Fregate high-tech dal Giappone. Canberra punta sulla classe “Mogami” per la sua Marina Militare

  • Postato il 7 agosto 2025
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  • Di Formiche
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La Marina Australiana ha scelto la Mitsubishi per costruire la sua prossima generazione di fregate. Pochi giorni fa, il ministero della Difesa australiano ha infatti annunciato che la versione potenziata della classe “Mogami” proposta dall’azienda nipponica è stata selezionata come vincitrice della gara d’appalto lanciata da Canberra nel febbraio del 2024 (con il nome di Sea 3000), finalizzata a individuare il progetto migliore per rimpiazzare le otto fregate classe “Anzac” attualmente in servizio nella marina australiana. In totale, si prevede che saranno undici i vascelli che il governo australiano commissionerà alla Mitsubishi, con le prime tre che saranno costruite in Giappone, mentre le successive otto saranno invece realizzate dall’Henderson Defence Precinct, sito in territorio australiano. Secondo le stime, il valore complessivo dell’ordine ammonta a circa 10 miliardi di dollari australiani, pari a circa 6,5 miliardi di dollari statunitensi secondo l’attuale tasso di cambio).

La versione originale della classe “Mogami”, entrata in servizio per la prima volta nella Marina giapponese nel 2022, è lunga 133 metri, larga 16 metri, e ha un dislocamento di 5.500 tonnellate. la fregata utilizza un sistema di propulsione combinato diesel-gas che le consente di bilanciare efficienza nei consumi e rapidità operativa. È equipaggiata con radar Aesa (active electronically scanned array), sistemi avanzati di missione, e l’innovativo albero Unicorn (United Combined Radio antenna), che integra diverse antenne in un’unica struttura. L’armamento standard include otto missili Type 17 antinave, un cannone da 127 mm, un sistema SeaRam con missili Rim-116 per la difesa ravvicinata, due stazioni remote con mitragliatrici da 12,7 mm e la capacità di ospitare a bordo un elicottero Mh-60 Seahawk.

Rispetto a questa, la versione che sarà costruita per la flotta australiana risulta avere dimensioni maggiori (circa 142 metri di lunghezza per oltre 17 metri di larghezza, con un dislocamento aumentato a circa 6.200 tonnellate); inoltre, la nuova versione incorpora un sistema radar aggiornato, sensori migliorati e una suite di missione evoluta. Una delle principali novità è rappresentata dal sistema di lancio verticale da 32 celle (Mk 41 Strike Length), compatibile con un’ampia gamma di armamenti, inclusi i missili da crociera Tomahawk che l’Australia sta integrando anche sui cacciatorpediniere Hobart.

Oltre quella della Mitsubishi, le altre proposte valutate dal governo australiano includevano la Meko A-200 della tedesca ThyssenKrupp Marine Systems (sulla cui versione precedente è stata sviluppata la classe “Anzac” attualmente in forza alla marina australiana), le sottoclassi Batch II o Batch III della classe Daegu proposta dalla Corea del Sud, e l’Alfa 3000 del costruttore navale spagnolo Navantia (responsabile della progettazione dei cacciatorpedinieri classe “Hobart” impiegati da Canberra). Nel corso die mesi precedenti, le autorità giapponesi e gli appaltatori della difesa hanno chiaramente cercato di rendere più allettante l’offerta all’Australia. A febbraio, Mitsubishi ha annunciato l’intenzione di ampliare i propri impianti a Canberra, mentre il mese precedente il generale Yoshihide Yoshida, capo di stato maggiore delle Forze di autodifesa giapponesi, aveva affermato che l’Australia avrebbe potuto “saltare la fila” nella consegna dei vascelli se avesse scelto la proposta della Mitsubishi.

Oltre l’aspetto prettamente tecnico e militare, questo accordo ha anche una valenza politica. Esso rafforza infatti legami tra l’Australia e il Giappone, che stanno divenendo alleati sempre più stretti (dentro e fuori da cornici formali come il Quad) alla luce della crescente minaccia esercitata dalla Repubblica Popolare nel teatro Indo-Pacifico. “Il Giappone e l’Australia sono partner strategici speciali e questo è stato un passo importante verso un ulteriore rafforzamento della cooperazione in materia di sicurezza con l’Australia”, ha affermato Gen Nakatani, ministro della Difesa giapponese.

Allo stesso tempo questo accordo rappresenta una svolta per l’industria militare giapponese nel settore dell’esportazione di armi: dopo la Seconda guerra mondiale il Giappone si era infatti imposto delle autolimitazioni al riguardo; tuttavia, nel 2014 l’allora primo ministro Shinzo Abe aveva aperto ad esportazioni limitate e allo sviluppo di armi con Paesi amici. Nel 2023 il Giappone ha rivisto ulteriormente la sua politica in questo senso, per consentire alle sue aziende di vendere armi letali ai Paesi partner, come risposta alla crescente cooperazione tra i suoi principali rivali geopolitici, ovvero Pechino, Mosca e Pyongyang. Prima id oggi nessun accordo aveva però raggiunti l’entità di quello siglato con l’Australia, che potrebbe dunque aprire un nuovo capitolo nella storia dell’export militare nipponico.

Autore
Formiche

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