Ex Ilva, assemblea a Genova col segretario della Fiom: “Rischiamo di andare tutti a bagno”
- Postato il 22 maggio 2025
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- Di Genova24
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Genova. Assemblea questa mattina davanti alla portineria dello stabilimento ex Ilva di Cornigliano alla presenza del segretario generale della Fiom Cgil Michele De Palma. Tensione e preoccupazione anche a Genova dopo il sequestro dell’altoforno di Taranto che rischia di far raddoppiare la quota di lavoratori in cassa integrazione e soprattutto mette in discussione il futuro stesso dell’azienda nel pieno delle trattative con Baku Steel.
“La verità è che in questo momento è a rischio tutto il progetto di salvaguardia e di messa in sicurezza di tutti gli stabilimenti ex Ilva e quindi abbiamo chiesto al governo di sospendere la riunione e di raggiornare alla prossima settimana perché abbiamo bisogno delle risorse per garantire il piano di ripartenza, il piano di transizione alla decarbonizzazione e l’occupazione di tutte le lavoratrici e lavoratori. Non possono essere i lavoratori pagare gli errori fatti dai governi precedenti e delle gestioni precedenti”, spiega De Palma.
A mettere in guardia ieri è stato anche il ministro delle Imprese Adolfo Urso rispondendo al question time alla Camera: “La decisione della Procura di Taranto mette a rischio il processo riconversione ambientale del sito di Taranto, sia per la sostenibilità economica dello stabilimento sia per il negoziato in corso con le aziende che hanno partecipato alla procedura di gara che si ritrovano condizioni diverse rispetto a quelle contrattate, sia soprattutto per i rilevanti impatti occupazionali diretti e indiretti”.
“Innanzitutto ci vorrebbe un piano industriale e per avere un piano industriale c’è bisogno che l’azienda stia in piedi – continua – per poi decidere la locazione di tutti i forni che sono necessari nel processo di decarbonizzazione. Una cosa è certa, noi abbiamo bisogno di acciaio nel nostro Paese. Noi lo acquistiamo dall’estero e invece abbiamo tutta la potenzialità per produrla in tutti i siti del nostro paese”.
A preoccupare, ovviamente, è anche il futuro della trattativa con gli azeri. “Adesso Baku Steel vuole un sacco di garanzie che prima non sembrava fossero necessarie – sottolinea il segretario nazionale della Fiom -. La sensazione che abbiamo, non essendo al tavolo della trattativa, è che questa attribuzione dell’azienda che sarebbe dovuta avvenire entro giugno, la verità è che questa trattativa non è mai decollata. Per questo diciamo che per assicurare la continuità all’azienda e all’occupazione e al futuro dell’ex Ilva, lo Stato debba valutare anche la presa in gestione diretta dell’azienda”.
“La situazione è drammatica, l’abbiamo rappresentata al governo che la conosce benissimo e per noi la strada obbligata è una, la nazionalizzazione – insiste il segeretario nazionale di Usb Francesco Rizzo -. Abbiamo chiesto al governo di annullare la gara con Baku Steel perché non è in corso una trattativa, ma è in corso, secondo noi, un vero e proprio ricatto da parte dell’acquirente che è interessato solo al rigassificatore. Il governo deve nazionalizzare, mettere risorse e rilanciare gli stabilimenti del gruppo, se la siderurgia è centrale anche per quello che sta accadendo a livello geopolitico in Europa. E soprattutto deve aprire una discussione per risarcire i lavoratori che sono 15 anni che vivono questa condizione perenne di cassa integrazione”.
“Noi abbiamo aree dedicate, per accordi, all’industria siderurgica e abbiamo proposto a chiare lettere di realizzare un forno elettrico che può soddisfare le ragioni del nord – ricorda Armando Palombo, coordinatore Rsu della Fiom Cgil – non per dividerci, ma per dare una possibilità, perché se aspettiamo tempi che si prospettano lunghissimi rischiamo di andare a bagno tutti. E noi non lo permetteremo, con l’intelligenza che abbiamo e anche con la forza che abbiamo sempre messo”. “Noi chiediamo continuità di reddito e continuità di lavoro – aggiunge Mauro Micheli, delegato di Uilm – e un forno elettrico sulla zona di Genova potrebbe alimentare il nord Italia e, anche le problematiche di Taranto, sarebbero attenuate”.
Anche perché, in assenza di risposte concrete, sale il rischio di una mobilitazione. “C’è delusione e preoccupazione e oggi è emerso nell’assemblea che la temperatura del termometro si sta alzando – sottolinea Nicola Appice, delegato di Fim Cisl – noi siamo pronti a mobilitarci perché i segnali che stanno arrivando sono quelli di un disastro totale”. “La proposta che Baku sta portando avanti il governo deve rigettarla – conclude Fabio Ceraudo delegato Usb – deve prendersi delle responsabilità e intervenire per nazionalizzare l’azienda per il bene sia del di Genova che di Taranto”.