Dovbyk e Ferguson nella bufera: nell’attacco della Roma non segna nessuno, ma si crea pure poco
- Postato il 24 ottobre 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Di giornate ne restano 5, di punti 15. Ma la sconfitta contro il Viktoria Plzen suona come un campanello d’allarme. Molto di più rispetto a quella più ipotizzabile (certo, mai felice, o non sarebbe una sconfitta), contro l’Inter. Anche perché ora è chiaro: Gian Piero Gasperini sta faticando a trovare la chiave giusta per l’attacco della sua Roma. Ed è quasi un ossimoro pensando a quella che è la storia della sua carriera. E soprattutto la storia delle sue squadre. Ma tant’è: l’attacco piange e ora in Europa League piange anche quella classifica che al momento allontana i giallorossi dalla qualificazione diretta alla fase successiva, costringendoli a passare attraverso i ben più faticosi playoff.
Ed è un’altra contraddizione, questa, se si considera che ai blocchi di partenza la Roma era considerata tra le favorite dell’intera competizione. E Gasperini ora questa emergenza deve fronteggiarla dandole tutta la priorità del caso, partendo da quelle due punte che proprio non riescono a cambiare passo. Dovbyk ha giocato un’altra partita deludente: 74’ in campo, ha tirato una sola volta, ha perso troppi palloni e soprattutto è uscito dal campo tra i fischi, segnale di come anche il pubblico abbia esaurito la pazienza nei suoi confronti. Ma non ha fatto bene nemmeno Ferguson, che si è sbloccato con l’Irlanda ma a cui manca ancora la prima gioia di un’esultanza in giallorosso. 9 presenze finora, 0 reti: veniva da una stagione sfortunata (è rimasto fermo a lungo per infortunio) e il gol non è propriamente nel suo Dna. Ma ci si sarebbe aspettato di più, sin da subito.
Contro il Viktoria Plzen, la rete è arrivata su rigore di Dybala (una delle poche note positive), e al netto della prova delle punte, è stata tutta la catena offensiva a brillare poco. Soulé, El Shaarawy e Babiley non hanno inciso e lo dimostra la scarsa capacità di finalizzare un discreto numero di occasioni crete: 0 reti su azione rispetto ai 17 tiri di cui 7 in porta. Un dato che stona molto con i 2 tiri e 2 gol dei cechi, ma che soprattutto stona con quello a cui le squadre di Gasperini, di solito, avevano abituato tifosi e pubblico in generale.
Percorso lento
È anche vero che con l’ex allenatore dell’Atalanta gli avvii non sono mai stati particolarmente brillanti. Soprattutto all’inizio di un ciclo. Ma su 10 partite ufficiali, le sconfitte sono state 4 e sono tutte avvenute tra le mura dell’Olimpico (le ultime 3, addirittura, consecutive). Perché la Roma stenta a segnare, ma in generale anche a creare. Se si prende in considerazione il database di Soccerment e si guarda solo alle partite in Serie A, la squadra di Gasperini è soltanto nona per expected goals (vale a dire le potenziali occasioni da gol create in partita), ed è tredicesima per verticalizzazioni e passaggi verso la trequarti offensiva. È una squadra chiusa, insomma. Troppo chiusa per poter davvero ambire a qualcosa di importante sia in Italia, sia soprattutto all’estero. Ma è soprattutto troppo chiusa per poter essere davvero una squadra a immagine e somiglianza di Gasperini. Che su questo dovrà lavorare. Anche senza gli aiuti del mercato.
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