Gaza, tre sparatorie e 60 morti in sei giorni: il monopolio Usa-Israele degli aiuti si è trasformato in un massacro
- Postato il 3 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Per tre volte in soli sei giorni le Forze di Difesa israeliane hanno aperto il fuoco sulla folla accorsa a ricevere gli aiuti sui quali Washington e Tel Aviv hanno preteso il monopolio nella Striscia di Gaza. Una militarizzazione del supporto umanitario che, oltre a rafforzare l’occupazione israeliana, ha fatto schizzare il numero di vittime tra coloro che cercano di recuperare cibo e medicinali dopo un anno e mezzo di guerra ininterrotta e una crisi umanitaria senza precedenti nell’enclave palestinese. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (Unrwa) ha definito il sistema degli aiuti gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) “una trappola mortale”. In soli sei giorni, la conta delle vittime sfiora già le 60.
Il pesante dispiegamento di armi e di uomini addestrati è uno dei motivi, conferma l’Onu, dietro all’innalzamento della tensione nel corso della distribuzione dei beni di prima necessità. Israele teme la calca a causa di potenziali attacchi da parte di Hamas, per questo, oltre a personale militarmente addestrato all’interno di Ghf, ha deciso di dispiegare numerosi soldati delle Idf e, al tempo stesso, creare corridoi di accesso con l’obiettivo di diluire la presenza in prossimità dei punti di distribuzione. Il colpo d’occhio, anche in un contesto devastato come quello di Gaza, è impressionante: lunghe file di persone sotto il sole della Striscia, incolonnate tra recinzioni e gabbie come in un’enorme prigione a cielo aperto. Nonostante ciò, i risultati sono ben più disastrosi di quando a fornire aiuti era, come chiesto da gran parte della comunità internazionale, l’Onu.
Il primo episodio fatale si è registrato il 28 maggio. I soldati hanno sparato colpi di avvertimento in aria, dopo che un fiume di persone si era riversato, disperato, nelle zone predisposte alla distribuzione degli aiuti. Una potenza travolgente che ha fatto temere ai militari dello Stato ebraico la presenza di membri del Movimento Islamico di Resistenza tra le migliaia di persone accalcate. Questo ‘avvertimento’, però, è costato la vita a una persona, come riportato dall’Onu, mentre altre 47 sono rimaste ferite. E le Nazioni Unite non sembrano avere dubbi sulla dinamica: a sparare sui civili sono state le Idf.
Dopo quell’episodio l’atteggiamento dei soldati è cambiato: gli ‘avvertimenti’ sono finiti, adesso si spara sulle persone. A farne le spese sono stati coloro che si trovavano in fila per il cibo nel centro di distribuzione di Rafah il 1 giugno. Alla fine, saranno 30 i morti. I soldati hanno respinto qualsiasi responsabilità e una conferma ufficiale dell’azione militare non arriverà mai: “L’esercito israeliano non ha sparato sui civili nel centro di distribuzione aperto dalla Gaza Foundation”, i soldati israeliani hanno “sparato colpi di avvertimento in aria, nell’area esterna al sito, in nessun modo verso le persone”, aveva poi dichiarato all’Afp il portavoce dell’esercito Olivier Rafowicz.
Una realtà ben diversa emerge però dalle testimonianze e dalle informazioni raccolte sul terreno dalle organizzazioni internazionali. In un comunicato, il Commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, ha definito il sistema di distribuzione gestito da Israele “una trappola mortale”. Le immagini raccolte dai media internazionali mostrano la folla in fuga mentre alle sue spalle fischiano ancora i proiettili sparati dall’area di distribuzione degli aiuti, presidiata appunto dai contractor della Ghf e dalle Idf. Le testimonianze raccolte da Medici Senza Frontiere sembrano confermare che dietro al fuoco sui civili possa esserci proprio la mano di Israele: “I team di Medici Senza Frontiere (Msf) all’ospedale Nasser di Khan Younis hanno soccorso ieri (1 giugno, ndr) alcune delle persone rimaste ferite mentre aspettavano di ricevere cibo nei centri di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation a Rafah e vicino al corridoio di Netzarim – si legge in un comunicato dell’organizzazione umanitaria – Secondo il Ministero della Salute, decine di palestinesi sono stati uccisi e centinaia sono stati feriti. I pazienti hanno raccontato ai team di Msf di essere stati colpiti da più fronti, da droni, elicotteri, barche, e via terra da carri armati e soldati israeliani”.
Si arriva poi al 3 giugno. Stesso luogo, l’hub per la distribuzione degli aiuti di Rafah, e stessa dinamica. Questa volta confermata anche dall’esercito israeliano. Il direttore generale dell’ospedale Nasser, l’unico ancora operativo, ha dichiarato in mattinata che 27 persone sono state uccise e circa 90 ferite “a seguito del fuoco aperto dalle forze israeliane sulla folla di civili” in attesa di aiuti a Rafah. Le Idf hanno ammesso che i soldati sparato contro dei palestinesi nei pressi di un sito di distribuzione degli aiuti umanitari gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation. Il motivo? “Hanno identificato diversi sospetti che si muovevano verso di loro, deviando dai percorsi di accesso designati”.
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