Delitto di Sestri Ponente, ergastolo confermato in appello per i killer di Mahmoud

  • Postato il 15 ottobre 2025
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Tito e Bob, omicidio mahmoud

Genova. La Corte d’Assise d’Appello di Genova ha confermato l’ergastolo, con 18 mesi di isolamento notturno, per Abdelwahab Kamel, detto Tito, cittadino egiziano di 27 anni, e Abdelghani Alì, detto Bob, connazionale ventiseienne, condannati per l’omicidio di Mahmoud Abdalla, il ragazzo di 19 anni assassinato il 23 luglio del 2023 in un appartamento di via Vado, a Sestri Ponente.

Il ragazzo era stato ucciso a coltellate, poi era stato decapitato e gli erano state tagliate le mani. I resti erano stati gettati in parte in mare e in parte alla Foce del fiume Entella a Chiavari, nel tentativo di ritardare il più possibile il ritrovamento e l’identificazione.

Omicidio di Sestri Ponente, la ricostruzione degli inquirenti

Tito e Bob, gestori della barberia, erano stati condannati all’ergastolo nel novembre del 2024 con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dall’aver agito per motivi abietti. Mahmoud, infatti, di professione barbiere, aveva deciso di lasciare il lavoro e denunciare i titolari del salone di via Merano in cui lavorava per lo sfruttamento cui era stato sottoposto. Tito e Bob gli avevano dato appuntamento nell’appartamento di via Vado in cui viveva con altri ragazzi con la scusa di dargli i soldi che ancora doveva ricevere e lo avevano barbaramente ucciso.

Messo il cadavere in una valigia, erano usciti dall’appartamento e si erano diretti in taxi a Chiavari, sede di un altro salone, per poi liberarsi dei resti.

La condanna all’ergastolo in primo grado

A novembre la Corte d’Assise di Genova, presieduta da Massimo Cusatti, aveva condannato i due all’ergastolo con isolamento notturno: “Il delitto – scriveva il giudice Cusatti – è stato commesso in primo luogo per vendicarsi nei confronti di Mahmoud, reo di volersi affrancare dalla situazione di sfruttamento in cui aveva vissuto esercitando il proprio diritto di denunciare le ingiustizie subite: si tratta, quindi, di una vendetta cui, però, s’è accompagnata un ulteriore finalità, quale quella di impedire alla vittima di esercitare un suo giusto diritto”. E aggiunge: “I motivi che hanno animato entrambi gli imputati sono espressione di un sentimento spregevole, vile, ignobile: tale, insomma, da destare un profondo senso di ripugnanza in ogni persona di media moralità”. 

La richiesta di ergastolo con isolamento è stata reiterata dal sostituto procuratore generale Ezio Castaldi mercoledì 15 ottobre. Gli avvocati Fabio Di Salvo, Massimiliano Germinni e Salvatore Calandra, difensori dei due imputati, hanno invece chiesto che le aggravanti venissero escluse, così da ridurre le pene. In appello la condanna in primo grado è stata confermata integralmente.

 

 

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Genova24

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