Da Rocca di Neto a New York, 14 condanne per la cosca Corigliano Comito
- Postato il 25 settembre 2025
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Da Rocca di Neto a New York, 14 condanne per la cosca Corigliano Comito
Pene pesanti per la cosca Comito Corigliano di Rocca di Neto, 8 assoluzioni tra cui quella per il cantante neomelodico Benincasa
ROCCA DI NETO – Quattordici condanne e otto assoluzioni nel processo alla cosca che da Rocca di Neto avrebbe allungato i suoi tentacoli fino a Manhattan. Questa la sentenza del Tribunale penale di Crotone nei confronti di 22 presunti esponenti del clan Corigliano-Comito, sul finire del 2022 colpito duramente con una retata della polizia. I giudici hanno accolto soltanto in parte le richieste avanzate dal pm della Dda di Catanzaro Pasquale Mandolfino, che aveva proposto pene fino a 30 anni. Regge, comunque, in buona sostanza, l’impianto accusatorio. La pena più alta è quella per il presunto boss Pietro Corigliano, condannato a 19 anni e 6 mesi di reclusione. Spicca anche la condanna a 14 anni e 6 mesi per Domenico Megna, il boss di Papanice, storico alleato del clan di Rocca di Neto. Tra le assoluzioni quella per il cantante neomelodico Salvatore Benincasa, accusato di reati in materia di armi: per lui il pm chiedeva 5 anni e 5 mesi.
LE DECISIONI
Ecco le decisioni, posizione per posizione (in parentesi le richieste). Domenico Barbaro, di 34 anni, di Rocca di Neto: 3 anni (13 anni). Rosario Barberio (40), di Scandale: 4 anni (7 anni). Fortunato Barone (56), di Rocca di Neto: 8 anni (10 anni). Salvatore Benincasa (36), di Rocca di Neto: assolto (5 anni e 5 mesi). Michele Bernardi (46), di Pergognaga (MN): assolto (5 anni e 5 mesi). Francesco Bevilacqua: assolto (7 anni). Virgilio Antonio Bruno (55), di Rocca di Neto: assolto (14 anni). Francesco Comito (34), di Rocca di Neto: 3 anni e 4 mesi (20 anni e 8 mesi). Umberto Comito (57), di Rocca di Neto: 16 anni (21 anni). Luigi Corigliano (30), di Rocca di Neto: 9 anni (10 anni). Pietro Corigliano (57), di Rocca di Neto: 19 anni (29 anni e 6 mesi). Patrizia Cundari (60), di Rocca di Neto: 6 anni e 10 mesi (5 anni e 6 mesi). Pietro Marangolo (46), di Rocca di Neto: 18 anni (30 anni). Pantaleone Marino (64), di Rocca di Neto: 16 anni (19 anni). Giuseppe Martino Zito (53), di Rocca di Neto: 11 anni (14 anni). Alessandro Curto (34), di Petilia Policastro: assolto (5 anni e 6 mesi). Mattia Lagani (22), di Rocca di Neto: 4 anni e 6 mesi (5 anni). Raffaele Lagani: assolto (4 anni). Donatello Mancuso (34), di Strongoli: 7 anni (8 anni). Domenico Megna (75), di Crotone: 14 anni e 6 mesi (20 anni e 7 mesi). Antonio Piperato (31), di Scandale: assolto (6 anni e 8 mesi). Daniele Tallarico (31), di Casabona: assolto (4 anni).
I RUOLI
Viene avvalorato l’impianto accusatorio secondo cui Pietro Corigliano sarebbe stato il vertice della ‘ndrina, indicava gli obiettivi delle estorsioni e ordinava l’approvvigionamento di armi. Umberto Comito avrebbe coadiuvato Corigliano nella gestione della ‘ndrina, svolgendo funzioni vicarie in sua assenza. Il braccio destro del boss sarebbe stato Pietro Marangolo che avrebbe partecipato alle estorsioni, avrebbe ripartito le somme introitate tra gli affiliati e sarebbe stato preposto alla custodia e all’acquisto di armi per conto del sodalizio.
Martino Corigliano si sarebbe occupato anche lui di estorsioni. Pantaleone Marino, ricoprendo la “dote” di “santista”, avrebbe curato i rapporti con i vertici degli altri clan.
LE ESTORSIONI
L’inchiesta avrebbe accertato l’operatività della cosca nella Valle del Neto. Tra le vittime i titolari della clinica Romolo Hospital che sarebbero stati costretti a versare un pizzo mensile di duemila euro. Le mazzette nelle intercettazioni erano mascherate sotto forma di cornetti da consegnare in quanto un gruppo di dipendenti della clinica avrebbe avvisato gli esattori del clan quando appunto cornetti e caffè erano “disponibili”.
DROGA E ARMI
Il monitoraggio degli indagati, oggi imputati, avrebbe consentito di fare luce anche sulla disponibilità di armi da fuoco e di documentare il loro effettivo utilizzo, durante una prova compiuta in una zona isolata. Non a caso nel corso di mirati servizi furono sequestrati quattro fucili e una pistola.
Luce anche su un traffico di stupefacenti, principalmente di cocaina e marijuana. Gli imputati avevano vari fornitori in provincia di Crotone e poi smerciavano la droga a Rocca di Neto. Un affare che, sempre per l’accusa, era appannaggio della famiglia Comito. Un altro gruppo di imputati che ha scelto il rito abbreviato è stato condannato anche in Appello.
LA DIFESA
Gli imputati erano difesi dagli avvocati Nuccio Barbuto, Maggiorino Bubba Bello, Roberto Coscia, Luca Cianferoni, Francesco Laratta, Giovanni Mauro, Mario Nigro, Pietro Pitari, Gianni Russano, Tiziano Saporito. I difensori hanno ottenuto pene più miti rispetto a quelle sollecitate dalla Dda e assoluzioni più che altro per le posizioni marginali. Occorreranno 90 giorni per conoscere le motivazioni della sentenza.
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