Dove è la tregua di Trump? Forse al Festival di Sanremo trasferito in Versilia
- Postato il 30 giugno 2025
- Politica
- Di Blitz
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Dov’è la tanto decantata tregua? Dov’è quella pace che Trump e molti altri ritengono sia assai vicina?
Dove sono quei miraggi a cui non crede più nessuno? Dove sono i buoni propositi riposti negli interminabili incontri fra fazioni opposte? A quando il prossimo incontro che dovrebbe essere definitivo
La realtà, al contrario, è un’altra: in Ucraina piovono dal cielo circa cinquecento missili e droni di cui la Russia si pavoneggia. Ritiene sia l’azione bellica più minuziosa che il Cremlino ha fatto da quando ha invaso la terra di Zelensky.
A Gaza, i raid continuano, non hanno un attimo di tregua: si ordina l’evacuazione alla gente che non sa più dove andare se la parola pace è solo una chimera.
Il quadro è desolante, il futuro incerto.
Trump crede ancora nella tregua

Eppure Donald è sempre più ottimista e insiste nel dire che tutto finirà nel giro di pochi giorni. Vorremmo avere anche noi la sua palla di vetro, ammesso che anche lei non dica bugie. Sarebbe comodo: milioni di italiani potrebbero rivolgersi alla lotteria e vincere finalmente la povertà. Purtroppo, non è così. Rimane solo una speranza: quella che i grandi della terra la smettano di servirsi delle armi per dimostrare chi è il più forte e domina il mondo.
Il conflitto ha diversi aspetti: c’è quello che si serve dei bombardamenti per radere al suolo intere città e quello più furbesco (ma non meno amaro) che dà la possibilità agli avversari di contendersi il primato politico.
Il braccio di ferro sulle carriere dei giudici
L’Italia è maestra in questo campo: ogni giorno maggioranza ed opposizione se ne inventano una per mettere al tappeto chi la pensa diversamente. Se tutto ciò avvenisse in Parlamento non ci dovremmo meravigliare perchè questo è il gioco della democrazia. Uno comanda e l’altro fa il cane da guardia affinché l’esecutivo non vada oltre i limiti della Costituzione.
Purtroppo, il braccio di ferro (usiamo un eufemismo) varca questi confini e ancora oggi si assiste ad uno scontro che vede in campo la politica e la giustizia, cioè due poteri dello Stato.
Il governo vara le leggi e la magistratura cerca di abolirle. Stavolta, in primo piano si erge la Corte di Cassazione che prima si scaglia contro il decreto sicurezza varato alla Camera e al Senato pochi giorni fa; poi è la volta del piano Albania che riguarda i migranti, quelli che non hanno le carte in regola per rimanere in Italia. Anche in questo caso si parla di incostituzionalità, un sostantivo che lascia perplessi e fa dire al ministro Carlo Nordio di “essere incredulo”.
A Palazzo Chigi e dintorni si parla di una invasione di campo bella e buona: insomma di una iniziativa che la Cassazione non avrebbe dovuto prendere.
È naturale che gli abitanti del Palazzaccio (così è definita la sede della suprema corte) non possano accettare un tale linguaggio.
Interviene addirittura il presidente (anzi la presidente) Margherita Cassano che usa parole di fuoco: “Non siamo usciti dalle nostre competenze, la politica deve rispettarci”. Non c’è dubbio, ha ragione, ma deve avvenire anche il contrario.
Insomma, la tregua pure in questo caso è durata solo lo spazio di un mattino. Ritornano a galla le toghe rosse che rispondono a tono: il governo sappia governare, vedrà che in futuro non ci sarà nessuna ingerenza.
È fin troppo facile dedurre che questa divisione tra due poteri dello Stato non può protrarsi all’infinito. Si deve trovare una via d’uscita: la separazione delle carriere. Eccolo il nocciolo della questione. Un piccolo, ma semplice suggerimento: dato che la legge in questione non è stata ancora varata si abbassino i toni della polemica e si alzino quelli diplomazia.
Può diventare un’escamotage? Una risposta certa non si può avere oggi in piena contrapposizione. Ma se si avrà un briciolo di buon senso e di razionalità il traguardo lo si potrà raggiungere con la buona pace degli italiani.
Si parla con insistenza in questi giorni di un interessamento della Rai sul festival di Sanremo. Dovrebbe cambiare sede, magari in Versilia o in costiera. Per far conoscere le bellezze del nostro Paese ai milioni di persone che lo abitano.
Peccato: all’inizio avevamo sperato si trattasse di abolirlo. Per evitare che si continuino ad ascoltare canzoni che non hanno il titolo per essere considerate tali. Come sono lontani i tempi di Mina!
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