Francia e Italia, il perfido Macron: comune etnia ma i francesi considerano gli italiani inferiori
- Postato il 14 settembre 2025
- Politica
- Di Blitz
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Francia e Italia, il perfido Macron e la comune etnia ligure, altro che celtica.
I francesi considerano gli italiani una razza inferiore da più di mille anni.
Prima, ai tempi dell’Impero Romano era un po’ diversa. Ma non è più così.
Almeno da quando Carlo Magno, su invito del Papa, scese in Italia e sbaragliò i Longobardi, mettendo una pietra sopra al sogno di fare dell’Italia uno stato unitario, sogno che impiegò altri mille anni a realizzarsi.
Carlo Magno fu incoronato imperatore a Roma nell’800, data così semplice che è impossibile dimenticare.
Per un millennio l’Italia è stata per i francesi meno di quel che è per gli Usa l’America Latina. Ogni tanto una spedizione punitiva, qualche bel quadro rapinato (un giro al Louvre ve ne convincerà; su tutti le Nozze di Cana di Paolo Veronese), il massimo genio italiano e universale, Leonardo, sequestrato e chiuso nella dependance del castello di Francesco I, Genova bombardata è assediata più volte ai suoi tempi.
L’interferenza militare è finita il 20 settembre 1870 con Porta Pia. O meglio con la Comune di Parigi. Ma nella testa francese l’Italia è sempre un popolo di santi poeti navigatori e anche eroi. Ma non uno Stato da considerare alla pari. Solo una espressione geografica, per dirla col cancelliere austriaco Metternich.
Eppure Yves Montand è un divo in Francia

Eppure uno dei miti dello spettacolo francese, Yves Montand, era nato a Monsummano Terme e si chiamava Ivo Livi. Per non parlare di ministri recente passati, delle regine Medici, di Mazzarino e di Napoleone.
Per secoli siamo stati un popolo di emigranti, e avventurieri, abbiamo esportato i più disperati e affamati in fuga da un’Italia senza pane e futuro.
Il film Il cammino della speranza è un capolavoro, mi commuove ancora a più di mezzo secolo da quando lo vidi, bambino, la prima volta. Ma è anche il simbolo di cosa siamo stati noi per loro.
Non sono solo i francesi a vederci così. Uno dei più grandi generali della storia, Eugenio di Savoia, combatte per l’imperatore d’Austria, non per un re d’Italia che non c’era. Al contrario del suo collega il duca di Marlborough, che serviva il re d’Inghilterra. Lo stesso vale per Raimondo Montecuccoli e Luigi Marsili.
Manodopera da esportazione anche ai massimi livelli.
Per non parlare degli aspetti più loschi della vita.
Germania, Gran Bretagna, l’Europa ricca ci conosce come magliari o camerieri e pizzaioli al meglio.
I (pre)giudizi di Rommel
Rommel era gonfio di pregiudizi sugli italiani, forse memore di quando con un plotone a Caporetto catturò una compagnia. Poi, visto il valore dei nostri proletari, si ricredette, senza però cambiare idea su Mussolini e gli alti comandi.
Spiegatemi perché se gli italiani si arrendevano erano vili se i tedeschi si arrendevano erano rimasti munizioni.
Ma ce l’abbiamo messa tutta in guerra (pensate a Graziani che rinuncia a prendere Il Cairo, a Pricolo che lascia 180 aerei in ottimo stato a terra perché non gli sembravano sicuri) e in pace.
Alle stragi naziste abbiamo replicato con la strage di Duisburg. Alla fine quella del magliaro è quasi una nobile arte.
E se si deve trovare un assassino per Mozart, ecco pronto il sospetto italiano, Salieri.
Politicamente ci considerano infidi e traditori non solo i tedeschi ma anche francesi e inglesi. La storia di due guerre lo conferma, milioni di nostri morti non contano.
Non conta se gli italiani hanno subito e poi combattuto i nazisti mentre i francesi li hanno abbracciati.
Marc Bloch, grande storico francese e combattente della Resistenza, cadde davanti al plotone d’esecuzione chiedendosi se non fosse vero che per le classi superiori francesi era meglio Hitler di una Repubblica popolare.
Eppure per i francesi gli italiani sono gradini sotto nella scala della evoluzione della specie.
Gli abbiamo dato Napoleone. Lui subito tratto l’Italia come colonia, distrusse l’industria del Nord, spremette il Sud fino al sangue.
Una grande regina, Caterina de’ Medici, la trattano come una strega avvelenatrice.
Mazzarino ha chiuso il ciclo di unificazione della Francia, a Versailles non c’e uno straccio di suo ritratto, potessero cancellare il suo nome dalla grande biblioteca sul Lungosenna sarebbero felici.
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