GP Monza, Ferrari: Vasseur e l’arte di giustificare l’ingiustificabile

  • Postato il 8 settembre 2025
  • Formula 1
  • Di Virgilio.it
  • 1 Visualizzazioni

Il Gran Premio del riscatto ha mostrato senza filtri tutti i limiti e le poche certezze della stagione Ferrari. Charles Leclerc ha gettato il cuore oltre l’ostacolo. Ha spinto la SF-25 oltre il suo reale valore. Ma il quarto posto del monegasco e il sesto di Lewis Hamilton, dopo una buona rimonta, purtroppo dicono tutto: troppo poco. A Monza, il colpo di reni atteso non c’è stato.

Vice campioni del mondo? Il secondo è il primo dei perdenti

Con il senno di poi, quello che piace all’ingegnere del lunedì, una posizione migliore in qualifica avrebbe aiutato Leclerc a non scaldare eccessivamente le mescole posteriori nella lotta contro Piastri. Ma il team non ha avuto il coraggio di trasformare Sir Lewis in scudiero. Poteva farlo. Forse nulla sarebbe cambiato, chissà. Ma in Q3, offrire la scia al monegasco sarebbe stato fare di necessità virtù, e offrire quel plus assolutamente necessario.

Come spiegato dal ferrarista davanti ai microfoni, la Ferrari aveva puntato su un assetto scarico per dare il massimo in qualifica. Questo l’obiettivo, sperando poi di restare sulla distanza dei 300 chilometri anche grazie all’ottima velocità di punta. E invece no, si parte quarti. Aspetto che in gara, se il passo manca e si fa fatica come sempre ad attivare le mescole, significa pagare pegno. Questa è la realtà, mascherata dalle solite giustificazioni poco credibili di Vasseur.

Torniamo alla corsa. Nel primo stint, una volta stabilizzate le temperature al retrotreno con il lift and coast, Leclerc crea un margine su Russell. Poco comprensibile la chiamata ai box per coprire il pit del pilota inglese. Il monegasco non era d’accordo. Stop troppo anticipato. Con alto carico di carburante e gomme Medium, la SF-25 fa 34 giri. Con la Hard, appena 19. Tattica poco funzionale. Per l’ultimo stint, le Pirelli a banda rossa non vengono nemmeno considerate, nonostante il degrado fosse pressoché nullo.

Un risultato fine a sé stesso

Dal team di Maranello ci si attendeva un acuto. Gli stessi protagonisti, nella festa in piazza del giovedì, avevano paventato questo scenario come possibile. Un contesto per lenire i patemi di una stagione avara di soddisfazioni. Bastano poche tornate e tutto appare chiaro: non sarebbe stata una domenica memorabile. Nei primi giri, Leclerc cerca di sfruttare la battaglia tra Verstappen e Piastri per restare agganciato al gruppo di testa.

Tre passaggi di battaglia, il pubblico infiammato, e nulla più. Poi, le posizioni consolidate, e tutto diventa evidente: la coppia McLaren e la Red Bull del campione del mondo in carica erano fuori portata. La difesa su Russell è stata ottima, ok. Ma trovare del buono per la Rossa a Monza è esercizio fine a sé stesso. Non basta il secondo posto nel campionato costruttori, distante anni luce dal team di Woking. La Red Bull, orfana di Newey e in piena ridefinizione del team, conquista il terzo successo stagionale e la quinta pole in sedici Gran Premi. Lando Norris? Stesso numero. Ma su una McLaren che vola.

Realtà sfalsata, percezione alterata

A fine gara arriva il solito racconto di Vasseur. Il suo punto di vista particolare. Autocritica? Non esiste. Molto meglio difendere l’immagine della scuderia e portare a casa il consenso del pubblico amico. Tagliare il traguardo a poco più di quattro secondi dal podio è solo cronometro, non storia. Il gap sarebbe stato nettamente superiore se McLaren avesse scelto la via più semplice per completare la corsa.

Sicuro di non essere preso dalla Rossa, il team di Woking ha scelto di allungare lo stint sulle Medium in attesa di una Safety Car. Una mossa che poteva consentirgli di superare Verstappen. Per tale ragione Charles ha recuperato terreno su Piastri, ed è per questo che McLaren ha poi invertito l’ordine ai box, andando a proteggere l’australiano da un miracolo e comunque un improbabile ritorno di Leclerc.

Affermare che la McLaren era vicina? Pura distorsione della realtà se analizziamo i freddi numeri e il passo potenziale della MCL39. A che serve sottolineare un presunto degrado iniziale di Charles, quando il vero problema era legato alle temperature posteriori per aver sollecitato eccessivamente le gomme? Per risolvere i problemi bisogna prima di tutto riconoscerli. Non porta da nessuna parte giustificare il fiasco con teorie fantasiose.

Autore
Virgilio.it

Potrebbero anche piacerti