Ex Ilva: sit in associazioni, no all’accordo di programma

  • Postato il 30 luglio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Ex Ilva: sit in associazioni, no all’accordo di programma

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Ex Ilva, la protesta delle associazioni: «No all’accordo di programma, sì alla vita». I cittadini contestano il piano del governo.


TARANTO – «Noi urlatori? Nessuna violenza, solo stanchezza e dignità». È questo il messaggio forte e chiaro che questa mattina cittadini, attivisti e associazioni hanno voluto lanciare da sotto Palazzo di Città, durante il sit-in contro l’accordo di programma sull’ex Ilva. Un presidio che non si è fermato neppure dopo le dimissioni del sindaco Piero Bitetti, che hanno fatto saltare il consiglio comunale monotematico previsto per oggi.

Il malcontento monta. Domani il Governo si appresta a firmare l’accordo interistituzionale al Mimit, che prevede l’avvio di una transizione con tre forni elettrici per sostituire gli altiforni dello stabilimento. Un passaggio tecnico, ma per le associazioni è soprattutto un passaggio a vuoto, che ignora la voce della città. «È un piano calato dall’alto – dicono – e non tiene conto della salute dei cittadini né della volontà popolare».

Ex Ilva: sit in associazioni, no all’accordo di programma

Tra i presenti, anche Genitori Tarantini, il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, LMO-Lavoratori Metalmeccanici Organizzati, Cobas e il Comitato contro le discariche. Volti coperti con carta da pane, cartelli, striscioni e la memoria viva dei bambini colpiti da malattie legate all’inquinamento. «Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino», recita uno degli slogan più forti. Un altro campeggia: «Ilva is a killer – Taranto libera».

Non ci stanno a passare per violenti, gli attivisti. Nei giorni scorsi, alcune testate avevano parlato di contestazioni aggressive contro il sindaco Bitetti. Ma dal presidio smentiscono con fermezza: «Non è stata violenza, è stata esasperazione. La nostra rabbia è stata strumentalizzata. Da anni siamo costretti a subire. Difendiamo i nostri figli».

Il riferimento è anche alla lotta storica delle donne di Cornigliano, che riuscirono a ottenere la chiusura dell’area a caldo a Genova. «È possibile riconvertire e bonificare. Altrove è già successo. Anche Taranto merita una possibilità di futuro, senza essere ostaggio di una fabbrica che uccide», affermano. E la mobilitazione non si ferma. Per questa sera, alle 19, è previsto un secondo sit-in, organizzato dall’associazione Giustizia per Taranto, in piazzetta Gandhi, proprio accanto alla Prefettura. La città, ancora una volta, prova a farsi ascoltare. E a dire no a un modello di sviluppo che ha già presentato un conto troppo salato.

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