Diplomazia in campo. L’Italia in panchina

  • Postato il 15 giugno 2025
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Diplomazia in campo. L’Italia in panchina

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Situazione delicatissima. L’Iran si sente isolato. Difficile la ripresa della trattativa con gli Usa. Il complicato lavoro della diplomazia


L’attacco israeliano contro obiettivi iraniani e la relativa risposta, che hanno innescato una catena di reazioni diplomatiche su scala globale, meritano un attenzione soprattutto alla luce del mancato accordo sul nucleare.

SABOTATA OGNI FORMA DI DIALOGO


Secondo l’Ispi, il negoziato tra Stati Uniti e Iran sul programma nucleare era già gravato da difficoltà intrinseche. In primis, la ripresa della politica statunitense di maximum pressure, già fallimentare in passato, ha alimentato la sfiducia iraniana sulle reali intenzioni di Washington. Inoltre, la possibilità che Francia, Germania e Regno Unito reintroducessero sanzioni Onu e la contrarietà di attori ostili alla via diplomatica, dentro e fuori l’amministrazione Trump, hanno contribuito a sabotare ogni spiraglio di dialogo.

IL RUOLO DI ISRAELE

Israele ha giocato un ruolo decisivo in questo contesto. Sin dall’inizio della crisi a Gaza, Tel Aviv ha enfatizzato la minaccia nucleare iraniana, cercando di oscurare la questione palestinese e ottenere l’appoggio dei Paesi europei. Il premier dello Stato ebraico, Benjamin Netanyahu ha sfruttato la crisi per rafforzare la propria posizione politica interna, nonostante l’isolamento internazionale.

USA E TRUMP

Poi c’è il ruolo giocato dagli Usa: Donald Trump aveva dato l’impressione di puntare su una soluzione negoziale, ma ha tollerato (e forse avallato) le azioni israeliane, illudendosi che l’escalation militare potesse essere funzionale al raggiungimento di un accordo.

LE CANCELLERIE DEL VECCHIO CONTINENTE


In tutto questo le cancellerie del Vecchio continente sono state colte di sorpresa dall’attacco israeliano in Iran, cosa che denuncia la marginalizzazione dell’Unione europea nella diplomazia mediorientale. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha invocato la moderazione e ribadito il diritto di Israele alla difesa, ma ha sottolineato l’importanza di preservare la stabilità regionale.

LA CONDOTTA DI MACRON

Ambivalente la posizione adottata dal presidente francese Emmanuel Macron: sostegno alla sicurezza israeliana in caso di attacco, ma netta opposizione a operazioni offensive e alla violazione del diritto internazionale. Anche il Regno Unito del primo ministro laburista Keir Starmer, ha chiesto moderazione e un ritorno alla diplomazia, ammettendo di non essere stato informato preventivamente dell’operazione israeliana.

ITALIA, PONTE DI DIALOGO


In Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani in audizione alle commissioni Esteri di Camera e Senato, ha ribadito la priorità di una soluzione diplomatica e l’impegno dell’Italia come «ponte di dialogo» tra le parti. Ha spiegato che Israele ha agito sulla base di informazioni di intelligence che configuravano una minaccia esistenziale. Da qui la ferma condanna della possibilità che l’Iran possa dotarsi dell’arma nucleare.

ITALIA, TAJANI: «NON RECIDERE FILO DEL DIALOGO»


Allo stesso tempo, il ministro ha ribadito che «ora più che mai è fondamentale non recidere il filo del dialogo», evidenziando il sostegno italiano ai negoziati Usa-Iran, due dei quali ospitati proprio a Roma. «L’Italia», ha detto Tajani, «non ha agende nascoste» e lavora per garantire la stabilità del Mediterraneo e del Medio Oriente, in sinergia con altri attori regionali, tra cui l’Egitto.

LA POSIZIONE DEL GIAPPONE


Un elemento rilevante nel panorama diplomatico è la posizione del Giappone, spesso percepito come attore distante dalle realtà mediorientali. In realtà, Tokyo, nelle parole del ministro degli Esteri Takeshi Iwaya, ha condannato «fermamente» l’attacco israeliano, definendolo «una situazione di escalation».

L’IMPORTANZA DELLA DIPLOMAZIA SECONDO IL MINISTRO TAKESHI IWAYA

Ha sottolineato l’importanza della diplomazia e ha avviato iniziative per evitare un ulteriore deterioramento. Il Giappone, fortemente dipendente dal petrolio mediorientale, ha storicamente mantenuto relazioni amichevoli sia con Teheran che con Tel Aviv.

Proprio per questo, la sua posizione ha un peso specifico: Iwaya ha definito «estremamente deplorevole» l’azione militare israeliana in un momento in cui erano in corso colloqui tra Stati Uniti e Iran, auspicando «la massima moderazione» da parte di tutti gli attori. Tokyo, stretta alleata di Washington, teme le ripercussioni economiche e di sicurezza che una guerra aperta in Medio Oriente comporterebbe anche per l’Asia orientale.

NECESSARIO EVITARE GUERRA APERTA


Nel breve termine, l’urgenza sarà evitare una guerra aperta. Ma nel medio periodo sarà fondamentale ricostruire una cornice diplomatica multilaterale, in cui le potenze regionali e internazionali possano contribuire non solo a un cessate il fuoco, ma anche alla creazione di un equilibrio di sicurezza.

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