Gorizia-Nova Gorica, un itinerario per scoprire il confine
- Postato il 30 ottobre 2025
- Idee Di Viaggio
- Di SiViaggia.it
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Nel 2025 Gorizia e Nova Gorica hanno dato vita alla prima Capitale europea della cultura transfrontaliera: uno status che va oltre il mero titolo per diventare esempio di una lettura unica e propositiva del confine. Le due città sono di fatto attaccate l’una all’altra e unite – addirittura – nella da poco rinnovata Piazza Transalpina: metà italiana e metà slovena.
Del resto, la storia di questo territorio segue più giochi di potere che effettivo sentir popolare. Nova Gorica nacque nel 1947, nel tentativo di creare – come dice lo stesso nome – una nuova Gorizia dopo l’annessione dell’area alla Jugoslavia. Per decenni le due città sono rimaste separate da linee bianche e reticolati, fino all’entrata della Slovenia in Europa che ha portato alla rimozione delle barriere doganali.
Barriere fisiche che poco hanno a che vedere con la vera anima dei luoghi che le hanno viste nascere: seppure diverse architettonicamente e storicamente, Gorizia e Nova Gorica condividono un profondissimo legame, tra famiglie miste e lingue che si mescolano. Non è un caso che a guidare il dialogo tra le due realtà ci sia il GECT (Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale), ampiamente attivo anche nella gestione di questo 2025 importantissimo per il territorio.
Quello che vi proponiamo è un itinerario pedonale, da percorrere in un giorno, che vi permetta di esplorare liberamente entrambe le città: passeggiando tra Italia e Slovenia, scoprirete luoghi insoliti che raccontano di confine, storia e identità.
Smart Space
Il nostro itinerario parte da questo luogo che fa capo alla Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia. Si tratta di uno spazio espositivo altamente immersivo che – nella sua mostra permanente – spiega proprio l’origine e i movimenti del confine tra i due territori. «La mostra – spiega lo storico Enrico Loru – è divisa in quattro fasi. Si inizia con il Medioevo, poi c’è l’Età Moderna. E ancora l’800, che è un periodo felice per Gorizia, e infine il 900 fino ai giorni nostri».
Troverete qui schermi a scorrimento e potrete persino intervistare gli eroi del territorio che risponderanno a tutte le vostre domande. Nello Smart Space potrete divertirvi con realtà virtuale e un’area museale in vecchio stile, con dipinti e ritratti dei principali personaggi goriziani. Le visite guidate sono gratuite.
Il Valico del Rafut
Dallo Smart Space, percorrete ora via Carlo Favetti e girate poi a destra in via del Rafut fino a raggiungere un passaggio a livello con la bandiera italiana. State già attraversando il confine in appena 10 minuti. È il nome stesso della via a raccontare una storia: Rafut è infatti una variazione della parola tedesca raffholz (rami caduti), perché la tradizione voleva che si cercasse la legna da ardere in città sul vicino colle del Rafut.

Nel 1947 – proprio dove ora sorge la sbarra – venne istituito il nuovo confine tra l’Italia e l’allora Jugoslavia. C’è una celebre fotografia che immortala proprio questo luogo separando l’abitazione (in Italia) dalla stalla (in Jugoslavia). Poco prima di varcare il confine, sulla destra, trovate una casupola che contiene la mostra multimediale Lasciapassare/Prepustnica – Storia e memorie di una città di confine (fino al 31 dicembre 2025). Il Valico del Rafut vi porta quindi oggi alla scoperta della storia di Gorizia, Nova Gorica e del confine che le attraversa con citazioni, foto e QR code da esplorare liberamente nello spazio esterno.

Collezione museale Pristava
Attraversate il confine e vi troverete dinanzi a uno dei musei più particolari di questa zona: siamo negli ex uffici del valico di seconda categoria di Pristava (Prestava). In queste stanze ora sorge un piccolissimo museo che racconta, in breve, la storia del contrabbando che avveniva proprio intorno alla frontiera. In mostra c’è di tutto: dai walkman alle riviste osé, ma c’è anche la riproduzione di una sala degli interrogatori e persino una escape room per rendere la storia didatticamente più divertente.

Galleria Ciclopedonale Castagnevizza
Fate ora appena qualche passo indietro fino ai binari e imboccate la Galleria ciclopedonale Castagnevizza: si tratta di una ex galleria ferroviaria convertita – come dice il nome stesso – in tratto ciclopedonale. Se la percorrete per circa 1 km (15 minuti di cammino) vi porterà direttamente a Piazza Transalpina, la nostra prossima tappa. Godetevi la galleria ciclopedonale, una esperienza transfontaliera completa: state infatti passeggiando sul confine, come dimostra la presenza dei cosiddetti cippi di confine (o pietre di delimitazione). In genere, questi massi mostrano due numeri che indicano il segmento di confine e la posizione del punto sulle mappe della commissione italo-jugoslava che tracciò la linea dopo il Trattato di Pace del 1947.
Altra curiosità: nella galleria troverete una targa in sloveno a tutt’oggi di origine sconosciuta. La frase che vi è iscritta recita: Tukai Sva Se Ljubila Ti In Jaz Popolnoma Gola, vale a dire Qui ci siamo amati, tu e io, completamente nudi.

Piazza Transalpina
Siete ora nella piazza più celebre di quest’area, completamente restaurata proprio in occasione di GO!2025 con il sostegno del GECT. È una piazza unica al mondo: per metà è in Italia e per metà – la parte dove svetta la stazione ferroviaria di Nova Gorica – in Slovenia. I confini però qui non si vedono: non ci sono segnali né barriere, ma solo spazi comuni in cui sloveni e italiani si incontrano per un caffè al bar o per organizzare eventi speciali.
Qui – fino al 2007 – sorgeva il cosiddetto Muro di Gorizia, una recinzione su calcestruzzo costruita nel 1947. Dopo il restauro, del celebre Muro sono rimasti piccoli segni (che sembrano dei cumuli) a ricordare il tempo che fu, mentre una targa al centro della piazza segna il confine circondata dal Mosaico della Nuova Europa di Franco Vecchiet. Prima di continuare il nostro percorso, entriamo nella stazione di Nova Gorica: anche qui, neanche a dirlo, si respira aria di confine.

Stazione di Nova Gorica
Siamo dentro a una stazione ricca di storia: negli anni questo stop ferroviario è infatti appartenuto all’Impero austro-ungarico (dal 1906 al 1919), all’Italia (dal 1919 al 1943 e poi dal 1945 al 1947), alla Germania (tra il 1943 e il 1945), alla Jugoslavia (dal 1947 al 1991) e infine alla Slovenia. Ha cambiato nome, volto e appartenenza arricchendosi di tutto ciò che il confine poteva regalare e oggi la stazione stessa è un museo. Non solo perché al suo interno c’è la Collezione museale Kolodvor appartenente al Museo sul Confine, ma perché proprio qui troverete mappe, teche e oggetti che raccontano la storia di una stazione perennemente mutevole. Persino la biglietteria sembra uscita da un passato rimasto fermo ai tempi che furono, mentre il bar che si affaccia su Piazza Transalpina (sloveno, per la precisione) è frequentato in equal modo dai cittadini di entrambi le città.
Se dovessimo indicare un luogo simbolo di un confine senza confine, è proprio la stazione di Nova Gorica con la Piazza Transalpina su cui si affaccia: uno spazio che, tra storia e futuro, sembra dirci che ogni barriera forzata è in fondo inutile.
Uscite ora dalla stazione e tornate su Piazza Transalpina, dirigetevi verso l’EPIC Centre (anche questa area è stata recentemente completamente rinnovata) fino al sottopassaggio che vi porta a Nova Gorica: noterete che è ricco di manifesti e poster, che appartengono alla mostra Never Mind the Borders istituita sempre in occasione di GO!2025.
Quale suggerimento extra
Il nostro tour pedonale alla scoperta del confine tra Gorizia e Nova Gorica si conclude qui, ma se avete ancora tempo potete allungarvi con una passeggiata fino al centro di Nova Gorica. Sono due in realtà i luoghi che vi consigliamo di visitare con più calma, uno in Slovenia e uno in Italia. A Nova Gorica, a circa 20 minuti a piedi da Piazza Transalpina, sorge il Monastero di Castagnevizza, un convento francescano fondato nel 1623 dal conte Mattia della Torre sulla collina del Rafut. Ad oggi potete girare nei suoi giardini ed entrare nella cappella monastica (si dice che contenga gli affreschi più belli della Slovenia). La sua biblioteca è invece dedicata al linguista sloveno Stanislav Škrabec che visse nel monastero più di 40 anni e, al suo interno, c’è anche la prima grammatica slovena di Adam Bohorič con dedica dell’autore.
In Italia (ma parliamo di circa un’ora di passeggiata da Piazza Transalpina) vale invece la visita il Sacrario Militare di Oslavia, realizzato nel 1938 su progetto dell’architetto romano Ghino Venturi. Qui ci sono le spoglie dei soldati caduti nelle diverse battaglie della Grande Guerra.
