Droni, il flop degli accordi con Total
- Postato il 12 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Droni, il flop degli accordi con Total
La retromarcia sulla nuova fabbrica dei droni svuota gli accordi raggiunti nel 2019 con la compagnia petrolifera quando il governatore, a inizio mandato, esaltò l’importanza degli investimenti in sviluppo sostenibile
SEMBRA destinato a diventare l’emblema di una serie aspettative deluse il flop della fabbrica di droni di Stigliano. Cinque anni e mezzo e dopo l’accordo sulle compensazioni ambientali che Total e soci avrebbero dovuto riconoscere al Valle del Sauro e alla Basilicata tutta per le estrazioni di petrolio dal giacimento di Tempa Rossa.
IL FLOP DELLA FABBRICA DEI DRONI
Proprio il capitolo sui di sviluppo sostenibile, infatti, era stato presentato come il fiore all’occhiello dell’intesa tra Regione e compagnie petrolifere sul rinnovo della concessione per le estrazioni. Un’intesa raggiunta ad appena sette mesi dall’insediamento ai vertici di via Verrastro dell’amministrazione guidata dal governatore Vito Bardi. Di qui il valore simbolico assunto anche a livello politico, a riprova di un presunto cambio di marcia rispetto alle precedenti amministrazioni di centrosinistra.
L’ACCORDO
In soldoni l’accordo parlava di 5 milioni all’anno per progetti di sviluppo sostenibile a marchio Total, più 5 in contributi al 50% per iniziative di imprese terze da selezionare attraverso «bandi regionali». Col risultato che a sistema, «dato che le imprese che si aggiudicheranno i bandi dovranno investire almeno altri 25 milioni di euro», si sarebbero dovuti mettere in campo, ogni 5 anni, almeno 75 milioni di euro complessivi.
BARDI IN CONSIGLIO REGIONALE
Annunciando l’intesa in Consiglio regionale, Bardi aveva rivendicato l’introduzione del principio per cui le compagnie petrolifere avrebbero dovuto condividere con la Basilicata «la propria esperienza e competenza aziendale per la crescita economica della regione».
Il governatore aveva evidenziato anche l’importanza dell’istituzione di un «tavolo di concertazione», in cui si sarebbero dovuti pattuire i progetti «che i concessionari direttamente o con le società del gruppo loro collegate possono realizzare», e «le iniziative da proporre con bandi regionali che potranno essere finanziati fino alla metà dell’intero costo di progetto».
IL TAVOLO APERTO
Un «tavolo» aperto all’Associazione dei comuni (Anci), «le organizzazioni sindacali più rappresentative», «le organizzazioni datoriali di riferimento regionale in rappresentanza delle imprese»; le associazioni ambientaliste maggiormente «rappresentative», e «un rappresentante della Consulta regionale studentesca.
L’INTESA
Per il resto l’accordo ha previsto il riconoscimento alla Regione di 80 centesimi di euro per ogni barile di petrolio estratto, 30 centesimi in più del precedente accordo stipulato nel 2006, da destinare a «misure di compensazione e riequilibrio ambientale». Per un controvalore complessivo tra i 10 e i 15 milioni di euro all’anno, in base al prezzo del greggio e ai livelli produttivi.
Stabilito anche un incremento dei finanziamenti già previsti nel 2006 per programmi di sviluppo sostenibile, saliti da mezzo milione a un milione fin dal primo anno di produzione.
Dal sesto di produzione, che dovrebbe iniziare a dicembre 2025, l’accordo prevede che questo contributo “base” per lo sviluppo sostenibile salga a due milioni di euro all’anno fino a dicembre 2030.
RINEGOZIAZIONE ACCORDI
Poi è previsto che salga ancora a due milioni di euro all’anno fino al 2035. Nel 2028, però, dovrebbe scadere nuovamente la concessione per le estrazioni nella Valle del Sauro. Non è escluso, quindi, che questo e altri capitoli dell’intesa vengano rinegoziati nell’occasione.
Il Quotidiano del Sud.
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