Dal 1882 al 7 ottobre 2023, la lunga marcia di Israele

  • Postato il 29 ottobre 2024
  • Di Agi.it
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Dal 1882 al 7 ottobre 2023, la lunga marcia di Israele

AGI - Quando e come è cominciato il conflitto in Palestina? La domanda che in molti si sono posti dopo il 7 ottobre 2023 con la strage di ebrei da parte di Hamas e la reazione violentissima e inarrestabile di Israele che ha provocato già oltre 40mila morti nella popolazione palestinese della Striscia di Gaza e in Cisgiordania ha una risposta lontana nel tempo. Non risale al 1948 quando, per ottemperare alla risoluzione dell'Onu, nasceva ufficialmente lo Stato di Israele. E neppure al 1967 quando, dopo la 'guerra dei sei giorni' Israele ha conquistato gran parte della Palestina relegando gli abitanti arabi in zone circoscritte: la Striscia di Gaza, definito il "più grande campo profughi del mondo", e la Cisgiordania.

 

Tutto ha avuto inizio nel 1882, quando i primi coloni sionisti sono arrivati in quella che era la Palestina ottomana, ebrei che scappavano dai pogrom e dalle persecuzioni nell'Impero russo degli anni 1881-1882 e poi degli anni 1903-1906 e trovavano rifugio in Palestina, accolti dagli abitanti locali e aiutati a stabilirsi in quelle terre sotto il dominio dell'impero ottomano.

 

Per capire esattamente cosa sta succedendo in Medio Oriente, comprendere, al di là delle ideologie, le ragioni di ebrei e arabi arriva oggi in libreria un prezioso libricino scritto dal celebre storico israeliano Ilan Pappè, 'Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina. Dal 1882 a oggi' (Fazi editore, traduzione dall'inglese di Valentina Nicoli'; pagg. 140 - Prezzo: 15 euro), in cui l'autore ricostruisce la vicenda di due popoli che ora condividono una sola terra. Dalle origini del sionismo come movimento coloniale alla pulizia etnica del 1948, dalla resistenza palestinese all'occupazione, al fallimento della soluzione dei due Stati, fino al 7 ottobre 2023 e alle politiche genocide nella Striscia di Gaza. 

 

Intellettuale di sinistra, candidato nel 1999 col partito comunista ebraico alle elezioni, qui Pappè indossa però i panni a lui più congeniali di storico cercando di far luce con chiarezza e competenza sui principali eventi, personaggi e processi storici per spiegare come mai questo sanguinoso conflitto lungo oltre un secolo sia diventato tanto insolubile. Ilan Pappè, nato a Haifa, nel 1954, è uno degli storici israeliani più famosi che si definisce anti-sionista e con una base culturale che parte da Karl Marx fino ai nuovi studiosi di storia. Nella sua 'Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestinà in poche pagine riesce a dare un quadro ampio e chiaro di quello che è accaduto nell'ultimo secolo e mezzo di storia.

 

Sfatando diverse narrazioni della destra israeliana sionista, a partire da quella comunemente accettata che la Palestina era un deserto inospitale e con l'arrivo degli ebrei è diventato un guardino fiorito. In realtà, scrive Pappè, la Palestina era una terra fertile e le popolazioni arabe che vivevano nei villaggi coltivavano la terra prima di essere cacciati dai nuovi arrivati.

 

Nel libro lo storico ricorda poi che la 'conquista' da parte di Israele della gran parte della Palestina è iniziata già con l'impero ottomano: allora le terre abitate dagli arabi erano di proprietà di privati che non potevano, per legge, mandare via gli occupanti. Gli ebrei cominciarono a comprare le terre e successivamente, con l'arrivo degli inglesi che dal 1918 governarono quell'area geografica che era appartenuta al disgregato impero ottomano, grazie alla potente influenza della lobby sionista, cambiarono la legge: chi possedeva le terre poteva mandare via gli abitanti dei luoghi di loro proprietà. Ebbe cosi' inizio, ben prima del 1948, una sorta di esproprio che con i decenni diventò una vera e propria - a volte violentissima - pulizia etnica che portò gli abitanti palestinesi a essere relegati solo in alcune zone e, dopo il 1967, nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. La lobby sionista è alla base della nascita dello Stato di Israele.

 

Ma è sbagliato pensare che il sionismo sia un movimento prettamente ebraico. Il movimento che sosteneva l'idea del "ritorno" del popolo ebraico alla terra d'Israele, da cui era stato cacciato nel 70 dopo Cristo da Tito, ha infatti anche una forte componente si sostegno di matrice non ebrea ed è legata all'antisemitismo diffuso in molte nazioni non solo dell'Est Europa, ma anche Inghilterra e Francia. Una parte della popolazione occidentale sposava le idee del movimento sionista desideroso di riportare il 'popolo elettò in Palestina perchè desiderosa di mandare via dai propri Stati le comunità ebraiche. Pappè spiega che proprio la forza di questo movimento e dei suoi sostenitori ha reso possibile che i nuovi arrivati in terra di Palestina riuscissero a cacciare milioni di persone senza che ci fosse una reazione.

 

In realtà questa c'è stata. Mentre gli ebrei sionisti avevano contatti politici ad alto livello e ottenevano vantaggio dagli inglesi, gli arabi palestinesi, non riuscendo a farsi ascoltare malgrado manifestazioni e conferenze a Londra, decisero di passare alla rivolta armata. Per tre anni, dal 1936 al 1939, le forze di Sua Maestà fronteggiarono la rivolta con inaudita violenza e alla fine distrussero ogni forma di opposizione con metodi poi diventati tristemente noti a Gaza e in Cisgiordania: rasero al suolo edifici e massacrarono migliaia di palestinesi. Altrettanti furono feriti o imprigionati. Alla fine l'opposizione araba in Palestina non esisteva più e cosi', nel 1948 lo Stato di Israele fu proclamato senza che ci fosse alcuna reazione interna malgrado dal 1947 fosse in atto una vera e propria 'pulizia etnicà da parte degli israeliani contro gli arabi palestinesi.

 

Nel suo saggio, Pappè ripercorre poi la storia del conflitto israelo-palestinese fino ai giorni nostri, un conflitto che, come scrive nell'introduzione, ha fatto si' che anche in altri paesi la percezione di Israele mutasse e non perchè non ci ricordiamo più dei campi di concentramento, ma perchè è il sentire comune che è cambiato. E dunque nel gennaio 2024, la Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele di adottare misure immediate per proteggere i palestinesi di Gaza dal rischio di genocidio. Mai si era giunto a questo, infatti Israele ha replicato che la parola genocidio è legittima solo se riguarda i sei milioni di ebrei uccisi dai nazisti.

 

La corte penale ha replicato con mandati di arresto per il Primo ministro israeliano Netanyahu e per il ministro della Difesa Yoav Gallant. "Credo che chiunque si opponga all'oppressione e all'ingiustizia possa comprendere i nodi basilari di quello che oggi è noto come il conflitto israelo-palestinese. Questo libro è il mio tentativo di renderlo intellegibile", spiega Ilan Pappè. 

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Agi.it

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