GP San Paolo, il cuore della F1: storia, leggenda e curve di un circuito da domare

  • Postato il 5 novembre 2025
  • Formula 1
  • Di Virgilio.it
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La F1 torna in Sud America per l’appuntamento più vibrante del calendario: il GP San Paolo. È più di una gara, è una dichiarazione d’amore tra il Brasile e il mondo dei motori, un legame costruito nel tempo tra passione, velocità e destino. Da Ayrton Senna a Emerson Fittipaldi, da Nelson Piquet a Rubens Barrichello, il Brasile ha sempre offerto al Circus un cuore che batte più forte e Interlagos, il suo tempio, è il centro di quel battito. Inoltre, la tappa paulista torna nel formato Sprint, il penultimo dell’anno prima del Qatar. Un weekend condensato e imprevedibile, dove l’azione non lascia respiro. E come sempre, la variabile più temuta e amata resta la stessa: il meteo. A San Paolo il cielo può cambiare volto in pochi minuti, trasformando una strategia perfetta in una roulette bagnata.

Il tracciato

Costruito tra il 1938 e il 1940, il circuito oggi è intitolato a José Carlos Pace, pilota brasiliano scomparso tragicamente nel 1977. Un’opera di ingegneria con l’anima latina, il disegno originale si ispira a tre icone del motorsport mondiale: Brooklands in Inghilterra, Roosevelt Raceway negli Stati Uniti e Montlhery in Francia.
Con i suoi 4.309 chilometri, 15 curve e un andamento in senso antiorario, Interlagos resta una delle piste più fisicamente impegnative del calendario. Il suo layout è un continuo saliscendi, con curvature tecniche e rettilinei veloci che mettono alla prova telaio e gomme. Le forze laterali e longitudinali sono equilibrate, ma la combinazione di curve cieche e cambi di pendenza fa sì che ogni errore si paghi caro.

Settore 1

La gara comincia con un tuffo nel cuore del mito: la Curva do Sol e la S di Senna, una delle sequenze più iconiche della F1. Dopo il lungo rettilineo del traguardo, i piloti frenano bruscamente in discesa per impostare la sinistra-destra che scende verso la Reta Oposta. Qui, il bilanciamento della monoposto è cruciale, troppo sottosterzo e si perde trazione, troppa aggressività e si rischia il bloccaggio. Entrare nella S di Senna è l’attimo in cui la pista ti accoglie o ti respinge. In uscita, il DRS si apre e inizia il primo vero duello del giro, la velocità supera i 330 km/h prima della staccata di Curva 4.

Settore 2

Il secondo settore è il più tecnico e tortuoso. Qui si misura la sensibilità del pilota e la precisione dell’assetto. Curve 6 e 7, Ferradura e Laranjinha, costringono a mantenere alta la velocità di percorrenza, mentre nella parte centrale, con curve come Pinheirinho e Bico de Pato, il tracciato diventa quasi un kartodromo per la sua intensità. Ogni centimetro di asfalto va rispettato, i cordoli sono aggressivi e i dossi possono rompere il ritmo. Il degrado degli pneumatici anteriori è notevole, soprattutto in condizioni di caldo, mentre il posteriore è messo a dura prova in accelerazione. È qui che si vincono o si perdono i decimi decisivi per il giro perfetto.

Settore 3

Usciti dalla Juncao, l’ultima curva a sinistra, inizia la parte più emozionante del tracciato. Il circuito si arrampica con una piena accelerazione in salita, fino al lungo rettilineo principale. I motori urlano al massimo dei giri e il pubblico accompagna ogni passaggio come un’onda verdeoro che travolge tutto. Da curva 12 al traguardo, la sensazione è quella di volare sopra San Paolo. Le tribune sembrano vicine, il rumore cresce, il tachimetro segna oltre 340 km/h, e per un istante tutto scompare. Ogni giro a Interlagos diventa un viaggio dentro la storia.

San Paolo: una storia di coraggio

Dal 1973, anno della sua prima apparizione nel Mondiale, il circuito ha ospitato 41 GP validi per il titolo iridato. Il Brasile ne ha accolti in totale 51, con un decennio trascorso a Jacarepaguá, a Rio de Janeiro, prima del ritorno definitivo a Interlagos nel 1990. I numeri raccontano una leggenda: Michael Schumacher è il più vincente sul tracciato con quattro vittorie e dieci podi, ma Lewis Hamilton e Max Verstappen sono a un passo dal raggiungerlo. Tra le scuderie, Ferrari domina l’albo d’oro con 9 successi, appena uno in più di McLaren. E qui, nel 2022, George Russell ha colto la sua prima, storica vittoria in F1.

La storia brasiliana del Circus è fatta anche di immagini indelebili: Senna che nel 1991 vince a casa sua con la monoposto ferma in sesta marcia, la bandiera verdeoro che sventola sulle tribune come una fiamma, la pioggia che trasforma ogni curva in un duello di sopravvivenza. Interlagos non è mai una gara, è un rito collettivo.

Tra passato e futuro

Nel 2024, la gara ha mostrato ancora una volta quanto il meteo possa dettare legge. Le qualifiche e la corsa si sono svolte nello stesso giorno, con il via anticipato per evitare la pioggia. Le monoposto hanno affrontato il circuito sempre con gomme intermedie, e la bandiera rossa di metà gara ha aggiunto un ulteriore strato di caos. Solo cinque piloti avevano montato le Full Wet e alla ripartenza tutti sono tornati sulle Intermedie. Nel complesso un balletto di strategia e coraggio che ha consacrato, ancora una volta, la natura imprevedibile di Interlagos.

Curiosità

Il nome Interlagos significa letteralmente “tra i laghi” e racconta la posizione del tracciato, immerso tra due bacini artificiali che alimentano la città di San Paolo. Il terreno instabile ha reso il fondo dell’autodromo ondulato, vivo, e i piloti lo sentono tutto, curva dopo curva. Ogni dosso, ogni sconnessione è parte integrante della sfida.

Le sfide di San Paolo non si fermano alle curve. Il fondo irregolare, le temperature variabili e i quasi 800 metri sul livello del mare, influenzano in modo sensibile le prestazioni delle power unit e la gestione delle gomme. Non a caso, le squadre passano ore a studiare il compromesso perfetto tra carico aerodinamico e velocità di punta. Una macchina troppo carica soffrirà nei rettilinei; una troppo scarica diventerà instabile nella sezione centrale.

Il Brasile come metafora della F1

Il GP di San Paolo è l’essenza stessa della F1: passione, rischio e gloria. È un circuito dove ogni curva ha un nome, ogni vittoria una storia e ogni errore una lezione. Non c’è gara più sincera, più umana, più viva di quella che si corre “tra i laghi”. E quando, il prossimo fine settimana, i motori torneranno a cantare tra le colline di Interlagos, non sarà solo un’altra tappa del mondiale. Sarà, ancora una volta, una poesia ad alta velocità scritta sull’asfalto del Brasile.

Autore
Virgilio.it

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