Difesa aerea e missilistica, l’Europa è pronta? Gli interrogativi di Crosetto e Lecornu

  • Postato il 19 settembre 2024
  • Difesa
  • Di Formiche
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Quale Paese europeo sarebbe stato in grado di rispondere all’attacco missilistico subito ad aprile da Israele? E se gli attacchi fossero stati più di uno? Sono queste le domande che il ministro della Difesa, Guido Crosetto, si è posto intervenendo alla terza edizione dell’European air and missile defence conference, una riunione dedicata alla protezione dei cieli del Vecchio continente che ha riunito a Roma le più alte cariche militari e dei dicasteri della Difesa d’Europa. “Sono domande che dobbiamo porci tutti i giorni – ha aggiunto il ministro – perché per quanto possano essere temi inquietanti, è il mondo in cui ci troviamo a vivere”.

Per il ministro, uno dei problemi cruciali è che “siamo lenti”. Ci troviamo a confrontarci con potenze autoritarie nelle quali uno solo decide, ha sottolineato Crosetto, mentre i nostri processi democratici sono necessariamente più lenti, fatti di confronto e condivisione. Ora, però, i temi ci impongono di accelerare. “Russia, Cina, Iran, Corea del nord collaborano più facilmente, quando si tratta di trasferire materiale militare, di quanto riusciamo a collaborare noi europei”. L’obiettivo, per il ministro, diventa allora quello di rimuovere le barriere, ridurre gli ostacoli alla cooperazione.

In questo scenario, però, la difesa aerea è uno di quei settori in cui la cooperazione rafforzata non parte da zero. Il ministro ha infatti ricordato la da una parte da realizzazione di MBDA, società europea specializzata nella realizzazione degli effettori di sistemi di difesa aerea, e soprattutto la collaborazione con la Francia per la realizzazione delle batterie contraeree Samp/T NG, di cui Crosetto ha annunciato l’invio di una seconda batteria in Ucraina. Questo è un settore dove l’Europa può e deve cominciare a fare da sola, anche perché non ci si può più basare su rifornimenti da Paesi esteri, le cui priorità potrebbero cambiare nel corso di una crisi, “e decidere di non mandarci più la roba”, ha detto il ministro. Non si tratta, dunque, di un’autonomia strategica “contro” qualcuno, ma per assicurare al sistema europeo di essere difeso e protetto qualunque sia la condizione globale “potendo difenderci quando gli alleati non potranno aiutarci, e aiutandoli quando ne avranno bisogno”.

Intervenendo alla conferenza, il ministro delle Forze armate francese Sébastien Lecornu, che tra l’altro ha fatto notare che “il sistema SAMP/T fa meglio del Patriot americano”, ha sottolineato come accanto ai sistemi difensivi sia necessario avere una combinazione di sistemi anche offensivi, per una eventuale “gestione dell’escalation di fronte all’avversario che fa un impiego disinibito” delle sue risorse. Per il ministro francese, infatti “una difesa aerea impenetrabile non basta” e la deterrenza, convenzionale e nucleare, permette di evitare del tutto che un avversario possa ritenere conveniente attaccare l’Europa.

In questo quadro, il ruolo della base industriale della difesa è fondamentale, come ha ricordato il segretario generale della Difesa, Luciano Portolano, da poco nominato quale prossimo capo di Stato maggiore della Difesa, in sostituzione dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, destinato a dirigere il Comitato militare della Nato. Per il generale ci troviamo in nuovo “ambiente strategico, per cui sarà necessario produrre sistemi di qualità, ma anche in quantità, garantendo che gli arsenali siano pieni”. In questa nuova realtà, ha continuato Portolano “non è importante solo se siamo preparati a iniziare una guerra, ma quanto siamo pronti a sostenere un conflitto a lungo”. Le capacità produttive, dunque, “diventano la variabile più importante nell’equazione militare”.

Il generale ha anche parlato della “trappola dell’urgenza”. L’invasione russa, infatti, ha stimolato in tutti i Paesi europei l’urgenza di adeguare le proprie difese “ma questo può portare a soluzioni immediate i cui effetti sono invece di lungo periodo, rischiando di impattare l’industria”. Le minacce – ha continuato Portolano – possono suggerire la necessità di colmare i gap quanto prima, ma spesso non considerano gli effetti di tali scelte”.

Autore
Formiche

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