Dal reggiseno a vista i cappelli: l’alfabeto delle tendenze (e delle stravaganze) viste alle fashion week di Milano e Parigi

  • Postato il 6 ottobre 2025
  • Moda E Stile
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Diremo la verità. E cioè: la moda senza Armani non è più stessa, ma the show must go on… Nessuna rivoluzione al momento, neanche dal santificato Demna a Milano, ma vediamo più avanti. Più che in una svolta epocale i, la moda si è prodotta in un valzer di direttori creativi (quindici debutti a Parigi) e molte deliziose stravaganze forse perché, se gli accessori spesso contano più del vestito, sono i dettagli a fare la differenza. Da Milano a Parigi le più deliziose stravaganze (in ordine alfabetico.)

Abito pigiama. Si portava negli anni ’70, e ha avuto un paio di rinascite. L’ha messo Julian Schnabel a Cannes, una quindicina di anni fa, ma gli uomini stanno meglio in smoking. Adesso c’è il pigiama-abito di Dolce & Gabbana (ribattezzato loungewear), impreziosito, ricamato. Alternativa: la stupenda vestaglia di Louis Vuitton (prima uscita della sfilala). Certo, ci vuole il fisico.

Antica Grecia. Anche andare sul classico può essere un’idea. Ports si ispira a tuniche, mantelli e pepli mossi da dettagli in madreperla e reti di perline, frange in seta tessute a mano e pieghe sottili. Giuseppe Di Morabito piazza un’ala argentea (ispirazione: la caduta di Icaro) sul top. Mai sottovalutare la cultura classica.

Bijoux. Qui ci possiamo sbizzarrire: la spilla polipo di Vivetta, la collana a forma di libellula gigante da Blumarine, il ciondolo camaleonte di Etro. E , meravigliosamente poetiche le lucciole di Pasolini, in passerella da Valentino con Alessandro Michele .Per amanti degli animali.

Cappelli. Da pirata dei Caraibi (Etro). Provenzale (Luisa Beccaria) nella romantica collezione Soul in Bloom: colori pastello e chiusura a foulard attorno al collo, così resiste anche a un colpo di vento. Da suora, ma al contrario (il nuovo Dior di Jonathan Anderson). Turbanti (Louis Vuitton), in particolare quello di raso turchese: per chi vuole farsi notare a tutti i costi.

Da sera. L’abito lungo in lycra, stesso tessuto del costume, ma tempestato di micro cristalli (Miss Bikini). Party e poi tuffo in piscina.

Da viaggio. Gli abiti fluidi di Daniela Gregis (favolosi) e si possono mettere in valigia senza il timore di spiegazzarli. Svolazzanti, stropicciati, leggerissimi.

Fiocchi. Saint Laurent li vuole enormi, Dior integrati nel vestito, ma anche sulla scollatura, posati sull’orlo, dietro. Small e XL, un po’ grandeur.

Finte piume. Da Bottega Veneta, filamenti di fibra di vetro riciclata rendono insolito il blouson e le gonne cangianti. Da Balenciaga firmato Pierpaolo Piccioli sono in lana o in nylon, la leggerezza del marabù in assenza di marabù. Un tocco di estroso charme senza aver spiumato nessuno. Molto vegan.

Guanti: Quelli lunghissimi di Prada azzurro puffo. Solo Miuccia poteva osarli. E noi?

Hui. Argenti battuti, campanelli, pendenti e spille tintinnanti su abiti, gilet e giacche. La sfilata di Hui si chiama “The song of Silver”, il suono dei gioelli della cultura Miao, tra le più antiche della Cina.

Insolita sciarpa. Sciarpa-cintura da Vuitton. Maglioncino grigio-sciarpa da N.21. Con un collier sopra, poi il look è perfetto (recupero di maglioncini grigi giacenti nell’armadio).

Layering. Uno strato dopo l’altro. Moderato, da Iceberg (solo due camicie sovrapposte). È un gioco divertente, come nel caso delle canotte layering di Alainpaul, molto applaudite a Parigi o della “gonna su gonna” di Zomer, ma se non lo sai fare, rischi l’effetto barbona. La figlia di un’amica stravestita e strafirmata (gonna sui pantaloni, gilet con sotto camicia con sotto maglia) mentre era seduta su una panchina ha ricevuto due euro di elemosina. Layering con giudizio.

Moschino. Tra le stravaganze adorabili non poteva mancare. Il sacco di juta, la corda, il legno, i lacci, i nodi, i fogli di giornale. Pentole, nastro adesivo, scampoli di tessuto, vaschette di frutta, camicie inutilizzate, scatole di cartone o pacchi regalo. In omaggio all’arte povera, non si butta via niente. E tutto fa moda. Osate pure.

Nudo. Da Givenchy: giacche indossate a pelle su gonne avvolgenti che si annodano davanti e aprono spacchi profondi. Il body capo unico. Per la stilista Sarah Burton questo è empowerment.

Non stiro. I tessuti stropicciati di Daniela Gregis (bellissimi e chic) e si possono mettere in valigia senza il timore di spiegazzarli.

Orecchini. I bubble earings di Fendi: colorati, dal rosa all’azzurro, come fossero chewingum. Non masticare!!

Paillettes & Co. Da Dries van Noten: scarpe, maniche, colletti e T-shirt brillano con strass e cristalli. Da Lanvin illuminano il blu. Da Valentino , tessuti laminati e scintillanti. Cristalli ovunque e pelle twilight nel make-up di Marras. Spegnete la luce.

Reggiseno a vista. Un must. Di velluto, di raso, di pizzo, di qualsiasi cosa (al Festival di Venezia la lingerie di Intimissimi è salita sul red carpet) .The Attico: sotto il blazer XXXL. Prada: verde, affacciato dalla blusa scollatissima. Jil Sander: in evidenza nell’abito con oblò davanti. Fendi: turchese, allacciato all’americana sul completo di maglia. Tom Ford: minuscolo, per un tocco sexy al tailleur maschile. Diktat: rinnovare la lingerie.

Rete. Né nuda, né vestita, come nel dilemma di una vecchia fiaba. La rete è elegante negli abiti signature di Izumi Ogino (Anteprima). Non una rete qualsiasi, ispirata alle opere Takahiro Iwasaki, l’artista che crea minuscole sculture con setole degli spazzolini da denti o delle scope, fili degli asciugamani e rotoli di nastro adesivo, polvere e capelli. L’invito di Anteprima era appunto, uno spazzolino-scultura, i suoi bijoux collane di pettinini. L’ordinario diventa straordinario (con un po’ di coraggio).

Scarpe. Grande creatività. AGL inventa lo stivale a punta aperta in tulle trasparente, il sandalo di pitone-non pitone, le ballerine in pelle di struzzo-non struzzo. Giuseppe Zanotti mette sul sandalo la più bella lisca di pesce -gioiello mai vista, o pietre come lapis e occhio di tigre, e, portandola con nonchalance la ciabattina super paillettata di Santoni. Ma Daniela Gregis ha rotto l’ultimo tabù portando in passerella le scarpe spaiate, color argento e una nera, una gialla e una nera. È la fluidità…

Tovaglie parigine. Da Louis Vuitton il top sembra un tovagliolo ricamato, ma la designer belga Julie Kegels raddoppia: il tovagliolo, oltre che top si fa borsa.

Uomo. Valentino by Michele lo veste con shorts tempestati di pietre, tuniche e giacche laminate, bluse stile Grace Kelly, camicie zebrate accompagnate da borsettine luccicanti.Tutte cose, che, nel caso, lei gli ruberà.

Volume (ma non peso). Piccioli, da Balenciaga pensa un cappotto con un taglio dietro, un blouson che nasce dalla famosa cappa triangolare di Cristóbal, un abito balloon, un bermuda “petale”, un bomber tempestato di fiori in nylon applicati, un abito in maglieria tridimensionale pantaloni chinos con una piega sul davanti che aggiunge volume (“ma non peso”), un top formato da due rettangoli cuciti a rombo. La ricca, rigonfia gonna verde è leggerissima. Meno male-

Westwood. I drappi delle tende diventano abiti. Anreas Kronthaler, “innamorato di questi tessuti tipici italiani che puoi trovare ovunque nei mercati,” li ha combinati con le tipiche stampe Westwood , riutilizzando stoffe di scarto., Magari qualcuno vuole provare autarchicamente…

Zomer. È quello che per l’inverno ha mandato in passerella manici senza borse e giacche costruite al contrario. Per la prossima estate: mega cinture (ma veramente mega) e top che hanno tutta l’aria dei cartoni di una confezione regalo.

Articolo di Roselina Salemi e Januaria Piromallo

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