Garante detenuti Campania: “Verità per il 35enne morto in carcere”. Il Centro sociale che l’aveva accolto: “Sylla era una persona mite”
- Postato il 30 settembre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Chiediamo con forza, giustizia e verità, sulla morte di Sylla Mamadou Khadialy”. L’appello arriva dai garanti dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, e della provincia di Caserta, don Salvatore Saggiomo, e dal Centro sociale che si era occupato in passato dell’accoglienza in Italia del 35enne di origini senegalesi morto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere dopo 24 ore dal suo arresto. L’ex Canapificio di Caserta e altre organizzazioni del territorio, tra cui la Cgil locale, hanno organizzato per la sera del 30 settembre un’iniziativa pubblica in sua memoria. “Nessuno mai dovrebbe passare da una cella per poi uscirne morto”, sottolinea parlando col Fattoquotidiano.it la responsabile dell’ex Canapificio, Mimma D’Amico, che ha raccontato di conoscere il 35enne dal 2018 per via del progetto di accoglienza diffusa a cui aveva partecipato.
Khadialy era stato fermato alla stazione di Caserta giovedì 25 in stato confusionale, di forte agitazione. Secondo le ricostruzioni, avrebbe aggredito una persona, sottraendogli il cellulare, per poi assalire un’anziana. Tre agenti della polizia ferroviaria sono intervenuti per bloccarlo e, stando alle testimonianze, hanno subito delle lesioni. Un episodio che non riescono a spiegarsi coloro che conoscevano il giovane, fuori di sé durante l’aggressione: “Non sappiamo in che condizioni possa essersi trovato quel giorno e come mai sia potuto accadere qualcosa di simile. Probabilmente aveva bisogno di aiuto e di cure in un momento di fragilità. Era un sarto d’eccellenza ed era un volontario del Pedibus di Caserta, per cui accompagnava i bambini a scuola – prosegue Mimma D’Amico – Una persona gioiosa, socievole, mite e sosteneva la sua famiglia in Senegal”.
Dopo il fermo, gli agenti hanno portato il 35enne al pronto soccorso dell’ospedale di Caserta per le cure e poi l’hanno ridato in custodia alla Polfer. Arrestato per rapina, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, è stato in seguito trasferito al carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove è deceduto in cella venerdì 26. I garanti dei detenuti sollevano dubbi su come siano state gestite le cure mentre Khadialy era al pronto soccorso. “Il personale sanitario ha somministrato farmaci, ma il medico penitenziario non è stato informato né sulla tipologia né sul dosaggio – spiega il Garante casertano Saggiomo – e rimane poco chiaro come il detenuto sia stato dimesso dall’ospedale, nonostante fosse ancora in stato di alterazione e aggressività; durante il periodo di ricovero, durato circa otto ore, non risultano documentate con chiarezza le modalità di monitoraggio e i trattamenti effettuati”. “Ulteriore elemento di criticità è la chiusura da mesi dell’infermeria all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere – si legge nel comunicato del Garante dei detenuti Campania – situazione che ha gravi ripercussioni sia sui detenuti, privi di accesso tempestivo a cure e terapie, sia sul personale penitenziario, che si trova in difficoltà nella gestione delle emergenze sanitarie”.
“Chiedo di conoscere con urgenza gli eventi che si sono susseguiti a partire dal momento del suo ingresso in Istituto – le parole di Samuele Ciambriello – quando è stato visitato dal medico presente in carcere, lo stato psico-fisico in cui è arrivato, e se sono state utilizzate misure di contenimento. Quali sono state le cause accertate al momento della dichiarazione del decesso. Inoltre chiedo di conoscere se sia stato applicato il protocollo per le lesioni di dubbia origine, che attraverso l’utilizzo di fotografie testimonia le eventuali lesioni del detenuto. Un protocollo che credo sia stato accettato e firmato, in caso contrario vorrei avere notizie in merito”, prosegue il garante campano. “Chiediamo con forza verità, giustizia e rispetto affinché episodi come questo non si ripetano mai più. È urgente che si intervenga con responsabilità per garantire che nessun altro entri in carcere per non uscirne vivo”, concludono Ciambriello e Saggiomo.
Intanto per la serata di oggi, martedì 30 settembre alle 17.30, l’ex Canapificio ha lanciato l’iniziativa pubblica “Verità e giustizia per Sylla Mamadou Khadialy”, sostenuta tra gli altri da Cgil Caserta e il centro sociale Je so’ pazzo. Le associazioni organizzano un concentramento in piazza Dante di Caserta per poi spostarsi alla piazza della Prefettura della città campana. In attesa di prime risposte sulle cause del decesso del 35enne, che potrebbero arrivare già domani, mercoledì 1 ottobre: “Ci hanno informato sul fatto che domani alle 15.30 – annuncia D’Amico – sarà svolta l’autopsia sul corpo del ragazzo”.
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