Delitto di Garlasco, il martello ritrovato nel canale, quello sparito da casa Poggi e i test per accertare se sia l’arma delitto

  • Postato il 15 maggio 2025
  • Cronaca Nera
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Un rapido susseguirsi di colpi di martello al capo della vittima, sferrati all’ingresso dell’abitazione, con rabbia ed emotività”. È la sentenza della Cassazione, agli esiti dei processi ad Alberto Stasi, a certificare che fu un martello l’arma del delitto di Garlasco. Un elemento su cui convergono le perizie fatte nel corso del tempo. Quel 13 agosto 2007 la 26enne Chiara Poggi fu colpita più volte, per poi essere sollevata e gettata dalle scale. Ed è quindi suggestivo che ieri nelle poderose operazioni di ricerca di un canale di Tromello (Pavia) sia stato trovato un attrezzo simile. Canale su cui affaccia la casa dove viveva il fratello maggiore delle di Paola e Stefania Cappa (non indagate), che era in viaggi in Croazia. Secondo il racconto di un testimone Stefania Cappa fu vista – da due persone che sono decedute – portare una borsa pesante, entrare in casa dopo aver recuperato a fatica le chiavi. Poco dopo “un tonfo”, come se qualcosa fosse stato gettato.

Un racconto, quindi, de relato. Gli attrezzi trovati nel canale saranno sottoposti ai test per capire se ci sia una compatibilità con le ferite sul cranio della vittima e tutte le analisi possibili a distanza di 18 anni dai fatti. L’unico attrezzo mancante da casa Poggi come poi ha precisato l’avvocato Gian Luigi Tizzono era un martello: “Da casa Poggi manca solo un martello, l’attizzatoio del camino non è mai sparito dalla villetta di via Pascoli a Garlasco”.

Il martello con cui sarebbe stata uccisa Chiara Poggi “non sarebbe chiaramente compatibile” con quello di cui denunciò la scomparsa il padre della vittima, Giuseppe Poggi, dopo aver verificato “attentamente” nella villetta di via Pascoli e in garage gli oggetti mancanti come scrisse nel 2009 il giudice per l’udienza preliminare di Vigevano, Stefano Vitelli, nella sentenza con cui assolse in primo grado Alberto Stasi dall’accusa di omicidio per non aver commesso il fatto. Sentenza confermata dal primo appello, poi annullata con rinvio dalla Cassazione fino alla condanna dell’appello bis a 16 anni, diventata definitiva nel 2015.

Il martello indicato dai Poggi come scomparso e ora al centro della nuova inchiesta della Procura di Pavia dopo il ritrovamento di un attrezzo simile nel canale dragato ieri a Tromello nei pressi della ex villa della nonna delle sorelle Cappa, non aveva “le caratteristiche di alcune delle lesioni riscontrate” sulla vittima. All’individuazione come arma del delitto di un “martello da muratore” con una “massa battente da un parte ed una specie di lama che termina come uno scalpello dall’altra” si era giunti attraverso una perizia disposta dal giudice Vitelli. Perizia che lo aveva individuato come “lo strumento più probabile”.

A guidare gli inquirenti a caccia di quell’attrezzo che sarebbe stato usato per uccidere, è stata la testimonianza raccolta da Le Iene, che in gran parte ricalca le parole (poi ritrattate) verbalizzate nelle settimane successive al delitto da un tecnico del gas, Marco Muschitta. Il nuovo teste ha svelato di aver sentito da una persona, alla presenza di un altro conoscente, entrambi però deceduti, il racconto di quanto il primo dei due avrebbe visto la mattina dell’omicidio.

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Il Fatto Quotidiano

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