Dimezzare il Parco dell’Adamello, la proposta della Lega rischia di essere approvata: “Danno enorme”

  • Postato il 25 luglio 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La proposta suonava così incredibile da sembrare una boutade. Più una sparata alla ricerca di consenso elettorale – in una terra che da qualche anno ha scelto, spesso, Fratelli d’Italia – che un piano da mettere nero su bianco. Eppure, a sorpresa, l’idea della Lega di dimezzare l’estensione del Parco regionale dell’Adamello arriverà, lunedì prossimo, sul tavolo della Comunità montana della Valle Camonica. E il documento verrà messo ai voti. Ma non solo, perché i sindaci hanno già elaborato una specie di relazione in cui chiedono alla Regione Lombardia di accettare – e approvare – la riperimetrazione del Parco.

La proposta del Carroccio (il regista è Davide Caparini, che siede al Pirellone) era emersa lo scorso maggio. Nei fatti si chiedeva – e si chiede – di elevare la quota da cui far partire il confine del parco dai 1.600 metri di altitudine in su. Significa tagliare della metà i 51mila ettari dell’attuale area. L’obiettivo? Escludere i centri abitati e dare mano libera a nuove infrastrutture e nuove costruzioni. D’altra parte nel piano – già recepito dalla Comunità montana – c’è la “semplificazione delle procedure in materia di tutela del paesaggio”. Si legge che “l’attuale procedimento amministrativo per il rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche all’interno dei confini del Parco è caratterizzato da una burocrazia lunga e farraginosa […] Si ritiene necessaria una revisione finalizzata a rendere il procedimento più semplice ed efficiente, al fine di garantire un equilibrio tra la tutela del paesaggio e le esigenze dei cittadini”. Come denunciato dalla presidente regionale di Legambiente, Barbara Meggetto, significa una sola cosa: “Costruire il più possibile, senza vincoli“. Intanto in Regione Lombardia il consigliere Caparini ha già depositato un ordine del giorno che contiene la “ridefinizione dei confini del parco”, sottolineando come siano prioritarie, in ciò, “le esigenze dei centri urbanizzati e delle zone con elevata incidenza antropica”.

Il Comitato in Difesa del Parco Regionale dell’Adamello terrà alle 11, a Breno, una conferenza stampa per informare la cittadinanza sui rischi che l’approvazione della riperimetrazione comporterebbe. “Il documento su cui dovrà esprimersi la Comunità montana e l’ordine del giorno in Regione, temporaneamente e politicamente sincronizzati, costituiscono un attacco senza precedenti all’integrità del Parco e aprono la strada a futuri arretramenti delle tutele, indebolendo un presidio fondamentale per la biodiversità alpina”. La ragione è che “il Parco Regionale dell’Adamello è una grande coperta che custodisce gli elementi più preziosi del territorio (fiumi limpidissimi, boschi maturi, praterie d’alta quota e la fauna alpina) offrendo al contempo un marchio di qualità che rende appetibili turismo, prodotti tipici e investimenti verdi. Se oggi si ‘accorcia’ quella coperta spostando i confini per eliminare le zone già urbanizzate o infrastrutturate, non si protegge di più ciò che resta: al contrario, sfilandole dalle regole ambientali più rigorose le si espone a inquinamento, cementificazione e consumo di suolo che inevitabilmente si ripercuotono anche su chi vive e lavora poco più a valle”. In pratica da Ponte di Legno a Bienno – i Comuni interessati sono 19 – e dunque dai 1.250 metri di altitudine del primo ai 450 del secondo, verrebbero meno i vincoli di carattere ambientali e paesaggistico del Parco regionale dell’Adamello.

Inoltre, per il Comitato, si crea un precedente pericoloso: “Se un’area può uscire dal Parco perché ‘troppo antropizzata’, domani una valle semi‑naturale o un pascolo alpino potrebbero subire la stessa sorte, svuotando passo dopo passo la credibilità del marchio ‘area protetta’ che oggi attira visitatori di qualità, fondi europei e aziende attive nella green economy. A lungo andare ne risente anche lo sviluppo economico sano: agricoltura di montagna, rifugi, guide alpine, enogastronomia e tanto altro dipendono da paesaggi integri e da una natura in buona salute, un vantaggio competitivo che non si ricompra asfaltando o costruendo capannoni. Infine, l’economia liberata rischia di pagare il conto più salato: boschi e torbiere che oggi assorbono CO₂, mitigano piene e frane e filtrano l’acqua saranno sostituiti da opere di contenimento, argini e assicurazioni contro i danni, spese che graveranno comunque su bilanci pubblici e privati”.

Per sottolineare i rischi che corrono gli abitanti della Valle Camonica (e non solo), il Comitato porta l’esempio della Baita Adamè: “Nel 2022 è stata autorizzata in alta quota una centralina idroelettrica (2.100 m slm) con prescrizioni puntuali che vietavano nuovi manufatti e imponevano l’interramento delle tubazioni; prescrizioni tuttavia disattese. Nell’area, le Norme Tecniche del Piano Territoriale vietano nuovi impianti idroelettrici, ma non è stata eseguita alcuna Valutazione d’Incidenza (VINCA), escludendo cittadini e associazioni dall’iter autorizzativo – una violazione palese delle direttive UE. Le difformità costruttive accertate (muri in calcestruzzo con massi inglobati, arginature non previste, mancanza di idrometria sul deflusso minimo vitale) dimostrano come l’assenza di controlli e il depotenziamento degli uffici tecnici spalanchino la porta a interventi che erodono progressivamente il valore naturalistico del Parco”. Lunedì, come detto, i sindaci della Valle sono chiamati a votare.

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