Decreto Caivano, la messa alla prova dei minori finisce davanti la Corte Costituzionale
- Postato il 11 marzo 2025
- Giustizia & Impunità
- Di Il Fatto Quotidiano
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L’esclusione alla messa alla prova per alcuni reati commessi da minori prevista dal decreto Caivano potrebbe essere incostituzionale. A sollevare la questione davanti alla Corte Costituzionale è stato il giudice del tribunale per i minorenni di Roma, Federico Falzone, che ha ravvisato profili di illegittimità e informato la presidente del Consiglio e i presidenti di Camera e Senato, come riporta la Repubblica. Il nodo della questione è l’eliminazione della possibilità di messa alla prova per i minori accusati di violenza sessuale di gruppo, omicidio e rapina aggravata. L’istituto, prima del decreto, consentiva di sospendere il procedimento penale e avviare un percorso di rieducazione, al termine del quale il reato poteva essere commutato. Con la nuova norma, questa possibilità è stata cancellata, imponendo la detenzione come unica conseguenza per i reati indicati.
L’ordinanza del magistrato di Roma parte da un caso di violenza sessuale di gruppo avvenuto tra gennaio e febbraio 2024, attualmente oggetto di un procedimento penale. Nel ricorso alla Consulta, Falzone sottolinea che il divieto di messa alla prova contrasta con l’articolo 31 della Costituzione, che tutela l’infanzia e la gioventù, e con l’articolo 3, poiché introduce una disparità di trattamento tra i reati. Secondo il giudice, infatti, la possibilità di accedere a percorsi rieducativi rimane per i minori imputati di associazione mafiosa, ma viene negata a quelli accusati di violenza sessuale aggravata. La norma, inoltre, potrebbe aumentare il rischio di recidiva, rendendo inesistente per i minori un vero percorso di recupero. Non è la prima volta che la questione viene sollevata. Già nel 2023 i tribunali per i minorenni di Trento e Bari avevano sollecitato un intervento della Corte Costituzionale, che tuttavia aveva dichiarato le questioni inammissibili per difetto di rilevanza. La decisione dei giudici costituzionali era legata al fatto che il decreto Caivano si applica solo ai reati commessi dopo la sua entrata in vigore. Ora, però, la Consulta dovrà tornare a esprimersi sulla legittimità della norma, dopo la nuova richiesta avanzata dal tribunale di Roma.
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