E di Eterno visse. Come luce in orizzonte vicino. Maddalena e il Maestro

PIERFRANCO BRUNI

Maddalena disse a Gesù: “Fui io la prima ad aver visto i tuoi occhi e il tuo sguardo. Avevi un viso sereno e avevi un sorriso bello. La tua voce un sottile vento che portavi nei capelli che avevano ricci di sale e di terra. Mi sembravi irraggiungibile ma eri vero. Non eri un ombra e tanto meno nessun segno di tenebre sfiorava il tuo corpo. Avevi dei greci al passo. Ti avvicinasti e con una mano mi sfiorarti il il volto. Una tenerezza che sapeva ti tutta la Passione che avevi attraversato e ti parlai”.
Maddalena incontra Gesù lungo la strada diritta che porta oltre il Getsemani.
“Mi parlasti con una voce lenta e sicura. La luce che intorno a te splendeva sembrava venir fuori da un uomo che ha abitato il buio e sentii un canto che giungeva da distanze di orizzonti. Erano orizzonti vicini che emanavano echi …”.
Maddalena e Gesù lasciarono orme di passi nel deserto di nodi che la preghiera cercava di sondare. Gli echi della parole insistevano. A un tratto si ascoltò un rumore calmo che sembrava giungere da lontano. Molto lontano.
Giuda intanto quasi alla stessa ora della crocifissione si era impiccato portando con sé il tragico della sua azione.
Parlò qualcuno oltre le nuvole di un cielo che era ritornato sereno.
Si ascoltò:
“Fu l’alba e fu mattino.
Le nuvole sul Giordano
portarono ombre sul sabato
della Croce e divennero
attesa di nuvole in Luce
di speranza nel cielo
in orazione di crepuscolo
annerito dalle parole
di Giuda che mai tradí
e che considerato inganno
il suo gesto passò
alla Storia. Cristo scivolò
nei chiodi del Tempio
ma ben conosceva
che l’eterno si consumava
pensando che l’aurora
si intrecciava alle tenebre
lungo la strada
che Maddalena percorse
al risveglio dopo il canto
del gallo urlato da chi
tre volte rinnegò sapendo
di rinnegare per tremore
di morte annunciata.
E fu l’alba e il mattino
con il silenzio delle spine
del re che la Giudea
non capì. Portò l’acqua
e il pane e giunsero le ore in cui la pietra non fu più
quella di Sisifo
per una notte soltanto
che fu vera e di verità
si raccontò il mistero
che di fede fu innalzato.
Cristo a Nardo ritornò
e di profumi il suo corpo
venne accarezzato
dalle dita della prescelta.
Fu l’alba. Poi il Risorto
divenne stella orante”.
Poi tutto tacque. Cosa fu?
Maddalena disse ancora: “Maestro hai udito…”.
Gesù fece un lieve sorriso soltanto.
Maddalena: “Chi è?”.
Non rispose Gesù.
Il tempo sembrava consumarsi dentro quel dire. Ancora Maddalena: “Vieni. Ti laverò con olio profumato nella trasparenza della luce. Ci sono i tuoi apostoli che attendono la tua venuta e non puoi presentarti con le vesti logore e il corpo di sangue. Tu sei il nostro Maestro al quale la nostra vita è consacrata. Il Dio tuo è il nostro Dio”.
Camminavano l’uno accanto all’altra. Il crocifiggere era passato e non restavano che stigmate. Gerusalemme era in subbuglio. Pilato era preoccupato. Pietro era scomparso nelle sue contraddizioni. Il tribuno si era convertito e aveva abbandonato la sua Legione. Giuda non c’era più ma di lui si dicevano cose strane.
Maddalena gli prese le mani e le portò prima al cuore e poi alle labbra. Lo amava. Lo amava di un amore profondo tanto che molti si erano già insospettiti prima della Croce. Ebbero scambi di sguardi. L’ora era trascorsa e il Tempio era stato completamente abbandonato dai mercanti. Se pur le genti affollavano le vie si respirava una solitudine d’anima. I cuori erano in subbuglio.
Maddalena si inginocchiò davanti alla sua figura e gli disse: “Maestro andiamo via da questo luogo”.
Gesù la fermò. Si fermò.
In lontananza tutto sembrava confuso.
Qualcuno gridò: Il Risorto è con noi…”.
Gesù portò un dito sulla bocca in segno di silenzio. Osservò Maddalena ormai orante.
Cosa accadde?
Ciò che le Scritture resero destino. A un tratto si fermò tutto come se tutto si fosse immobile. Cosa accadde?
Maddalena lo abbracciò con amore. Semplicemente con amore e lo abbracciò d’amore eterno.
E di eterno visse passando dell’infinito l’orizzonte
e restò come luce dall’ombra uscita.

….

Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:

• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;

• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;

• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.

Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.

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