Ex Ilva, le tute blu occupano la stazione di Brignole: sospesa la circolazione ferroviaria
- Postato il 4 dicembre 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Liguria. La massa di lavoratori dell’ex Ilva è andata a occupare la stazione Brignole: “La stazione è occupata, i binari sono liberi. Andiamo avanti così finché non si smuove qualcosa. Noi la chiusura dell’Ilva non la vogliamo, interrompere la filiera produttiva tra Taranto e Genova significa mandare a morte l’industria italiana” ha detto il sindacalista Armando Palombo, Rsu ex Ilva Fiom.
Secondo quanto appreso ad ora da Trenitalia, la circolazione ferroviaria è stata comunque sospesa a titolo precauzionale in relazione alla protesta, con inevitabili conseguenze sul normale transito dei treni e relativi disagi. Questo, in attesa di capire la situazione e garantire la sicurezza dei treni in arrivo e in partenza.
E in mattinata è deflagrata in uno scontro tra gli operai e la polizia la tensione delle ultime ore attorno alla mobilitazione per l’ex Ilva di Genova Cornigliano. Il corteo di oggi, nel giorno dello sciopero generale dei metalmeccanici, è arrivato davanti alla prefettura dove le forze dell’ordine avevano attuato un dispositivo di sicurezza massiccio con camionette, alari e transenne: una situazione che in molti hanno paragonato ai tempi del G8 2001. Davanti al palazzo del governo, intorno alle 11, sono iniziati gli scontri.
Gli operai, prima usando i caschetti da lavoro, si sono scagliati contro lo sbarramento poi – mentre la polizia faceva partire i lacrimogeni, uno dei quali ha colpito alla testa un operaio – un “dito”, una sorta di muletto industriale di solito utilizzato per spostare ralle di acciaio, ha sfondato parzialmente gli alari in acciaio. Oltre a questo c’è stato un lancio di oggetti, copertoni, bombolette, petardi. “Ci dovete arrestare tutti, noi vogliamo lavorare!” una delle frasi scandite da Armando Palombo, Rsu ex Ilva Fiom, uno dei leader della vertenza sindacale. Tanti gli slogan lanciati dagli operai tra cui “Vergogna!”, “Fate schifo!” e altri cori contro il governo e il ministro Adolfo Urso.
Domani a Roma ci sarà un incontro con il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che ieri ha provato a dare rassicurazioni sul futuro dell’ex Ilva durante un question time alla Camera, ma a quell’incontro sono invitate solo le istituzioni (Regione e Comune), non i sindacati: “Cosa ci aspettiamo? – dice il sindacalista De Palma della Fiom – quello che ci aspettiamo è che le istituzioni dicano al ministro Urso che il tempo degli incontri per spezzare, per frammentare, per dividere, sono finiti. C’è bisogno invece di un incontro a Palazzo Chigi in cui ci si assuma tutti la responsabilità di fare delle scelte che servono ai lavoratori e ai territori dove insistono gli impianti”.
“Per salvare definitivamente la siderurgia bisogna tornare al piano condiviso con le organizzazioni sindacali per dare continuità produttiva ai siti del nord e prendersi la responsabilità del rilancio della siderurgia in attesa di investitori industriali e del settore con capacità economiche. Il governo torni ad essere quello che ha promesso il rilancio della siderurgia ed esca da questa nuova posizione che rischia di portare alla chiusura” aggiunge poi Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria.