Gli attivisti della Flotilla hanno vinto contro una politica inetta
- Postato il 2 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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L’iniziativa della Global Sumud Flotilla ha probabilmente già raggiunto il suo obiettivo politico, allo stesso tempo scuotendo il sistema politico italiano e di altri paesi europei.
Mi sembra utile ricostruirne brevemente la storia. Associazioni e singoli individui di diversi paesi hanno preparato una operazione logisticamente complessa: portare direttamente a Gaza aiuti umanitari. L’obbiettivo primario e dichiarato è importante perché i blocchi di Israele hanno causato una vera e propria carestia, che si aggiunge al genocidio diretto con le armi. La politica europea semplicemente non c’è. Quella degli Stati ancora meno. Prevalgono le posizioni di cautela sotto pressione delle comunità ebraiche, il perdurante senso di colpa per l’anti-ebraismo europeo durato per secoli e culminato con l’Olocausto e i rilevanti interessi economici nel commercio con Israele.
E’ la società civile europea che si mobilita. L’iniziativa è stata preparata bene e gli attivisti sono ben consapevoli di quello che può succedere e sta succedendo: nella migliore delle ipotesi verranno fermati dall’Esercito Israeliano, detenuti in qualche carcere per un po’ di tempo e poi rispediti in Europa. Sempre che la follia israeliana non prenda un’altra piega, ancora più irrazionale, illegale e violenta.
Come facilmente prevedibile, le navi militari chiamate a proteggere la Flotilla, l’hanno abbandonata ben prima di quello che prescrive il diritto internazionale. La fregata italiana lo ha fatto a 100 miglia (180 chilometri) dalle acque territoriali della Palestina, non di Israele, perché il mare di fronte alla Striscia non è legalmente sotto il controllo dello Stato ebraico. La Flotilla è andata avanti e la Marina israeliana è intervenuta prelevando gli attivisti.
Gli attivisti hanno vinto mostrando all’Europa che di fronte a una politica inetta la società civile può mobilitare forze, raccogliere consenso e forzare la politica stessa a uscire dal pantano delle mediazioni, delle lobbies e del carrierismo. Finalmente, anche la Cgil è uscita allo scoperto, capendo che stare sempre un mezzo passo indietro è impopolare. Ha indetto per Venerdì uno sciopero generale.
Il Pd si è schierato, ma non si può negare che una sua parte ha posizioni tiepide se non filo-israeliane, a partire da Sinistra per Israele che propone un distinguo tra Stato e governo che non ha basi giuridiche e logiche. I governi sono espressione degli Stati, soprattutto se democratici, per quanto si possa ritenere democratico un paese che effettua un genocidio con una opposizione che si preoccupa principalmente di circa 40 ostaggi invece di 100.000 morti palestinesi.
Gli attivisti hanno messo in scacco anche la Premier Meloni, per la prima volta imbarazzata davanti alle telecamere perché costretta a fare dichiarazioni insensate. Portare aiuti umanitari a Gaza comprometterebbe i negoziati in corso. Come se portare aiuti a una città dell’Ucraina compromettesse la ricerca di una soluzione nella Guerra tra Russia e Ucraina. Semplicemente ridicolo.
La realtà è che gli attivisti della Flotilla hanno raggiunto due obiettivi molto importanti. Il primo è mostrare che la società civile è molto più avanti della politica che pretende di rappresentarla. Le iniziative che partono dal basso scuotono le coscienze e raccolgono consenso, mentre la politica nazionale ed europea lascia la gente indifferente e non riesce a influenzare quasi nulla nelle relazioni internazionali, a partire dall’accettazione senza reazioni alla guerra tariffaria di Trump. Il secondo è che forse esiste un’Europa valoriale, rispetto alle Istituzioni europee e chi le rappresenta come Ursula von der Leyen.
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