Ex Ilva, a Cornigliano blocco stradale a oltranza: “Non ce ne andiamo finché non si apre un tavolo”
- Postato il 19 novembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. “Non ce ne andiamo di qui finché non si apre un tavolo su Genova. Lo deve convocare chi governa il Paese, la città e la regione. Qui si perdono mille posti di lavoro, credo sia sufficiente come ragione”. Sono le parole di Armando Palombo, storico esponente della Fiom e portavoce dei lavoratori dell’ex Ilva di Genova, che confermano il blocco a oltranza della viabilità di Cornigliano. Oggi, dopo l’assemblea convocata in occasione dello sciopero nazionale di 24 ore, i dipendenti dell’acciaieria sono usciti in corteo coi mezzi della fabbrica e hanno deciso di fermarsi in mezzo alla strada finché non avranno risposte. Nel frattempo lo stabilimento resta occupato.
“Se chiudono le cokerie Taranto va a bagno, e io non voglio che Genova vada a bagno con Taranto – sottolinea Palombo -. Aspettiamo una chiamata, al momento non c’è niente di niente. Eppure l’annuncio ieri è stato chiarissimo. Abbiamo chiesto una solidarietà vera, non un comunicato. Che vengano sospese le sedute comunali e regionali e si apra un tavolo per salvare questi mille posti di lavoro”.
Salis: “Estremamente preoccupata per lo stallo totale”
“Sono estremamente preoccupata per lo stallo totale che si sta verificando sulla vertenza ex Ilva, con un migliaio di lavoratori e di famiglie genovesi che rischiano seriamente di perdere salario e impiego e una città e un Paese che rischiano di perdere uno dei principali asset di sviluppo economico e industriale – ha commentato la sindaca di Genova Silvia Salis in un comunicato diffuso in mattinata -. Il governo ha fallito troppe volte nella ricerca di una soluzione efficace per il futuro dell’azienda, dei lavoratori e dell’industria di questa città e di questo Paese. Il momento delle risposte è già arrivato da tempo e non è più procrastinabile”.
Poi rivendica il sì al forno elettrico nei giorni in cui si parlava concretamente di un piano di salvataggio per l’ex Ilva: “Questa amministrazione, fin dai primi giorni del suo insediamento, non si è tirata indietro e ha assunto una posizione decisa, non senza criticità dal punto di vista politico, ma pensando al futuro con un atto di estrema responsabilità nei confronti dei lavoratori e dello sviluppo industriale ed economico della città. Ma gli annunci del governo sono stati ancora una volta disattesi: ora è il tempo delle risposte“. Salis conclude ribadendo “totale vicinanza ai lavoratori e di Genova e di tutti gli stabilimenti. Siamo pronti a richiamare nuovamente il governo alle sue responsabilità in tutte le sedi istituzionali e politiche. Infine, da sindaca non posso non appellarmi ai lavoratori affinché le comprensibili azioni di protesta restino nell’alveo del rispetto del resto della cittadinanza“.
Poi la sindaca ha inviato una lettera al ministro dello Sviluppo economico, Adolfo Urso, e per conoscenza alla prefetta di Genova, Cinzia Teresa Torraco, chiedendo con urgenza la convocazione di un tavolo sulla vertenza ex Ilva e sul futuro dello stabilimento di Cornigliano e dei suoi lavoratori, alla presenza delle organizzazioni sindacali.
Bucci incontra i lavoratori: “La fabbrica non deve chiudere”
Nel fattempo, a fine mattinata è arrivato a Cornigliano il presidente della Regione Marco Bucci che ha incontrato i lavoratori. “La situazione non va bene, non è accettabile, per cui stiamo tutti lavorando – ha detto prendendo la parola di fronte a sindacalisti e dipendenti dell’ex Ilva -. Il problema, come sapete, non è a Genova ma a Taranto, però noi siamo collegati, quindi o facciamo funzionare il collegamento oppure troviamo un altro collegamento, non c’è altra scelta. Se a Taranto non si vogliono fare certe cose, noi dobbiamo avere qualcuno che ci fa i coils o ce li facciamo noi. Siamo assolutamente determinati a far sì che Genova vada avanti, perché dell’acciaio c’è bisogno e perché la latta che si fa qui da noi è veramente di alta qualità”. Bucci non ha escluso lo “spezzatino” o la nazionalizzazione. E ha benedetto la lotta in difesa dell’acciaio: “Capisco la vostra protesta, penso che tutta la città sia vicina a voi, anzi ne sono sicuro“.
L’azienda: “Nessun aumento della cassa integrazione”
Nel frattempo non si è concretizzato alcun piano di rilancio, sebbene il ministero delle Imprese continui a parlare di interlocutori interessati all’acquisizione degli impianti. In una nota Acciaierie d’Italia ribadisce che, a differenza di quanto era emerso la settimana scorsa, “non è previsto alcun aumento del numero dei lavoratori in cassa integrazione rispetto alle attuali 4.450 unità” e che ogni altra ricostruzione “è priva di fondamento”. Al posto della cassa integrazione ci saranno “93mila ore di formazione e riqualificazione in concomitanza con gli interventi di manutenzione programmati sugli impianti”.
Ma il cosiddetto “ciclo corto” prospettato dai commissari, a dire dei sindacati, porterebbe alla progressiva chiusura dell’intero complesso ex Ilva. Torna d’attualità il tema dello spezzatino, con un possibile destino indipendente per lo stabilimento di Genova, dove la lavorazione a freddo potrebbe continuare a patto che arrivi la materia prima. “Quello che so è che a Genova e a Novi basta che arrivino dei rotoli e noi li lavoriamo – ribadisce Palombo -. C’è il mercato, c’è la professionalità, perché qua stiamo tenendo in piedi gli impianti grazie ai lavoratori: vale per il ciclo latta e per il ciclo zincato. A noi serve che arrivi il rotolo, non importa da dove”.
Blocco a oltranza con gazebo e tende, disagi al traffico
A Cornigliano i lavoratori hanno montato un gazebo e una tenda, nonostante le temperature in calo e il maltempo in arrivo: “Ci prepariamo a dormire qui“. Il sit-in insiste all’incrocio tra via Siffredi, la strada Guido Rossa (completamente chiusa e presidiata da alcuni mezzi da lavoro) e via Cornigliano, un punto nevralgico per la viabilità genovese con inevitabili ripercussioni a cascata. Gli unici modi di aggirare il blocco sono l’autostrada A10 o la ferrovia, dato che le altre direttrici litoranee sono interrotte.