“Franca Leonsini era la diva. Diceva sempre ‘io, io, di cosa sono capace’. Federica Sciarelli mette il petto avanti per difendere i suoi, Leosini non aveva i suoi, c’era solo lei”: parla Roberta Petrelluzzi
- Postato il 12 maggio 2025
- Televisione
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Un giorno in pretura” è in onda dal 1988 ma Roberta Petrelluzzi assicura che “presentare è la parte che mi piace meno del mio lavoro. Quando andavo le prime volte in studio il mio sogno era di arrivare e trovare un cratere: era caduto un meteorite e non si poteva più registrare. Sono sempre stata timida”. Un titolo storico di Rai3, rete ospita anche “Chi l’ha visto” e “Storie Maledette” di Franca Leosini. Con quest’ultima non corre buon sangue, almeno secondo le leggende televisive: “Siamo due opposti. Leosini era la diva. Lei diceva sempre ‘Io. Io. Io di cosa sono capace’. Bravissima eh. Con quel modo di scrivere ampolloso. Diceva ‘io non leggo, solfeggio’. Una precisione, una puntualità che non è la mia. Io se mi toglievano una puntata dicevo, ‘meno male ragazzi’. Lei lottava, ‘come vi permettete?’. Non è che non correva buon sangue ma eravamo due mondi”, spiega in un’intervista al “Il Venerdì” di Repubblica.
Petrelluzzi si rivede più in Federica Sciarelli: “E’ più ruspante, verace. Lei mette sempre il petto avanti, non difende se stessa, difende i suoi. Leosini non aveva i suoi, c’era solo lei. Era una diva e si faceva trattare da diva. Io non ci ho mai tenuto. Io l’autorevolezza l’ho sempre cercata attraverso l’impegno. Detto così sembra che sono una stronza che dice ‘guarda come sono brava’. Che poi un po’ stronza lo sono veramente”.
Occuparsi di cronaca nera per quasi quarant’anni non è facile emotivamente: “Non mi sono mai fatta la scorza. Le vittime mi fanno pena, ma anche i carnefici. È difficilissimo che io provi sdegno per il carnefice. Mi sembra sempre di dover cercare di capire il perché. Forse il motivo per cui continuo a fare Un giorno in pretura è che alla fine il perché non lo trovi mai. L’unico per cui non ho provato mai pietà è Angelo Izzo. Lui è l’incarnazione del male. Di solito penso che ci sia una fiammella di umano in tutti. Non in lui”.
“Ho due casi nel cuore”, spiega la giornalista che accenna al delitto di Avetrana: “Il più ingiusto che abbia mai visto. Credo che quelle donne siano innocenti e siano state messe in mezzo in una situazione in cui il male si autoalimenta e tu non riesci più a sottrarti, ormai sei predestinato a soccombere. Le ha difese uno dei penalisti più importanti d’Italia, Franco Coppi. Ci ha messo l’anima ma si è ritrovato intrappolato in un mondo di uomini mediocri: ha assistito impotente a una tragedia che non si poteva fermare. Ci ha rimesso la salute”. Ha le idee chiare sul caso di Erba: “Quello è uno scandalo. Sono stati loro, hanno confessato. In quel caso è stata la tv, con il suo potere enorme, a instillare il dubbio nella gente. A tanti piace pensare al complotto”.
Online e sui social “Un giorno in pretura“, così come la sua ideatrice, può contare sul grande affetto dei fan della trasmissione: “Ho visto una ragazza che si è fatta fare un tatuaggio con la mia immagine. In generale, però, tendo a tenere le distanze perché mi imbarazza. Una sera ero per strada, mi ferma uno e mi dice: ‘Guardi, c’ho un mio amico in casa che è un suo fan. Aspetti che lo faccio scendere’. Era tardi e volevo andare a dormire ma mi sono sentita obbligata a dargli retta perché era gentile. Dico: va bene. E chi arriva? Un punk. Non puoi sapere la mia meraviglia. Mi aspettavo un signore con gli occhialetti… Ho detto: meno male che t’ho aspettato, sono contenta di trovare una persona così alternativa appassionata di Un giorno in pretura. E io che pensavo fosse una trasmissione per vecchi!”, ha concluso Petrelluzzi a Repubblica.
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