Flotilla, scontro sindacati-Salvini sullo sciopero generale: come funziona e chi riguarda l’eventuale precettazione

  • Postato il 2 ottobre 2025
  • Lavoro
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Mobilitazioni spontanee immediate, nuovi cortei e presidi in programma e lo sciopero generale il 3 ottobre. L’Italia torna in piazza per l’attacco israeliano alla Global Sumud Flotilla e lo scontro diventa subito politico. Da una parte Usb, Cgil e Cub con l’annuncio dell’astensione dal lavoro, con poco più di 24 ore di anticipo, dall’altro il ministro dei Trasporti Matteo Salvini che ha preannunciato l’intenzione di precettare i dipendenti dei trasporti pubblici, considerati un servizio pubblico essenziale. La proclamazione prevede che le attività ferroviarie si fermino dalle 21 del 2 ottobre per un giorno e il personale delle autostrade inizi il suo sciopero alle 22 del 2 ottobre, mentre i vigili del fuoco si asterranno solo per 4 ore a partire dal turno delle 9 del 3 ottobre. Per tutte le altre categorie, invece, l’astensione inizierà dalla mezzanotte del 3 per ventiquattr’ore. La battaglia si giocherà in punta di diritto ma, calendario degli scioperi alla mano, difficilmente impedirà agli impiegati di diversi settori, a iniziare dal privato, di potersi astenere dal lavoro. La vicenda è tecnica e merita di essere spiegata nel dettaglio.

Lo sciopero e la legge 146/1990

Cgil, Usb e Cub avevano già annunciato che avrebbe proclamato uno sciopero immediato qualora Israele fosse intervenuta per interrompere la missione della Flotilla verso Gaza. E così è stato. Appena le forze militari di Tel Aviv hanno iniziato l’abbordaggio degli equipaggi, i sindacati hanno chiamato la piazza per venerdì 3 ottobre. Neanche 36 ore di preavviso: un lasso di tempo che richiede specifiche motivazioni per indire una sciopero che investa anche i servizi pubblici essenziali, l’unico settore che ha una disciplina per lo sciopero. Le norme sono contenute nella legge 146 del 1990 che non riguardano il settore privato e prevedono un congruo anticipo – almeno 10 giorni – per bilanciare altri diritti costituzionalmente garantiti dei cittadini. La stessa legge prevede però delle deroghe, proprio quelle invocate dai sindacati: sono regolate dall’articolo 2 comma 7 che garantisce la possibilità di scioperare senza alcun preavviso “in difesa dell’ordine costituzionale” o in caso di “protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori”. È in virtù di questa disposizione di legge che i sindacati hanno proclamato lo sciopero generale di venerdì 3 ritenendo che l’immobilismo del governo di fronte all’intervento israeliano nei confronti dei cittadini italiani rientri sotto l’ombrello di quel comma.

La precettazione valutata da Salvini

La reazione del ministro Matteo Salvini è stata rapida. Il Mit ha spiegato in una nota che il vicepremier volendo “evitare” che una “minoranza irresponsabile” influisca sulla vita di milioni di italiani “valuta la precettazione”, cioè quell’atto amministrativo straordinario con cui l’autorità competente – ovvero il ministero dei Trasporti in questo caso – può ordinare ai lavoratori in sciopero di riprendere il servizio o imporre limitazioni orarie. “L’orientamento della Commissione di Garanzia per gli scioperi, infatti, ha già stabilito – ha sostenuto il ministero mercoledì sera – che la motivazione addotta dai sindacati non rientra nei casi che giustificano il mancato preavviso”.

Lo sciopero già in programma

C’è tuttavia un passaggio, una specie di “cavallo di troia”, che difficilmente potrà fermare la possibilità che i lavoratori di diversi settori pubblici aderiscano allo sciopero. Venerdì 3 ottobre era infatti già stato proclamato uno sciopero generale dal sindacato S.I. Cobas, entro i termini di legge: l’astensione era infatti stata comunicata lo scorso 18 settembre. La motivazione è sempre legata alla questione palestinese: “Contro il genocidio in atto da quasi due anni nella striscia di Gaza; sostegno del popolo palestinese; discesa in campo dei lavoratori in opposizione concreta al genocidio e alla complicità del governo Meloni attraverso lo sciopero. Per la fine immediata del genocidio a Gaza e in Cisgiordania, la sospensione di ogni fornitura di armamenti e di merci, nonché di ogni collaborazione e partnership commerciale, culturale, accademica e tecnologica con lo Stato di Israele”, si leggeva nelle motivazioni della proclamazione. La Commissione di Garanzia, presieduta da Paola Bellocchi, era poi intervenuta per una rimodulazione che ha escluso alcuni settori sulla base del concetto di rarefazione, cioè la vicinanza ad altri scioperi negli stessi comparti, e il sindacato si è adeguato escludendoli dalla proclamazione.

Vademecum Usb: come funziona se c’è la precettazione

In vista dello scontro legale in queste ore, l’Usb ha diffuso un vademecum per i lavoratori ricordando che “se lavori nel settore privato o comunque non rientri tra i servizi pubblici essenziali, puoi aderire liberamente” allo sciopero: “Non esistono vincoli, non è richiesta alcuna comunicazione preventiva; la proclamazione nazionale ti copre pienamente senza bisogno che la tua azienda sia informata direttamente. Non serve chiedere autorizzazioni, né avvisare l’azienda. Lo sciopero è un diritto costituzionale”. Per chi rientra nel perimetro dell’applicazione della legge 146/90 invece il sindacato ricorda due specifiche. In assenza di ordinanza del governo o del prefetto, le sanzioni previste “riguardano prioritariamente le organizzazioni sindacali proclamanti, non i singoli lavoratori o lavoratrici, che solo eccezionalmente subiscono conseguenze” e “il licenziamento è tassativamente escluso”. In ogni caso, il sindacato ha già fatto sapere che “garantirà assistenza sindacale in caso di contestazioni”. Se invece arriverà un’ordinanza di sospensione dello sciopero, sottolinea l’Usb, la “legge può prevedere una sanzione amministrativa da 500 a 1000 euro per chi sciopera comunque”. Sarebbe un “atto politico gravissimo che va detto, abbiamo visto verificarsi raramente”, dice il sindacato rimarcando che “non intende sottostare a un’ordinanza ingiusta, ma in questo caso rimette la scelta a ciascun lavoratore e lavoratrice”.

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