Crotone, il calvario dell’imprenditore che aprì il locale vicino a quello dei Papaniciari

  • Postato il 10 dicembre 2025
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Crotone, il calvario dell’imprenditore che aprì il locale vicino a quello dei Papaniciari

Cinque danneggiamenti, il calvario di un imprenditore di Crotone che aprì un locale vicino a quello dei Papaniciari. Costretto a modificare le proposte commerciali dopo cinque danneggiamenti.


CROTONE – Aveva osato aprire un drink bistrot accanto al locale del clan. Ma ha rischiato grosso. Almeno questa è la ricostruzione della Guardia di finanza di Crotone che, sotto le direttive del procuratore Domenico Guarascio, all’epoca in cui era in forza alla Dda di Catanzaro, ha fatto luce sul calvario inflitto a un esercente crotonese. Le accuse per Gianluca Pennisi e Gaetano Russo, presunti esponenti del clan dei Papaniciari, e per l’imprenditore Nicola Siniscalchi sono quelle di estorsione e concorrenza sleale. Ma l’estorsione, in questo caso, non consisteva nell’imporre il pagamento di somme di denaro o nel condizionamento di assunzioni e forniture.

CINQUE DANNEGGIAMENTI

Dalle intercettazioni è emerso che l’imprenditore vittima avrebbe subito una forte limitazione della sua attività, fino a depotenziarla e a non reggere la concorrenza del vicino Gin Lab gestito in modo occulto dagli indagati. Un assoggettamento che esula da qualsiasi logica imprenditoriale, quello imposto alla vittima, secondo la ricostruzione accusatoria. L’esercente è stato costretto a modificare la sua proposta commerciale dopo che, tra il 2022 e il 2023, ha subito il taglio delle gomme dell’auto, l’incendio di altre due auto e il tentativo di incendio della propria abitazione. Una violenta escalation, culminata nell’aggressione fisica da parte di Pennisi ai danni dell’imprenditore costretto così a ricorrere alle cure in ospedale. L’uomo alla fine ha denunciato, riferendo agli inquirenti di aver subito ben cinque danneggiamenti. Ed è scattata l’operazione Cassandra.

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“GLI TAGLIA LE MANI”

Gli rinfacciavano perfino di aver organizzato serate a tema con dj set, proposte analoghe a quelle del locale accanto. Da qui le minacce di “farlo chiudere”. Dalle intercettazioni emerge la determinazione estrema degli indagati, non appena l’esercente sfornava una locandina promozionale. “Lo ammazziamo a ‘sto giro”. “Se fa cocktail lo faccio chiudere”. “Se vuole lavorare, solo ristorazione”. Gli indagati osservano che la vittima non aveva “calcolato” le conseguenze. Uno di loro, commentando la determinazione estrema di nuocere che caratterizza Pennisi, sostiene che l’esercente ha sottovalutato il “problema”. “Gli taglia le mani”.

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