Acqua, Bardi a rapporto da Meloni

  • Postato il 1 marzo 2025
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Acqua, Bardi a rapporto da Meloni

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Premier e governatore Bardi fanno il punto sulla crisi idrica lucana e il piano di investimento per collegare le dighe.


CI sono stati gli investimenti per migliorare le infrastrutture idriche al centro dell’incontro di giovedì a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni e il presidente della giunta regionale lucana Vito Bardi, nominato a settembre dell’anno scorso come commissario straordinario del governao per l’emergenza idrica in Basilicata.
Ad annunciarlo, ieri, è stato lo stesso Bardi diffondendo anche la foto di rito davanti alle bandiere e a un ritratto di Paolo Borsellino.
Da via Verrastro hanno spiegato che la premier e il governatore si sono soffermati anche «sull’attrazione di nuovi investimenti per favorire lo sviluppo economico e sociale del territorio lucano».
«L’obiettivo è favorire lo sviluppo economico e sociale del nostro territorio», ha aggiunto Bardi su Facebook.
L’incontro a Palazzo Chigi è arrivato all’indomani del via libera dell’ufficio Dighe del Ministero delle Infrastrutture all’innalzamento della quota di esercizio della diga Camastra. Un via libera atteso da due anni che dovrebbe permettere di accumulare nell’invaso circa 2,5 milioni di metri cubi d’acqua in più rispetto agli attuali 9, portando il livello a oltre 11 milioni. Scongiurando il ripetersi di crisi come quella dello scorso autunno, con 4 mesi di erogazione idrica a singhiozzo.
Comunicando la decisione del Ministero, dalla Regione avevano comunque confermato l’intenzione di portare avanti il progetto di interconnessione degli invasi lucani dello schema idrico Basento Camastra.


Nel colloquio tra Meloni e Bardi, quindi, potrebbe essersi discusso proprio di questo. Ovvero delle risorse disponibili per collegare la diga Camastra a quelle di Acerenza e Genzano, passando per la traversa di Trivigno, capace di captare l’acqua del fiume Basento. O del progetto di collegare la diga di Acerenza direttamente al potabilizzatore di Masseria Romaniello, che serve Potenza e altri 28 comuni della parte alta e centrale della valle del Basento.


Ieri sulla crisi idrica lucana sono intervenuti anche due europarlamentari Valentina Palmisano e Danilo Della Valle, che nelle scorse settimane avevano presentato un’interrogazione con risposta scritta alla Commissione europea sulle perdite idriche, la gestione emergenziale e la mancanza di pianificazione in Basilicata.
«Le autorità locali possono accedere ai Fondi di coesione per migliorare infrastrutture idriche». Hanno spiegato i due europarlamentari sintetizzando il senso della risposta ricevuta. «Inoltre i beneficiari che attuano progetti nel settore idrico possono richiedere assistenza tecnica nell’ambito della Comunità di pratiche “Coesione per le transizioni” (C4T)».
Dunque l’Unione europea «è pronta a fare la sua parte» e spetta al governo Bardi inserire il tema della crisi idrica tra quelli prioritari nella sua agenda, «dando risposte reali alle esigenze delle comunità e delle imprese».


«Il commissario europeo per l’ambiente, la resilienza idrica e un’economia circolare e competitiva, Jessika Roswalla – hanno aggiunto i due europarlamentari –, oltre a confermare la disponibilità di 16 milioni di euro per la Basilicata per il Fondo di sviluppo regionale 2021-2027 ha evidenziato come gli interventi sull’approvvigionamento idrico devono essere coperti dai fondi nazionali e dal Pnrr».


«Se davvero il centrodestra lucano ha a cuore le sorti della sua comunità, “svegli” dal torpore il governo Meloni e chieda – insistono Palmisano e Della Valle – la possibilità di condividere un cronoprogramma d’investimenti in gradi di far superare, almeno in parte la grave emergenza idrica, e soprattutto infrastrutturale del territorio regionale».


«Così come emerge dalla risposta alla nostra interrogazione – concludono i due europarlamentari del M5s – la direttiva sull’acqua potabile impone agli Stati membri di valutare i livelli delle perdite di acqua e i potenziali miglioramenti entro gennaio 2026. Su tale base entro gennaio 2028 la Commissione fisserà un valore soglia massimo consentito per le perdite di acqua; gli Stati membri che lo superano dovranno presentare entro due anni un piano d’azione volto a ridurre i livelli delle perdite sul loro territorio. Questo vuol dire che non si possono continuare ad accumulare ulteriori ritardi».

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