Ferro: “Sulla sicurezza ci siamo, critiche ingiuste dall’opposizione”

  • Postato il 7 dicembre 2025
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Ferro: “Sulla sicurezza ci siamo, critiche ingiuste dall’opposizione”

REGGIO CALABRIA – L’assalto al portavalori sull’A2 tra gli svincoli di Scilla e Bagnara ha riacceso la discussione sulla sicurezza in Calabria. Ne abbiamo discusso con il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro.

Sottosegretario Ferro, il Pd è partito all’attacco del governo dopo l’assalto al furgone blindato della Sicurtransport in Calabria. Come risponde?

«È sorprendente vedere il Partito democratico riscoprire improvvisamente il tema della sicurezza, dopo anni in cui i governi da loro sostenuti lo hanno relegato in fondo all’agenda politica. Quando il centrosinistra ha tagliato presìdi, bloccato il turnover, lasciato le Forze dell’ordine in una condizione di forte sofferenza. Il Governo Meloni ha invertito la rotta con fatti concreti, e i numeri lo dimostrano: dall’inizio della legislatura abbiamo realizzato oltre 37.400 nuove assunzioni tra Polizia di Stato, carabinieri e Guardia di finanza, cioè 4.000 unità in più rispetto al turnover, e altre 30.000 sono già programmate entro il 2027.

Dopo decenni di tagli, finalmente lo Stato torna ad essere presente sul territorio, e non solo con l’aumento del personale e il rafforzamento dei presidi delle forze dell’ordine, anche attraverso il riutilizzo dei beni confiscati alle mafie come abbiamo fatto ad Africo, Santo Stefano d’Aspromonte, Limbadi, San Ferdinando. Il ministero dell’Interno ha rafforzato la sicurezza urbana, ha investito milioni sulla videosorveglianza nei contesti urbani e nelle aree industriali, come ha fatto con il protocollo Calabria firmato alla presenza del ministro Piantedosi, e sta lavorando per proteggere gli ingenti investimenti pubblici dai tentativi di infiltrazione delle organizzazioni mafiose, come avvenuto con i protocolli di legalità per i cantieri sui nuovi ospedali.

Con il decreto Caivano-bis abbiamo stanziato 180 milioni di euro per intervenire in realtà complesse come quelle di Rosarno e San Ferdinando, e sempre dal Viminale abbiamo stanziato 5 milioni di euro per gli interventi di rigenerazione urbana ad Arghillà. Agli attacchi possiamo rispondere con i risultati del lavoro introdotto».

Il senatore Irto ha parlato di comunità «non garantite». Lei ha replicato citando le assunzioni. Basta questo per scongiurare i pericoli?

«Conosco la serietà del senatore Irto, e proprio per questo sono stata sinceramente meravigliata nel vederlo scivolare in una polemica così strumentale. Parlare di “assenza dello Stato” in Calabria, nel momento stesso in cui il governo sta recuperando anni di inerzia, è ingeneroso e non aderente alla realtà. La sicurezza non si garantisce solo rafforzando gli organici come stiamo facendo – considerato anche che ogni nuovo agente ha bisogno di un adeguato periodo di formazione prima di essere impiegato su strada – ma con un’azione complessiva che il governo Meloni ha rimesso al centro, ricostruendo quella presenza dello Stato che per anni è mancata.

Non basta una misura isolata, ma proprio perché stiamo lavorando su più piani oggi possiamo dire che la Calabria non è affatto una terra “non garantita”. È una terra dove lo Stato sta tornando, con serietà e con continuità. E per Stato non intendo solo il governo, le forze dell’ordine, la magistratura, ma un “sistema” orientato alla sicurezza e alla legalità in cui vengono coinvolte le amministrazioni locali, i professionisti, le imprese, il mondo del lavoro. Lo dimostrano le iniziative di rete come i protocolli che stiamo sottoscrivendo anche grazie all’impegno delle Prefetture, come quello contro i fenomeni dell’usura a Catanzaro, o sulla gestione dei beni confiscati a Reggio Calabria».

Lei ha ricordato l’assalto al caveau della Sicurtransport del 2016, quando governava Renzi. All’epoca, lei ha sottolineato, nessuno accusò il governo.

«Certi episodi, studiati nei dettagli e messi in atto da gruppi criminali altamente organizzati, non possono essere prevenuti nemmeno con un poliziotto a ogni angolo di strada. Nel 2016 il clamoroso assalto al caveau della Sicurtransport fruttò un bottino superiore agli otto milioni di euro, e nessuno giustamente immaginò di puntare il dito contro il governo dell’epoca. Ho trovato ingiusto, a fronte del lavoro fatto, tentare di cavalcare un episodio delittuoso di questo genere solo per attaccare il governo Meloni».

Quanto è garantito, in termini di controllo, il territorio calabrese?

«Dire una percentuale sarebbe superficiale. Ma posso dire ciò che conta davvero: il territorio calabrese oggi è molto più presidiato di qualche anno fa, perché il governo ha rimesso la sicurezza al centro della propria azione politica. Come dicevo, il controllo non si misura solo con le divise sul territorio, ma con una presenza dello Stato che opera in profondità. Penso ai Gruppi interforze che nelle Prefetture vigilano sugli appalti, al potenziamento della Banca dati nazionale antimafia, ai grandi investimenti sulla videosorveglianza nelle Zes e nelle aree a più elevato rischio di infiltrazione, all’azione costante contro usura ed estorsione, con benefici economici che nel 2025 hanno già superato i 2 milioni di euro, a sostegno di chi trova il coraggio di denunciare. Questo è controllo del territorio reale, concreto, che impedisce alle mafie di infiltrarsi nei flussi economici e restituisce fiducia ai cittadini e alle imprese».

C’è la ’ndrangheta dietro l’assalto al portavalori?

«Non posso certo essere a conoscenza del merito dell’attività investigativa, a cui guardo con grande rispetto e nella quale ho piena fiducia. È chiaro, però, che parliamo di un territorio dove è difficile immaginare che un’azione criminale così complessa possa avvenire senza che le cosche ne siano coinvolte o quantomeno informate. Ricordo che per l’assalto al caveau della Sicurtransport emerse una sorta di patto tra criminalità catanzarese, crotonese e rapinatori pugliesi. Quella delle rapine ai furgoni portavalori è infatti un’attività in cui sono specializzate bande criminali che hanno base in precise zone della Puglia».

È possibile una collaborazione futura con le opposizioni sui temi della sicurezza?

«Sarebbe auspicabile, perché la sicurezza deve essere una priorità nazionale non una bandiera di parte. Del resto, il Ministero dell’Interno collabora quotidianamente con sindaci, amministrazioni comunali e istituzioni di centrodestra come di centrosinistra per realizzare gli interventi necessari a garantire la sicurezza del territorio».

Che messaggio si sente di consegnare ai cittadini calabresi?

«Ai calabresi dico che grazie all’insieme di interventi introdotti dal governo e dal ministero dell’Interno stiamo restituendo ai cittadini la certezza che lo Stato c’è. Certo molto resta da fare, ma sul fronte della sicurezza posso dire che al territorio calabrese viene riservata un’attenzione senza precedenti».

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