Femminicidio di Patrizia Russo, il marito Giovanni Salamone in Aula sostiene: “Ero posseduto”
- Postato il 13 maggio 2025
- Cronaca Nera
- Di Il Fatto Quotidiano
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Durante il processo per il femminicidio di Patrizia Russo, il marito reo-confesso Giovanni Salamone ha dichiarato di aver agito perché “posseduto”: “Ero armato dal dio del male”, ha dichiarato davanti alla Corte d’Assise di Alessandria. Il 61enne lo scorso 16 ottobre, ore 5.30, ha colpito a morte la moglie Patrizia Russo, con più fendenti di coltello.
Salamone si trova nel carcere genovese di Marassi dopo che, lo scorso 18 ottobre, ha tentato il suicidio nella Casa circondariale ‘Cantiello e Gaeta’ di Alessandria. A quanto emerso, all’epoca dei fatti l’imputato sarebbe stato colpito da un forte stato depressivo, dalla preoccupazione per le cartelle esattoriali e per un processo a suo carico con l’accusa di ricettazione, da cui però – ha sottolineato il legale difensore Elisabetta Angeleri – è poi stato assolto. Salamone ha poi parlato di notti insonni, due prima di quella in cui ha tolto la vita alla moglie. Già la mattina del 16 ottobre, Salamone aveva detto ai Carabinieri arrivati in casa: “Mi volevano fregare i soldi. Non so spiegare chi e come, perché ero posseduto”.
L’esame davanti alla Corte d’Assise è durato poco più di un’ora. Sono stati anche sentiti i due figli Giuliana e Francesco, la sorella dell’imputato e il fratello della moglie. Anche la migliore amica di Patrizia è stata ascoltata: la vittima la avrebbe dettagliatamente aggiornata sulla difficile condizione mentale del marito. L’avvocato difensore Angeleri, con in pool Gianfranco Foglino, ha ribadito la richiesta di una perizia psichiatrica però respinta perché “negli atti c’è già una consulenza di parte dell’accusa e, quindi, non ci sarebbero elementi tali da giustificare una perizia”, ha dichiarato il legale.
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