È morto Robert Redford. Il volto e il carisma del cinema libero e impegnato, dal Sundance Festival all’ambientalismo

  • Postato il 16 settembre 2025
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Nel 2018, Robert Redford aveva dato l’addio alle scene, non prima di aver ricevuto, a Venezia, il Leone d’Oro alla carriera (era il 2017, con lui, a condividere il premio sul palco del Lido, Jane Fonda), per “averci accompagnato attraverso cinquant’anni di storia americana con una combinazione di rigore, intelligenza e grazia che resta insuperabile” sottolineava l’allora direttore della Mostra del Cinema, Alberto Barbera “La sua dedizione ai personaggi e alle storie è andata di pari passo con l’impegno e la passione per la complessa bellezza e per i valori del nostro mondo in continua evoluzione”.

Robert Redford e il cinema libero e indipendente

Di riconoscimenti importanti, del resto, l’attore, regista, produttore e attivista che ha saputo coniugare i lustrini del mondo di Hollywood con l’impegno civile, ne ha ricevuti molti. Il più importante, il premio Oscar alla regia per Gente Comune (1980), arrivò a premiare il suo esordio dietro alla macchina da presa dopo una già lunga e fortunata carriera da attore, per la quale la Statuetta non è mai arrivata (ma una nomination sì, per il film La stangata, ambientato all’epoca della Grande Depressione). Un secondo Oscar gli fu assegnato, meritatamente, nel 2002, come summa di un percorso professionale da ricordare, anche per la passione riposta nel suo mestiere – non meno che nelle cause ambientaliste, di cui è stato fervente sostenitore – come dimostra il ruolo giocato nella nascita del movimento del cinema indipendente identificato dal Sundance Festival (fondato nel 1990 insieme a Sydney Pollack).

Venezia 74- Jane Fonda e Robert Redford ph. Irene Fanizza
Venezia 74, Jane Fonda e Robert Redford. Photo Irene Fanizza

Robert Redford attore. I film iconici degli Anni Settanta

Redford si è spento nella mattinata del 16 settembre nel sonno, nella sua casa di Provo, nello Utah. Aveva 89 anni. Nato in California (Santa Monica) nel 1936, alla fine degli Anni Cinquanta, dopo un’adolescenza tormentata, si avvicinò alla sceneggiatura e alla recitazione a New York. Al 1960 risalgono i primi ruoli in tv, nelle serie Playhouse 90, The Deputy, Perry Mason. Poco dopo avrebbe avuto inizio la sua ascesa nel cinema: per Lo strano mondo di Daisy Clover, nel 1965, ottenne il Golden Globe come Miglior attore esordiente, nel 1966 era nel cast de La Caccia, accanto a Marlon Brando, James Fox e Jane Fonda. Ma al ’69 risale una delle sue interpretazioni più celebri, in Butch Cassidy (1969) accanto a Paul Newman, sulla storia vera di due fuorilegge del vecchio West. Per Redford e il suo sguardo carismatico il film fu una consacrazione. Agli Anni Settanta si ascrivono i suoi ruoli più iconici: ne La stangata (1973), di nuovo accanto a Newman, in I tre giorni del Condor (1975), dove interpretò un decifratore della Cia, in Tutti gli uomini del presidente (1976), capolavoro sull’inchiesta giornalistica contro il presidente Richard Nixon per lo scandalo Watergate.

Tutti gli uomini del presidente
Tutti gli uomini del presidente

Robert Redford regista

Il passaggio alla regia si concretizzò per l’esigenza di raccontare il mondo (e l’America) con sguardo critico e profondo, con la convinzione che il cinema fosse strumento utile a comprendere la realtà e potesse aiutare a migliorarla. Al debutto con Gente comune, seguirono, dunque, molti altri film: Milagro (1988), In mezzo scorre il fiume (1992), Quiz Show (1994; quattro nomination all’Oscar), L’uomo che sussurrava ai cavalli (1998), basato sul romanzo di Nicholas Evans. Nel 2012, il suo ultimo film da regista – La regola del silenzio – e poi altre interpretazioni da attore, più o meno convincenti, tra cui la curiosa prova da protagonista in All is Lost (2013), diretto da J. Chandor, da solo su una barca in mezzo all’Oceano Indiano, in una pellicola quasi muta.

Livia Montagnoli

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Artribune

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