Gintoneria e privé La Malmaison, convalidato il sequestro. Martedì gli interrogatori di Nobile, Lacerenza e Ariganello

A una settimana dagli arresti che hanno sollevato uno scandalo che ha riportato alla ribalta della cronaca giudiziaria Stefania Nobile, la giudice per le indagini preliminari di Milano, Alessandra Di Fazio, ha convalidato il sequestro impeditivo d’urgenza, disposto nei giorni scorsi dalla pm Francesca Crupi, della Gintoneria di Milano e del privé La Malmaison, i due locali finiti al centro dell’inchiesta del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza su un giro di droga e prostituzione, che ha portato ai domiciliari la figlia di Wanna Marchi, l’ex compagno Davide Lacerenza e un presunto factotum. Le accuse a vario titolo nei confronti della figlia di Wanna Marchi (la ex regina delle televendite non risulta indagata), dell’ex compagno e di Davide Ariganello, il factotum, sono autoriciclaggio, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

In sostanza, la giudice, riconoscendo l’ipotesi della Procura, ha ordinato di mantenere i sigilli ai due locali perché, se venissero riaperti, c’è il rischio che vengano gestiti attraverso prestanome.
Intanto per martedì pomeriggio sono fissati gli interrogatori di garanzia. Nobile e Lacerenza si avvarranno della facoltà di non rispondere, difesi dall’avvocato Liborio Cataliotti. Non si sa ancora se la stessa scelta sarà presa anche da Davide Ariganello, che ha nominato un altro legale. Nell’indagine è stato anche emesso dalla pm un decreto di sequestro preventivo d’urgenza per una cifra di 900mila euro, il presunto provento di autoriciclaggio, una delle accuse ipotizzate a vario titolo con il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione e detenzione e spaccio di stupefacenti (reato di cui non risponde Nobile). Anche su questo sequestro, come su quello delle bottiglie di pregio trovate nel locale, dovrà pronunciarsi la giudice. Al momento gli investigatori hanno trovato circa 3 mila euro su un conto in Lituania (dove versava soldi il rampollo di una ricca famiglia che ha speso negli anni oltre 640mila euro), altri40 mila su conti italiani e 10mila euro cash.

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Il Fatto Quotidiano

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