Gen Z e pornografia: un’educazione (sessuale) tutta da rivedere
- Postato il 12 febbraio 2025
- Di Panorama
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Gen Z e pornografia: un’educazione (sessuale) tutta da rivedere
L’educazione sessuale non arriva più (o quasi) dai banchi di scuola. Per il 52,2% dei giovani tra i 13 e i 20 anni, il primo riferimento in materia di sessualità è Internet, più di quanto lo siano la scuola (37%) o la famiglia. Un dato che fotografa una generazione sempre più autonoma nella ricerca di informazioni, ma anche potenzialmente esposta a contenuti non filtrati e a rischi ancora poco compresi.
A rivelarlo è l’indagine di Webboh Lab per Parole O_Stili, diffusa in occasione del Safer Internet Day. Lo studio, condotto su circa 1.000 giovani, analizza il consumo di pornografia online, il ruolo dell’educazione sessuale e l’impatto di piattaforme come OnlyFans sulla percezione della sessualità e delle relazioni.
L’accesso ai contenuti pornografici avviene prevalentemente per curiosità, ma non solo. Un numero significativo di ragazzi dichiara di farne uso anche per un bisogno emotivo, come strategia per sentirsi meglio. Un under 20 su 2 entra in contatto con la pornografia online, e il modo in cui questo avviene varia sensibilmente tra ragazzi e ragazze: il 75,2% dei maschi scopre questi contenuti attraverso gli amici, mentre il 73,8% delle ragazze vi accede autonomamente tramite Internet.
La consapevolezza dei rischi c’è, ma resta un’area grigia: oltre il 75% degli intervistati sa che navigare su siti pornografici può esporli a furti di dati o hacking, e il 70% ritiene che la pornografia influenzi le aspettative su sesso e relazioni (con un punteggio medio di 6,69 su 10). L’impatto sembra essere percepito in modo più forte dalle ragazze.
Sessualità e confronto: una generazione consapevole, ma sola
I giovani sanno che informarsi è essenziale, ma quando si tratta di affrontare questi temi con gli adulti, il dialogo si interrompe. Solo il 27,8% si rivolge ai genitori per chiarire dubbi sulla sessualità, e appena il 9,4% chiede supporto a un medico o a un consulente. In teoria, il 73,5% dei ragazzi dichiara di parlare con la propria famiglia, ma in pratica solo il 14,8% si sente davvero ascoltato. L’11,6% dice di non essere mai preso in considerazione, soprattutto quando si parla del loro rapporto con la tecnologia (63,4%).
Un dato preoccupante se si considera che il 78,1% dei giovani ritiene fondamentale essere informato sui pericoli della sextortion, mentre quasi 1 su 2 presta maggiore attenzione ai contenuti che condivide per paura del revenge porn. Una consapevolezza crescente che, tuttavia, non sembra trovare adeguato supporto nelle figure adulte di riferimento.
L’indagine ha analizzato anche la percezione della piattaforma OnlyFans, spesso al centro del dibattito sulle nuove modalità di monetizzazione della propria immagine. Il 76,7% dei giovani conosce OnlyFans, mentre il 17,1% la considera un’opportunità di guadagno.
L’atteggiamento nei confronti dell’utilizzo economico della piattaforma si divide tra accettazione e neutralità: il punteggio medio assegnato all’idea di utilizzarlo per guadagnare è 6,34 su 10, mentre quello sulla fruizione di contenuti pornografici da parte dei propri amici è 5,89 su 10.
“La Gen Z si muove in un equilibrio complesso tra consapevolezza e vulnerabilità nell’era digitale.” spiega Stefania Crema, avvocata esperta in diritto della persona, delle relazioni familiari e dei minori, e consulente di Parole O_Stili. “Da un lato, promuove il rispetto e il consenso, sfidando le norme tradizionali sulla sessualità; dall’altro, i social media normalizzano l’esposizione, aumentando il rischio di condivisione incontrollata e revenge porn. Il divario tra percezione del rischio e comportamenti concreti resta una sfida aperta.”
Ed è proprio per questo che sessualità e pornografia saranno tra i temi centrali della prossima edizione del Festival della Comunicazione Non Ostile, in programma a Trieste il 21 e 22 febbraio.
Uno degli appuntamenti chiave sarà il panel “Spegni quel telefono! Minori e smartphone: che fare?”, previsto per la seconda giornata del Festival. L’evento, organizzato da Webboh e Parole O_Stili, punterà a esplorare il ruolo della scuola e della famiglia nella crescita delle nuove generazioni, divise tra vita analogica e digitale.
“Noi di Webboh siamo consapevoli delle responsabilità che un brand come il nostro deve necessariamente assumersi nei confronti della propria community,” afferma Giulio Pasqui, Brand and Content Manager di Webboh. “È per questo che ci impegniamo quotidianamente per portare avanti un dialogo sano, costruttivo e aperto con le nuove generazioni. Partecipare al Festival della Comunicazione Non Ostile è un’opportunità preziosa per condividere la nostra esperienza e confrontarci su temi così importanti che toccano tutti: ragazzi, famiglie e istituti scolastici.”
Una generazione consapevole, ma lasciata sola. I dati parlano chiaro: i giovani vogliono informarsi, vogliono essere ascoltati, vogliono essere compresi. Ma per affrontare il futuro con più strumenti e meno rischi, serve un dialogo aperto e, soprattutto, serve che gli adulti imparino ad esserci davvero.
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