e ancor più semplice da cantare e danzare. Con questo approccio leggero la compagnia di “Forza venite gente” ha esteso alle platee della Calabria la sua versione di una delle più celebri commedie musicali d’Italia.

Oggi, grazie a L’Altro Teatro – la rassegna diretta da Gianluigi Fabiano -, lo spettacolo sarà con due appuntamenti al Teatro Cilea di Reggio Calabria, mentre lo show ha conquistato il Politeama di Catanzaro. Ma la prima tappa calabrese, dopo una lunga assenza nella regione, è stata la due giorni al Teatro Rendano di Cosenza, dove un un pubblico eterogeneo ha occupato tutte le poltrone e applaudito a scena aperta ciascuno dei passaggi narrativi e sonori.
Lecito sentirsi spaesati per tutti quelli che al linguaggio del musical non sono avvezzi, perché dopo pochi istanti introduttivi vanno subito in scena venti, fra attori, cantanti e ballerini, che si succedono rapidamente in un vortice di voci, movimenti e colori.

Accanto alla verità documentata che procede da brano in brano, ci sono gli scambi giocosi tra Bernardone (Mauro Mandolini) e la Cenciosa (Giulia Gallone). A loro viene affidato il compito di elaborare il tumultuoso rapporto di incomprensione e amore tra il padre e il figlio protagonisti degli eventi. L’irriverenza della Cenciosa è necessaria per strappare non poche risate alla platea e spezzare la catena di convinzioni di Bernardone. Di lui risuonano forti nella contemporaneità grida e sentenze: «Chi è che la vuole questa pace?», chiede al pubblico, destinatario anche di un altra provocazione «Sono stupidi i poveri che non lavorano o non rubano».

La Povertà sul palco ha un volto e una voce, quella intensa di Benedetta Iardella, che incanta e coinvolge con grande naturalezza. Scorre genuina anche quella di Michelangelo Nari, che interpreta con sincerità il suo Francesco e, come aveva anticipato alle pagine dell’Altravoce – il Quotidiano, coinvolge con una gioia audace e contagiosa.

La scenografia essenziale arretra e si innalza costruendo in parallelo l’edificio della fede di Francesco e dei suo fratelli, di Chiara e delle sue sorelle. Qui c’è spazio per tutti, anche per chi ha un Lupo (Luca Bacci) che morde dentro di rabbia e non attende altro che una gentilezza che conceda la quiete.
Le metafore musicate, come questa, sono semplici, ma non ingenue; come non lo sono le lacrime di Cenciosa che prova a rispondere a cos’è la felicità. «È star bene con sé stessi e accontentarsi», si consola. «Felici di niente» cantano Francesco e Chiara. Ai presenti il compito di trovare la propria risposta.

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