Di Matteo: “Su Dell’Utri, Berlusconi e i rapporti con la mafia è stata fatta una falsificazione, una mistificazione della realtà processuale”

  • Postato il 30 ottobre 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Altro che santificazione o “verità ristabilità”, come propagandato per giorni dentro Forza Italia e attraverso la grancassa mediatica dei giornali del centrodestra. Anche il sostituto procuratore nazionale Antimafia, Antonino Di Matteo, attacca, a margine della presentazione del nuovo libro di Luigi Li Gotti e Saverio Lodato, “Stragi d’Italia”: “Su Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e i rapporti con la mafia è stata fatta un’operazione di falsificazione. Una mistificazione della realtà processuale“; ha spiegato ai microfoni del Fattoquotidiano.it. “In un Paese libero e democratico ritengo che ognuno debba poter esprimere le proprie opinioni, ma partendo da una condizione: che si parta da presupposti di fatto veritieri. E in questo caso non è avvenuto. È stato fatto credere che un provvedimento che ha riguardato una misura di prevenzione nei confronti di Dell’Utri e quindi la riconducibilità eventuale del patrimonio di Dell’Utri ai suoi rapporti con la mafia abbia cancellato invece un’altra sentenza, che invece è rimasta tale e definitiva, che ha accertato i rapporti che ci sono stati nel tempo per decenni tra Berlusconi, Dell’Utri e la mafia”, ha aggiunto Di Matteo.
E ancora: “È stata fatta un’operazione di falsificazione della realtà sulla base della quale si sono poi innestate polemiche e dichiarazioni che partono da dati di fatto inesistenti. E questa è la cosa grave. Qui non si tratta di esprimere opinioni, ma di rispettare almeno, per onestà intellettuale, la verità dei fatti”. La narrazione del complotto delle toghe contro l’ex premier era tornata alla ribalta negli ultimi giorni, cavalcata da media e politici di destra secondo cui la Cassazione, negando la confisca dei beni a Marcello Dell’Utri chiesta dai pm di Palermo, avrebbe smentito i rapporti tra l’uomo di Arcore e Cosa nostra. Una tesi del tutto falsa: come il Fatto ha spiegato in più articoli, la decisione della Suprema Corte riguarda solo la provenienza del patrimonio di Dell’Utri (per i giudici non ci sono prove per considerarlo illecito), mentre il pagamento di denaro ai clan da parte di Berlusconi resta dimostrato dalla sentenza del 2014 che condannò definitivamente il suo braccio destro per concorso esterno.
Di Matteo ha poi attaccato anche la riforma sulla separazione delle carriere voluta dal governo Meloni e dal Guardasigilli Carlo Nordio, alla vigilia dell’ultimo via libera parlamentare e in attesa della partita referendaria: “Una riforma pericolosa, soprattutto per i cittadini, ma anche inutile. Affonda le radici indietro nel tempo, ha punti di contatto evidenti con il piano di Rinascita democratica della loggia P2. Lo scopo della riforma è duplice: da una parte vendetta e rivalsa nei confronti della magistratura, dall’altra si vuole limitare il potere dei pubblici ministeri di indagare su alcuni tipi di reato, quelli tipici dei colletti bianchi“.

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Il Fatto Quotidiano

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