Dal rallentamento del Pil alla corsa dell’economia sommersa: perché l’Italia si trova oggi davanti alla più delicata delle sue sfide strutturali
- Postato il 24 novembre 2025
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La ripresa spontanea dell’economia dopo il blocco delle attività per il Covid è arrivata al capolinea. L’anno che si sta per chiudere segnerà un incremento del Pil del + 0,5%. Siamo tornati il fanalino di coda dei paesi dell’Eurozona.
Segnali divergenti tra mercato del lavoro e produzione: cresce la cassa integrazione, rallenta il Pil
Il ricorso alla cassa integrazione mostra un andamento in contrasto con il picco dell’occupazione. Nei primi nove mesi del 2025 le ore autorizzate sono aumentate del 19% (430 milioni di ore) rispetto allo stesso periodo del 2024. I settori più colpiti, quello metalmeccanico con il maggior numero di ore autorizzate, seguito da vicino da quello dell’abbigliamento, evidenziano una pesante difficoltà per l’economia.
L’andamento del Pil dal 2021 è in calo. Siamo passati dal +8,3% del 2021 (anno dopo il Covid) a l’1,3% del 2023, allo 0,7% del 2024 e allo 0,5% di quest’anno. L’economia sommersa, invece, secondo l’agenzia delle entrate, è in crescita del 10,4%, rispetto al 2021, con una stima dell’evasione fiscale in 100 miliardi di euro, cresciuta del 17,5% rispetto all’ultima stima ufficiale di 82,5 miliardi del 2021.
Panetta richiama istituzioni e cittadini a un’azione decisa contro l’economia sommersa
Il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta all’inaugurazione dell’anno 2025-2026 della scuola di Polizia ha sottolineato che “L’economia irregolare e l’evasione fiscale ostacolano la crescita e intaccano i principi di equità su cui si fonda la convivenza civile. Contrastare l’economia sommersa significa recuperare risorse alle finanze pubbliche… ma significa anche rafforzare la credibilità delle istituzioni, difendere la dignità del lavoro e tutelare la libertà di impresa. È un investimento nella capacità dell’Italia di crescere in modo duraturo ed equo”.
Secondo il governatore Panetta, i danni provocati dall’economia sommersa, anche se la sua incidenza dal 2011 è diminuita del 2%, reclamano “un deciso intervento di risorse finanziarie e di persone”. Un ragionamento che chiama in ballo in primis le istituzioni, ma anche la collettività, che secondo un detto comune “dire a nuora perché suocera intenda” pare rivolto a chi governa, più che alle Istituzioni in genere e alla collettività.
Cresce l’occupazione, non la produttività: il nodo irrisolto del mercato del lavoro
L’occupazione in continua crescita dal 2021, con +334 mila unità nel 2022, 481mila unità nel 2023, 350mila unità nel 2024, concentrato nel settore dei servizi, ha portato maggiori entrate fiscali per più di 30 miliardi, ma non ha inciso sulla produttività del lavoro, calata dell’1%. Circa un lavoratore su dieci, pur lavorando continuativamente, si trova al di sotto della soglia di povertà lavorativa, con un reddito familiare inferiore a 30.000 euro annui.
L’indebolimento strutturale delle imprese industriali e di quelle manifatturiere per la crisi dell’auto e del made in Italy, fondamentali per far entrare l’Italia tra i paesi del G7, non può essere compensato dallo sviluppo del turismo che nel 2024 rileva un valore aggiunto sul Pil del 13% per 220 miliardi di euro, inferiore al 18,9% di quello dell’industria per 408 miliardi.
Geopolitica in fiamme e innovazione accelerano: la politica economica deve cambiare rotta
Il mutamento del quadro geopolitico, con la guerra in Ucraina, la crisi in medio oriente e lo sconvolgimento globale dei dazi perseguito da Trump, unitamente alle nuove esigenze derivanti dalla vulnerabilità del clima, dall’innovazione tecnologica, dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale, impongono un radicale cambiamento nella politica economica governativa.
Fermarsi a rimirare il conseguimento di buoni risultati ottenuti nella finanza pubblica con il deficit di bilancio entro il 3% e l’abbassamento dello spread intorno ai 70 punti, pur importanti, non è sufficiente ad evitare che la stagnazione dell’economia diventi il punto di arrivo degli obiettivi di natura economica del governo.
Bisogna voltare pagina. Il governo non può cullarsi sugli allori. Il costo dei generi alimentari è incrementato del 24,8% rispetto al 2021. Le retribuzioni del lavoro dipendente non hanno recuperato l’inflazione del 17%, registrando il meno 8,8% rispetto al 2021.
Sviluppo fermo e evasione dilagante: ora servono scelte nette, non alibi di bilancio
Il paese è giunto ad un punto di non ritorno, nonostante la realizzazione con il Pnnr di interventi per più di 100 miliardi di euro, prevalentemente in opere pubbliche. Bisogna uscire dal pantano del malessere sociale. Va ripreso il cammino dello sviluppo. Non è più accettabile che il Governo giustifichi il non agire motivandolo con le poche risorse finanziarie del bilancio pubblico.
Per uscire dalla stagnazione economica va rianimata la domanda aggregata e la competitività delle imprese. I soldi si trovano. Il mare magnum dell’evasione fiscale va aggredito con immediatezza e con gli strumenti informatici. Nell’epoca della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale con l’incrocio dei dati a disposizione dell’Agenzia delle entrate sarebbe possibile colpire un fenomeno generatore della massima ingiustizia come l’evasione fiscale.
In un paese in cui l’economia sommersa la fa da padrone, stupisce che il governo si affanni per non sconfiggerla, ma per proporre la ‘pace fiscale’ a una specifica categoria di contribuenti, con il rinnovo del concordato preventivo che abbuona, con una modesta sanzione del 10%, cinque anni di infedeltà fiscale e con la rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali.
Fuori dalla clubhouse dei rinvii: serve un atto di verità contro l’evasione
L’iniquità fiscale non è dovuta come sostiene la presidente del Consiglio ad un ‘fisco poco amico’, ma all’intollerabile tolleranza di questo governo e tutti i governi che l’anno preceduto. Per affrontare le sfide del futuro occorrono riforme strutturali, ma soprattutto occorre una massa critica di risorse finanziarie che non può essere reperita, né con l’indebitamento pubblico, né con una fantomatica patrimoniale.
Va aggredita la montagna dell’evasione. Lo stesso governatore Panetta ha sostenuto che per vincere sul sommerso “dobbiamo proseguire la via delle riforme, rendere più efficiente l’amministrazione pubblica, sostenere il tessuto produttivo”.
A questo riguardo si accomunano le parole di Keynes: “È davvero senza speranza cercare l’effetto psicologico delle proprie azioni; la cosa migliore in assoluto in ogni circostanza è dire la verità e agire”.
L’articolo Dal rallentamento del Pil alla corsa dell’economia sommersa: perché l’Italia si trova oggi davanti alla più delicata delle sue sfide strutturali è tratto da Forbes Italia.