Droni in Polonia, si alza la tensione: la continua ricerca di un pretesto per condannare la Russia mi preoccupa

  • Postato il 12 settembre 2025
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di Angelo Palazzolo

Era da tanto che la Russia non “provocava” l’Europa. I Paesi baltici cominciavano ad innervosirsi, Von der Leyen e Kallas a sbuffare, Meloni a guardare sospirante il cielo, Mattarella a passeggiare nervosamente per il corridoio del Quirinale, poi all’alba del 10 settembre – finalmente – una quindicina di droni violano lo spazio aereo polacco, scatenando orgasmi multipli in tutti i russofobi dell’Ue e della Nato e facendo stappare una bottiglia di champagne a Zelensky.

La faccenda monta come panna fresca e tra l’invocazione di un articolo 4 della Nato (preludio al più famoso articolo 5) e le frasi incendiarie di Tusk, Merz, Starmer et alii arriva anche il monito di Mattarella, sempre molto abbottonato quando parla di Israele, ma prodigo di richiami quando c’è di mezzo la Russia: “L’episodio di droni in Polonia è gravissimo. Quel che crea allarme è che ci si muove su un crinale dal quale si può scivolare in un baratro di violenza incontrollato […] le dichiarazioni minacciose del Cremlino ai paesi europei sono un elemento che induce all’allarme”. Suppongo che con quest’ultima frase Mattarella si riferisca al recente avvertimento di Putin: “Eventuali truppe straniere in territorio ucraino saranno considerate obiettivi legittimi”.

Mi sembra ovvio che – all’interno di una cornice di guerra come quella russo-ucraina – sia così, anzi, qualcuno potrebbe addirittura sostenere che la minaccia parta dai “Paesi volenterosi” che pur non essendo in guerra (diretta) con la Russia prospettano di mandare propri soldati a combattere contro la Russia. Il nostro Presidente, dopo aver paventato “il rischio estremamente alto che si scivoli in un conflitto di dimensioni inimmaginabili“, ricorda il modo in cui scoppiò la Prima Guerra mondiale, non rendendosi conto (o forse sì) che è proprio lo scoppio del casus belli che bisogna evitare in contesti storici simili, esattamente l’opposto di ciò che sta facendo l’Europa.

È sufficiente ascoltare le parole di Zelensky che, senza aver appurato ancora nulla, tuona: “Ci sono più che sufficienti dichiarazioni, ma c’è ancora carenza di azioni concrete. I russi stanno testando i limiti del possibile”, come a dire: basta parole, serve usare le maniere forti!

A latere delle esternazioni politiche, ci sono poi le parole in libertà delle principali testate giornalistiche italiane: “Polonia, sette ore di guerra (sic!): decisivo il jet-radar italiano. Così Mosca ha messo alla prova l’Europa (Repubblica); Il fronte ucraino ora si allarga all’Europa (Corriere); Applebaum: «Putin considera suo ogni territorio calpestato nel passato da soldati russi» (Corriere) e così via.

Ma come ha risposto la Russia a questi j’accuse? Attraverso il proprio ministero della Difesa ha dichiarato: “L’autonomia massima degli Uav, che presumibilmente hanno attraversato il confine con la Polonia, non supera i 700 chilometri. Tuttavia, siamo pronti a tenere consultazioni su questo argomento con il ministero della difesa polacco”. Non mi sembra esattamente la dichiarazione di chi voglia provocare la Terza Guerra Mondiale e, se anche un’invasione di spazio aereo da parte della Russia è avvenuta, quanto è grave questa condotta se comparata all’attacco missilistico a due stati sovrani come Qatar e Yemen da parte di Israele realizzato praticamente in contemporanea a questo episodio?

Infine, ricordo sommessamente ai politici, giornalisti ed esperti citati che nel novembre del 2022 erano già caduti due missili “russi” e si era già invocato l’art. 5 della Nato contro la Russia, salvo poi scoprire che i missili erano ucraini, così come ucraini erano i sabotatori del Nord Stream 2, così come la “palese interferenza da parte della Russia” dell’aereo dove viaggiava Ursula von der Leyen appena qualche giorno fa non aveva nulla a che fare con la Russia.

Questa voglia di trovare a qualsiasi costo un pretesto per poter condannare definitivamente la Russia a nemico designato dell’Occidente mi preoccupa molto e mi ricorda da vicino la favola di Esopo sul lupo e l’agnello: dopo che l’agnello dimostrò al lupo che non poteva aver insudiciato la sua acqua perché la beveva dal monte, né poteva avere offeso suo padre l’anno precedente perché non era ancora nato, il lupo concluse: “Bene, se tu sei così bravo a trovar delle scuse, io non posso mica rinunciare a mangiarti”. Pensiamoci bene a comportarci da lupi – come abbiamo fatto in passato – perché stavolta di fronte a noi non abbiamo un agnello.

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