Due barche calabresi verso Gaza
- Postato il 24 settembre 2025
- Notizie
- Di Quotidiano del Sud
- 4 Visualizzazioni

Il Quotidiano del Sud
Due barche calabresi verso Gaza
Brucaliffo e Al – Awda, due barche calabresi in partenza da Otranto con la Freedom Flotilla Italia, destinazione Striscia di Gaza. Del progetto della Freedom Flottilla parlano i capitani Dario Accurso Liotta e Roberto Cenci
In partenza oggi, mercoledì 24 settembre, da Otranto con la Freedom Flotilla Italia, destinazione agognata ma non certa la Striscia di Gaza, con Dario Accurso Liotta, capitano della Brucaliffo, e Roberto Cenci, Capitano della Al – Awda. Prima di iniziare la nostra chiacchierata ci fanno ascoltare una canzone (Flotilla, di Imperfetto Prossimo) le cui parole esprimono, come succede spesso in casi analoghi, il significato più autentico della missione. “Gonfia presto vento le mie vele/ per andare lì dove la fame fa morire/ dove si dispera del domani/ dove non c’è più la legge degli umani/Una flotta globale che resiste e si oppone al progetto del male”.
LA PARTENZA DELLE BARCHE CALABRESI
La partenza avviene negli stessi giorni in cui lo Stato palestinese riceve il riconoscimento di tanti Paesi – Francia, Belgio, Lussemburgo, Malta, Principato di Monaco, Andorra, Regno Unito, Canada, Australia e Portogallo – e quando altri – Finlandia, Nuova Zelanda, San Marino – hanno avviato la relativa procedura. E mentre si salpa dal porto pugliese verso il mare, sono ancora vivide le immagini del mare, questa volta di italiani, che ha invaso le piazze e le strade per chiedere la fine di quello che ormai anche l’Onu definisce un genocidio.
OTRANTO ENTRA DI NUOVO NELLA STORIA
Otranto non è un luogo qualsiasi, essendo il Capo cui dà il nome (detto anche Punta Palascia) il punto geografico più orientale d’Italia. Anche storicamente, in diverse occasioni Otranto e il suo importante porto, ponte tra occidente e oriente, sono stati protagonisti di avvenimenti eccezionali. Nel 1095, dodicimila crociati furono benedetti nella sua Cattedrale prima di partire alla volta della terra oggi per l’ennesima volta intrisa di sangue per “liberare” il Santo Sepolcro. Nel 1480 Otranto subì l’assedio dei Turchi che, conquistatala, fecero strage di centinaia di persone. E solo una trentina di anni addietro è stata meta dello sbarco dei profughi albanesi dopo la caduta del regime di Enver Hoxha. In tempi passati, nella città salentina – altro dato che la lega alle vicende odierne – risiedevano migliaia di ebrei.
Oggi Otranto entra di nuovo nella storia. Nessuno sa come e dove finirà l’impresa della Freedom Flotilla, tanto che Dario Accurso Liotta e Roberto Cenci ci hanno confessato che quando la gente chiede loro dove vanno non sanno cosa rispondere.
LE BARCHE CALABRESI, LA BRUCALIFFO E LA AL-AWDA
Oggi la Brucaliffo, con 6 donne e uomini a bordo, e la Al – Awda, con 7, lasciano la costa pugliese insieme ad un’altra quindicina di imbarcazioni e alla Conscience. Quest’ultima è la nave ammiraglia: porterà sul suo scafo circa 200 passeggeri, nelle sue stive capienti il grosso dei viveri e dei medicinali. Il 2 maggio scorso la Conscience, con a bordo diciotto operatori umanitari provenienti da Turchia, Azerbaigian e altri Paesi, è stata colpita da due droni mentre si trovava in acque internazionali al largo di Malta, riportando seri danni.
DARIO ACCURSO LIOTTA, CAPITANO DELLA BRUCALIFFO
Torniamo ad Otranto.
Abbiamo chiesto a Dario Accurso Liotta che aria vi si respira: «L’atmosfera qui è ottima. Ieri (domenica 22, ndr) è stata una bellissima serata allietata dai canti popolari pugliesi. C’è tanta gente che viene anche solo per stringerci la mano, per incoraggiarci, per ringraziarci».
Ovviamente partite, ma non sapete dove arriverete.
«Stavamo facendo con Roberto delle valutazioni sul tempo, perché incontreremo almeno due giorni di forte vento contrario di scirocco che tenderà a fermarci, quindi dobbiamo prevedere anche la necessità di mettere in difesa le barche».
Ma non avete anche il motore in caso di necessità?
«Il motore è relativo se hai 30 nodi di vento contro. I nostri motori ci consentono di tenere la barca in navigazione, ma non procedendo a 6 nodi, come di norma, ma a 3 o 4».
ROBERTO CENCI, CAPITANO DELLA AL -AWADA
Roberto Cenci, lei è un navigatore esperto e un tecnico: «Contro il vento possiamo tentare di aiutarci col motore. Ma quello che ci dà più fastidio è l’onda giacché le nostre sono barche dislocanti, completamente immerse in acqua, che quindi non planano su di essa come i motoscafi. Inoltre siamo molto carichi di attrezzature, gasolio, pezzi di ricambio. La mia barca ha una funzione logistica di appoggio per dare una mano a chi avrà problemi».
Dario, sulla sua barca ci sarà il vescovo, come era stato paventato?
«No, il vescovo non verrà. Con me ci saranno una sindacalista pugliese, un giornalista toscano, Nando Primerano (attivista reggino, ndr) e un medico».
A che ora partirete?
«Non è possibile prevedere l’ora precisa della partenza. Come hai visto a Roccella, ogni partenza diventa una festa per la gente che, giustamente, vuole partecipare come ha fatto nelle grandi manifestazioni in tutta Italia. Vuole esserci, salutare, quindi dobbiamo tenere conto anche di questo. Per questo motivo ci possono essere dei ritardi».
Sì, è una festa, sia pure in un momento così difficile e tragico. Possiamo definirla una festa dell’amore, della pace?
«Sì, della pace e della solidarietà col prossimo in difficoltà».
Per quando è previsto l’arrivo nelle acque internazionali dalle parti di Gaza?
Risponde Roberto Cenci: «Come tempi di navigazione dovrebbero essere 10 giorni, però ci dobbiamo incontrare con altri gruppi che arrivano da Catania e da Portopalo. Siamo cauti perché col mare non si sa mai. Non bisogna averne paura, ma rispetto certamente sì».
Dove vi incontrerete con le imbarcazioni che salpano da Catania e Portopalo?
«Questo non possiamo dirlo, sui piani di navigazione vige una certa riservatezza».
Quante sono le barche in partenza da Otranto?
«Cinque imbarcazioni più la Conscience, che però salperà dopo perché ha una velocità doppia rispetto alla nostra».
E in tutto, dopo che vi sarete riunite con le altre?
«Secondo me alla fine saranno molte, perché un po’ per le condizioni del mare, un po’ perché alcune hanno avuto anche avarie e hanno riparato in Sicilia, ci saranno flottiglie partite da punti e in tempi diversi. Credo che nei pressi di Gaza ci ritroveremo almeno una trentina di barche. Aspettiamo, per esempio, anche delle barche greche, quindi non so darti una cifra precisa perché, probabilmente, gli arrivi avverranno in tempi diversi. Noi siamo informati in maniera precisa sulla flottiglia che parte da qui, ma non facciamo parte dell’organizzazione generale».
BARCHE CALABRESI IN VIAGGIO, PER RENDERSI UTILI, “FARE QUALCOSA”
Fin qui i nostri amici impegnati nella missione. Abbiamo percepito, andando oltre le frasi pronunciate, un grande desiderio di rendersi utili, di “fare qualcosa”, come si sente dire spesso, per porre un argine a una vicenda che, giorno dopo giorno, ora dopo ora, sta scivolando su un crinale di completa disumanizzazione. Le gesta di queste donne e di questi uomini assumono un significato ancora più pregnante in quanto compiute da nostri connazionali.
ACCURSO LIOTTA: «ABBIAMO SCELTO DI DARE IL NOSTRO CONTRIBUTO»
«In un momento in cui il governo italiano è uno dei pochissimi a rimanere inerte di fronte alla carneficina in corso nella Striscia di Gaza – afferma Dario Accurso Liotta – abbiamo scelto di dare il nostro contributo per attutire la vergogna che tutti gli esseri umani dotati di coscienza dovrebbero sentirsi addosso. Specialmente noi italiani governati da chi, davanti ai bambini gazawi morti di fame, fa finta di nulla, anche per non urtare la suscettibilità dell’amico della Casa Bianca».
IN VIAGGIO VERSO L’IGNOTO
I nostri amici viaggiano verso l’ignoto, a rischio della loro stessa vita. Un atteggiamento che sfida la paura, un sentimento al quale certo non si può sfuggire in questo tipo di vicende. È gente che agisce, anche in assenza di certezze sui risultati che potranno essere raggiunti. E qui ci viene in soccorso Cyrano de Bergerac. Ciò che fanno, alla fine, ha qualche utilità per la causa del popolo palestinese? «Cosa dite? È inutile? Lo so. Ma non ci si batte nella speranza del successo. So bene che alla fine sarò sconfitto: non importa. Io mi batto, mi batto, mi batto».