Eventi estremi, l’esperta di prevenzione: “Non possiamo aspettare le istituzioni, metterci in salvo dipende anche da noi”
- Postato il 22 luglio 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Rispetto ai rischi degli eventi estremi non possiamo più essere fatalisti. Né sperare che sia solo lo Stato a proteggerci. Come cittadini, oggi uno dei nostri primi doveri è informarci ed essere consapevoli dei pericoli”. Giuliana D’Addezio è presidente del Centro Alfredo Rampi, associazione riconosciuta dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, dalla Regione Lazio e da Roma Capitale, nata nel 1981 dopo il tragico evento di Vermicino. “Il nostro Centro”, spiega, “si dedica alla promozione della cultura della sicurezza, della protezione civile, della salvaguardia ambientale, dell’educazione alla protezione dei rischi, infine del soccorso tecnico ma anche psicologico nelle emergenze”.
Lei è un’esperta di prevenzione. Ebbene, Alcune settimane fa in Texas un’alluvione ha fatto centinaia di morti. E L’Italia è spezzata come sempre tra afa estrema e alluvioni. Come possiamo proteggerci?
Rispetto alle alluvioni, va anzitutto detto che, se prima erano limitate a periodi primaverili e autunnali, ora invece accadono tutto l’anno. Ma il problema vero è che l’alluvione non sempre arriva dove c’è il massimo della piovosità, arriva a valle, dove magari è piovuto meno, come è successo di recente in Texas, dove il livello del fiume è aumentato di 8 metri in 45 minuti. In questi casi, ad esempio, può essere utile informarsi se più a monte sta piovendo intensamente.
Che fare, oltre questo?
Sicuramente non stare vicino agli argini dei fiumi. Se si è vicino ai fiumi, o dentro, uscire immediatamente e mettersi in sicurezza. Ma bisogna anche stare attenti ed evitare, in macchina, di fermarsi sotto i cavalcavia o, peggio, nei sottopassaggi. Anche i ponti, che possono essere lesionati al passaggio di piene dell’acqua, dovrebbero essere evitati. Sempre meglio trovare riparo in posti più rilievati rispetto al fondovalle.
Dove prendere informazioni sul rischio frane e alluvioni?
Sul sito dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), ci sono le mappe che riportano aree interessate dal rischio idrogeologico, dalle frane alle alluvioni. Ma c’è anche un’analisi puntuale del consumo di suolo, arrivato a livelli altissimi. Ecco, ciò che bisogna sapere è che quando piove intensamente dove c’è consumo di suolo il rischio è maggiore, l’acqua penetra con più difficoltà.
E per quanto riguarda, invece, gli incendi?
Purtroppo non è un tema semplice. Diciamo che la regola di base è evitare, quando fa molto caldo, zone con vegetazione secca, oltre ovviamente evitare di essere produttori di incendi, ad esempio facendo barbecue in aree non controllate. Se vediamo un piccolo focolaio che può essere l’inizio di qualcosa l’importante occorre agire il prima possibile e segnalare al 112. Purtroppo un tempo la campagna era più curata e anche il sottobosco più pulito, c’era maggiore presenza dell’uomo.
Se invece siamo all’estero, come possiamo proteggerci?
Se si va in un Paese di cui non si conosce la lingua e di cui si sa poco una delle cose fondamentali è informarsi, sapere se è un territorio vulnerabile per eruzioni vulcaniche, terremoti o altri tipi di eventi. Il ministero degli Esteri dà informazioni a chi deve viaggiare. Certo, eventi come terremoti e incendi sono imprevedibili, ma se ne può conoscere la pericolosità. Informarsi serve anche se non si sta partendo, ma si vive in un territorio potenzialmente vulnerabile: sappiamo ad esempio la pericolosità sismica dell’area dove viviamo e se la scuola dove vanno i nostri figli è antisismica?
Come siamo messi in Italia dal punto di vista delle allerte meteo?
Da un certo punto di vista bene, abbiamo un sistema di rilevazioni discreto, però poi le allerte sono così frequenti, quasi quotidiane, che si rischia la perdita dell’attenzione. Manca però un avviso puntuale che arrivi per esempio sugli smartphone, su quello siamo ancora indietro. Però va anche detto che, incredibilmente, non tutti lo vorrebbero. In realtà, noi abbiamo comunque molte più informazioni rispetto al passato, basta andare in rete, collegarsi a siti di enti e istituzioni autorevoli dal punto di vista scientifico e a quello della Protezione Civile.
Informarsi, dunque, è la cosa fondamentale?
Sì, occorre sapere quali sono i fenomeni a cui puoi andare incontro e fare le proprie valutazioni. Pensare che le istituzioni ci proteggeranno sempre e comunque non è del tutto corretto, anche perché spetta sempre a noi sapere come agire per il meglio per mitigare l’impatto dannoso di eventi potenzialmente distruttivi.
Però in Italia la cultura della prevenzione non è diffusa.
Purtroppo no. Noi facciamo tantissima formazione, ma spesso si tratta di persone che chiedono di essere formate e che sono quindi un segmento già selezionato. Bisognerebbe fare di più nelle scuole. Oggi non si può ignorare di vivere in una zona sismica, o a rischio alluvioni. Diciamo che non ci possiamo più permettere il fatalismo.
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