Da Tajani a Renzi è gara a normalizzare il Bergoglio più politico: “Banale definirlo progressista”

  • Postato il 23 aprile 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Normalizzare il suo operato. Annacquare la sua radicalità. L’ordine di scuderia per i moderati è moderare, in ossequio alla loro corrente politica. E quindi: “Il Papa è di tutti, un errore attribuirgli un’etichetta politica”, filosofeggia il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Per Matteo Renzi, invece, “etichettare” Jorge Mario Bergoglio “come uomo di sinistra è la classica frase superficiale di chi vive di slogan”. Una operazione che definisce “banale e noiosa”. Il decano dei centristi italiani, Pierferdinando Casini, discioglie le peculiarità del pontefice ‘venuto dalla fine del mondo’ in un’intervista a Il Messaggero: “È stato un papa scomodo, come tutti i papi”. Le sue idee forti su ambiente, corruzione e migranti sembrano già svanite: il Francesco più politico non è mai esistito.

Addirittura Tajani, in una giravolta, suggerisce che in Francesco “traspariva una simpatia personale verso Giorgia Meloni”. Il pontefice “aveva una visione complessiva, attenta a tutti i conflitti, anche, soprattutto quelli più dimenticati”, ha aggiunto il ministro degli Esteri ad Avvenire. “Da presidente del Parlamento europeo ci rapportammo in particolare per la guerra in Sudan, aveva una grande attenzione, come sappiamo, ai conflitti africani, e sappiamo anche quanto si è speso per l’Ucraina e per il Medio Oriente”, ricorda il titolare della Farnesina, senza sottolineare come le posizioni fossero assai distanti da quelle del governo proprio sulle due guerre alle porte dell’Europa, in particolare sulla corsa al riarmo e la definizione dell’operato di Israele nella Striscia di Gaza. “Un Papa vive del messaggio del Vangelo, non può essere interpretato come fosse un leader politico. La Chiesa è un concetto universale”, ha concluso.

Renzi infarcisce il proprio ricordo di questioni personali: “Dopo che avevo lasciato Palazzo Chigi, gli dissi che ero preoccupato. Crisi di vocazioni, pochi ragazzi alla messa, sempre più anziani in parrocchia. E lui mi ha stupito perché mi ha detto: tu vedi solo l’Europa – racconta – In Europa la Chiesa soffre. Ma nel resto del mondo la Chiesa è più viva che mai. Vedrai! E lo ha fatto, peraltro, dandomi del tu, cosa che quando ero al governo non faceva”. Ma sul pontefice ‘politico’, il leader di Italia Viva non ci sta: “Etichettare il Papa come uomo di sinistra è la classica frase superficiale di chi vive di slogan. Papa Francesco non era né di sinistra, né di destra: era Papa Bergoglio. Punto. E come tale aveva le sue idee”. E aggiunge: “La sinistra radicale, che lo ha esaltato per la posizione sui migranti, lo ha ignorato sull’aborto. Ridurlo a icona del progressismo contemporaneo è un’operazione banale e noiosa”.

Sulla stessa linea anche Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati: “Chi prova ora a etichettare Francesco come conservatore o come progressista commette un errore enorme. Dobbiamo smetterla a tirare per la tonaca il Santo Padre, qualunque esso sia”. L’ex presidente della Camera Casini ammette che era un pontefice scomodo, ma subito chiarisce: “Come tutti i papi. Un papa deve decidere se piacere o essere scomodo. Anche Woytila e Ratzinger hanno scelto la scomodità. Non è che Gesù quando predicava per la Palestina diceva le cose che la gente voleva sentire”, afferma. È stato un rivoluzionario? Secondo Casini per “alcuni aspetti sì ma per altri sarei più cauto”. E dice: “Le categorie della politica non si adattano ai papi che interpretano la storia. La Chiesa o chiude gli occhi davanti alla realtà e non la affronta oppure sta nel mondo e affronta tematiche cosiddette scomode e politicamente scorrette”. Amen.

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Il Fatto Quotidiano

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