Gp Imola, perché la Ferrari SF-25 può fare la differenza
- Postato il 15 maggio 2025
- Formula 1
- Di Virgilio.it
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Ferrari si rimette in marcia verso Imola con l’ottimismo di chi ha fatto i compiti a casa. Vasseur lo lascia intendere senza fronzoli: si è lavorato a testa bassa, studiando sé stessi come si fa con un avversario. L’obiettivo? Curare il dettaglio, spremere ogni stilla di potenziale dal pacchetto, sfruttare fino in fondo ogni novità tecnica in arrivo. Perché a Maranello, il settimo round non è solo un’altra gara: è un esame di maturità.
Gomme e variabili d’aderenza
Il primo nodo da sciogliere del fine settimana a Imola è quello relativo alle gomme. Già decisive nel primo quarto della campagna agonistica, lo saranno ancora di più con l’incognita Pirelli P6. La nuova mescola del gommista italiano è al debutto stagionale e promette maggiore aderenza. Era già presente nei set pre-stagionali in Bahrain, ma allora non era il compound giusto per girare.
Risultato: nessun riferimento concreto per tutti quanti. A Maranello l’hanno studiata a fondo al simulatore, cercando di predire il giusto ciclo di isteresi in fase di attivazione. Tradotto in soldoni: ottenere grip al momento giusto per rendere al massimo a livello cronometrico, soprattutto in qualifica, sul giro secco. Il tracciato italiano, si sa, tende a surriscaldare il posteriore delle monoposto nel T3: un fattore da non sottovalutare.
Qui Ferrari potrebbe avere un vantaggio. La SF-25 immettere un quantitativo di energia minore nello pneumatico: un difetto altrove, un possibile alleato in Italia. La teoria dice che le coperture possono funzionare meglio. La pista, come sempre, dirà la verità. E lì, si sa, ultimamente la Rossa ha pagato caro le difficoltà nella gestione termica delle coperture per una dinamica del veicolo imperfetta. Vedremo.
Cordoli, il test dell’equilibrio
Altro punto critico da valutare riguarda la natura stessa del tracciato. La pista imolese è un ibrido tra curve più lente e tecniche mischiate ad altre con velocità medio rapide. Serve equilibrio, e tanto. Gli schemi sospensivi delle vetture devono lavorare all’unisono con l’aerodinamica, ma la finestra di assetto della SF-25 è stretta come uno spillo. Lo sappiamo L’arma del setup conta, ma usarla bene è un’arte non ancora domata dal team italiano.
Le tre libere saranno una manna rispetto a Miami, dove il format sprint ha limitato le ore dedicate alla ricerca dell’assetto. Tempo per provare ce n’è. Ma bisognerà sfruttarlo per preparare la messa a punto al meglio. E occhio ai cordoli: alti, spigolosi, inevitabili. “Curb riding”, si dice in gergo. Così lo chiamano gli inglesi, proprio dove serve una monoposto in grado di assorbire i gradini senza scomporsi. La SF-25, finora, ha risposto bene.
Per esempio Red Bull ha mostrato diverse difficoltà su questo aspetto. Addirittura ha arrancato in alcuni contesti, perché la RB21, pure quella di Verstappen, soffriva tremendamente nel gestire tale scenario. Gli schemi sospensivi più morbidi della Ferrari, spesso un limite, sulle rive del Santerno potrebbero diventare ancora arma. Ma andrà sfruttata senza sbavature per accedere al supposto beneficio.
Curve lente, limite (non) invalicabile
Ultimo tema, le solite curve lente. Non è un problema cronico della vettura modenese, lo abbiamo spiegato. Al contrario il grattacapo si palese per la solita finestra di messa a punto ristretta. Con la Rossa se sistemi il medio-veloce in automatico perdi nel lento. E viceversa. A Miami è andata così, lo ricordiamo bene. Nel Bel Paese il compromesso dovrebbe essere più facilmente raggiungibile. Questo l’auspicio.
Il nodo è sempre quello: bilanciare il tutto. Anche perché la SF-25 tende a sottosterzare. E poi c’è l’altezza da terra: Ferrari non riesce ad abbassarsi quanto vorrebbe per far lavorare i Canali Venturi a dovere. Ma con il fondo sconnesso tutti dovranno alzare un po’ le F1. Un problema in meno, teoricamente, per la Rossa. Forse anche per questo Vasseur ha lasciato intravedere un sorriso abbottonato.