Governo in affanno. Cresce la tentazione del voto anticipato
- Postato il 16 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Governo in affanno. Cresce la tentazione del voto anticipato
Governo e retroscena, il test delle regionali di settembre servirà a mettere a terra la strategia del futuro
Ci sono fasi della legislatura in cui tutto può precipitare da un momento all’altro. Giorgia Meloni è entrata in questa fase del suo iter a Palazzo Chigi. Una fase che non è costellata da fenomeni di trasformismo. Non c’è uno smottamento di parlamentari che dal centrodestra sta per migrare verso il centrosinistra. Non ci sono fronde in contrapposizione alla premier di Palazzo Chigi. Non ci sono in sostanza spaccature come quella dei finiani ai tempi del terzo governo Berlusconi.
Al contempo si registra una divaricazione sulla linea politica all’interno della maggioranza che potrebbe innescare qualsiasi scenario. Anche il voto anticipato.
GOVERNO, LE POSIZIONI DI LEGA E FORZA ITALIA
Forza Italia e Lega hanno posture diverse su politica estera, economia, diritti civili. Gli azzurri rivendicano l’europeismo, vogliono dialogare con il cancelliere tedesco Friedrich Merz, e ritengono che l’Italia debba stare seduta al tavolo dei volenterosi. E Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, non ha nascosto questo malessere.
Dall’altra i leghisti vantano l’amicizia con Marine Le Pen, Viktor Orban, e prendono di mira l’Europa di Ursula von der Leyen dove siede il supercommissario Raffaele Fitto. Insomma, il clima dentro la coalizione di governo è diventato complicato da gestire. Va da sé, le colombe sono in azione per evitare che tutto possa precisare. Gli smussatori di ogni partito cercano di capire quanto margine ci sia ancora per poter dialogare e per portare avanti il programma di governo.
LE RIFORME FERME
A proposito che fine hanno fatto le riforme? E la madre di tutte le riforme, il cosiddetto premierato? Tutto fermo, il grande Capo, ovvero Meloni, ha scandito che è preferibile evitare un altro referendum che potrebbe non essere compreso dai cittadini e diventare un test su stessa. Renzi docet. Semmai meglio intervenire sulla legge elettorale: prende forma così l’idea di un proporzionale puro, senza collegi, con premio di maggioranza grazie a una soglia di accesso, così da ripararsi da eventuale intervento della Corte Costituzionale. Con l’effetto di rendere il futuro esecutivo un premierato di fatto. L’ipotesi di un ritorno alla legge proporzionale non è stata gradita dai compagni di viaggio e in particolare dal leader della Lega, Matteo Salvini. Perché in questo modo perderebbe peso specifico nel nord del Paese.
LEGGE ELETTORALE
Dice un ex democristiano che conosce come pochi le dinamiche del palazzo: «Quando si inizia a parlare di legge elettorale ci si avvicina al voto». Tutto questo lo hanno compreso alleati e avversari. Meloni in cuor suo vorrebbe stabilire il record: un solo governo nella stessa legislatura. D’altro canto, nemmeno il Berlusconi del 2001 riuscì nell’impresa perché a un certo punto del percorso fu costretto a mettere mano al rimpasto. L’inquilina di Palazzo Chigi detesta la parola “rimpasto” perché le ricorda le liturgie della vecchia politica della Prima Repubblica. E di sicuro preferirebbe arrivare alla conclusione della legislatura con lo stesso esecutivo.
GOVERNO E IPOTESI VOTO ANTICIPATO
Ma l’ottimo è nemico del bene. E dunque ha compreso che il logorio quotidiano di chi come Salvini desidera solo indebolire la premier non porta da nessuna parte. Ed è a questo punto del ragionamento che si fa a Palazzo Chigi che si arriva all’ipotesi del voto anticipato. Non subito, va da sé. La premier vuole capire come andranno le elezioni regionali che si terranno dopo l’estate. Si voterà in sei regioni: Marche, Campania, Veneto, Toscana, Valle d’Aosta e Puglia. Un tornante difficile per l’esecutivo e in particolare per la premier. Meloni detiene una di queste regione, le Marche, con uno dei suoi uomini di fiducia: Francesco Acquaroli.
LE FUTURE REGIONALI
Quest’ultimo si ricandiderà ma si ritroverà davanti un osso duro come Matteo Ricci, già sindaco di Pesaro, eletto al Parlamento europeo, e considerato il favorito della gara. Perdere nella regione dove c’è il candidato meloniano e non brillare nelle altre regioni dove il centrodestra rischia di perdere in Toscana, Campania e Puglia – sarebbe un problema per Meloni e il suo entourage. Discorso diverso per il Veneto che con molta probabilità finirà al centrodestra ma c’è in atto un braccio di ferro con Salvini sul profilo del candidato. Insomma, il test di settembre servirà a mettere a terra la strategia del futuro. Che si dovrà intrecciare con la congiuntura economica del Paese.
LA FINANZIARIA
L’inquilina di palazzo Chigi è consapevole che la prossima manovra finanziaria non conterrà effetti speciali perché la coperta resta corta e ci sono ancora i vincoli di bilancio. Ecco perché anticipare la riapertura dei seggi può essere una mossa utile a massimizzare i consensi – visto che a oggi la popolarità è rimasta immutata – così da normalizzare gli alleati come Salvini e soprattutto prendere in contropiede gli avversari che sono ancora avvitati nella scelta della leadership e nel perimetro dell’alleanza.
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Governo in affanno. Cresce la tentazione del voto anticipato