Delitto di Garlasco, il Ris di Cagliari non ha trovato riscontri sulla presenza di una seconda persona
- Postato il 16 settembre 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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C’era una seconda persona sulla scena del delitto di Garlasco, quando Chiara Poggi, fu massacrata dal suo assassino? No. Dalla relazione del Ris di Cagliari, che lo scorso giugno avevano utilizzato persino i droni per i rilievi scientifici, non emerge la presenza di una seconda persona coinvolta nell’omicidio della 26enne uccisa il 13 agosto del 2007.
La consulenza
Gli esiti della consulenza sono stati depositati oggi in Procura a Pavia dal tenente colonnello Andrea Berti e sono basati sull’analisi delle macchie di sangue rilevate attraverso la Bloodstain pattern analysis (Bpa). I carabinieri del Ris di Cagliari erano rimasti per tutta la giornata del 9 giugno con le loro apparecchiature realizzando anche una ricostruzione in 3D dello scena del delitto. Il lavoro degli investigatori dell’Arma è lungo 300 pagine. Una lunga analisi – illustrata ai pm dalle 11 alle 13 dal comandante del Ris, in cui gli specialisti dell’Arma arrivati appositamente dalla Sardegna hanno ricostruito la scena del crimine in 3D, analizzando le traiettorie delle tracce di sangue posizionando le fotografie dell’epoca. Alla consulenza del Ris dovrà essere affiancata quella della dottoressa Cristina Cattaneo incaricata dalla Procura di ‘rileggere’ alcuni aspetti del delitto. La professoressa dovrà stabilire l’arma del delitto, il numero di lesioni e accertare se l’omicidio sia opera di una o più persone. Le due consulenze saranno poi affiancate per avere un quadro completo.
Gli inquirenti pavesi, che hanno iscritto nel registro degli indagati Andrea Sempio in concorso con Alberto Stasi o ignoti, hanno quindi ottenuto ulteriori risposte nell’ambito dell’indagine che avrebbe dovuto riaprire il caso. A questo si aggiunge che anche dall’incidente probatorio, iniziato a giugno, non è emerso un solo elemento che collocasse Sempio nella villetta quel giorno e le uniche tracce genetiche rilevate sono quelle della vittima e quelle dell’allora fidanzato che è stato condannato in via definitiva a 16 anni. Anche il Dna trovato sulla bocca della vittima è stato ricondotto a una contaminazione.
L’incidente probatorio continua
L’incidente probatorio comunque prosegue. Nei giorni scorsi sono state fotografate e riprodotte su un file con una speciale strumentazione le otto impronte parziali, sei sul sacchettino con dentro i cereali e due sul sacchetto con dentro la spazzatura. Ad analizzarla sarà da Domenico Marchegiani, l’esperto dattiloscopista nominato dalla giudice: alla presenza di alcuni consulenti delle parti, ha preparato la documentazione fotografica di quelle tracce papillari sulla cui utilizzabilità ci si dovrà esprimere. Le immagini riprodotte grazie a strumenti molto performanti, sono ora agli atti in attesa di essere trasmesse all’ausiliario tecnico nominato dal perito, un esperto dell’ufficio di polizia scientifica di Torino. Il quale le valuterà al fine di stabilire se si possano usare o meno per la comparazione con le impronte disponibili e che sono state prelevate, oltre che a Chiara in sede di autopsia, a tutti coloro che si sono alternati sulla scena del crimine prima dell’assassinio, avvenuto il 13 agosto 2007.
L’invio del materiale avverrà però dopo il 26 di settembre, giorno in cui la gip pavese ha convocato le parti per decidere sulla richiesta di proroga dell’incidente probatorio e su come andare avanti con le analisi. Posto che si deve ancora sciogliere il nodo relativo ai due profili dl Dna trovati sulle unghie della vittima. Uno dei quali per la difesa di Stasi, per i pm e per i loro consulenti è riconducibile a Sempio. Cosa che negano i difensori e i consulenti dell’indagato e della parte civile in quanto, come era stato stabilito anni fa, il materiale genetico raccolto non è sufficiente per arrivare a un risultato attendibile.
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